Giorgi, il battito della farfalla

Lui, Filippo Giorgi, sulmonese, “ambasciatore d’Abruzzo nel mondo”, il Premio Nobel per la Pace lo ha vinto nel 2007 come parte del  Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Ipcc) insieme ad Al Gore perchè, ha spiegato ai ragazzi del polo umanistico di Sulmona, il clima influisce pesantemente sui conflitti tra le popolazioni. Gli esempi sono tanti, si parte dai paesi arabi in lotta per l’acqua alla Siria che, oltre alle bombe, soffre una siccità ormai decennale. Quel “per la Pace” ai curiosi Giorgi, intervenuto nella cerimonia di riapertura dell’anno scolastico questa mattina al cinema Pacifico di Sulmona, l’ha spiegato così. L’intervento dello scienziato sulmonese parte dal ricordo commosso della sorella, la professoressa Giulia Giorgi, di quell’infanzia, l’adolescenza passata tra i curiosi studi che con gli occhi all’insù insieme al fratello, armati di una sorta di gran cannocchiale, facevano sul limpido cielo d’inverno. La curiosità verso altri mondi, partita da un semplice, anche discutibile, fatto di cronaca (un rapimento alieno) quando Giorgi aveva solo 15 anni, fino agli studi di ricercatore svolti ad Atlanta, una carriera in salita e lo studio incessante sul clima. “Non ho un quoziente intellettivo particolarmente alto- si rivolge lo scienziato ai ragazzi-, mi sono sempre impegnato. Ora sono esattamente quello che sognavo di essere a 16 anni. C’è voluto tanto impegno”. Il messaggio alle nuove generazioni è chiaro. Oggi Giorgi è uno degli scienziati più menzionati negli articoli scientifici e autore del libro, edito da Feltrinelli, “L’uomo e la farfalla”, sei semplici risposte al problema dei cambiamenti climatici, ed è questo quello di cui si è parlato.

Perchè quello del surriscaldamento globale, checché se ne dica, è un problema reale nonostante da un lato si possa pensare ad una fase ciclica della natura. Nei fatti il cambiamento sta avvenendo talmente velocemente che gli effetti possono essere devastanti per l’umanità. La causa sono i combustibili fossili, spiega lo scienziato, che hanno provocato un innalzamento dei mari di 25 centimetri negli ultimi cento anni con un aumento degli effetti estremi, le cosiddette calamità naturali. Nonostante il protocollo di Kyoto e l’accordo di Parigi, però, le cose non stanno andando esattamente come dovrebbero, basti pensare alla nuova politica statunitense attuata da Trump. Il cambiamento parte, quindi, dal singolo individuo innanzitutto riducendo gli sprechi: si stima una perdita del 60% di energia prodotta nonché il 30% degli alimenti per non parlare di quello che si sta facendo all’acqua (domani Giorgi ne parlerà a Bussi sul Tirino).

Su clima e cambiamenti, poi, lo scienziato ha sollevato la questione di un’assenza di dibattito nel mondo scientifico; confronto e discussione che si sono, purtroppo, spostati solo sul piano politico con tutto ciò che ne consegue. “Non c’è nessuno  che fa politica da qui a 50 anni. L’orizzonte è limitato alla campagna elettorale” sostiene. Di certo non il tempo necessario a mettere in atto un’azione virtuosa per l’ambiente come potrebbero essere il miglioramento dell’efficienza energetica e il passaggio dalle energie fossili (causa dell’effetto serra) alle rinnovabili (idroelettrica, fotovoltaica e eolica). Nessuno, insomma, parla di ambiente, soprattutto in Italia: “Non avete idea di quello che stiamo combinando su questa Terra”. La presa di coscienza, il coinvolgimento dal basso della politica possono essere un piccolo passetto avanti. Che tra non troppi anni si vivrà in un ambiente completamente diverso è cosa quasi certa, ma in qualche modo, è questo l’auspicio, si potrebbe correre ai ripari per evitare il peggio, per non lasciare in eredità un mondo inaccogliente.

“Conoscete la teoria della farfalla?” apre il dibattito la dirigente del polo umanistico Caterina Fantauzzi: “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”. Ebbene si.

Simona Pace

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