Guide alpine e ambientali: guerra a suon di carte bollate. Ma il settore ha bisogno di altro

Il Tar dell’Aquila ha accolto il ricorso del Collegio delle Guide Alpine contro il Parco Nazionale della Maiella che aveva indetto un bando per l’istituzione della figura delle “guide del parco” dove potevano partecipare: guide alpine, accompagnatori di media montagna e guide ambientali escursionistiche. Secondo il collegio delle guide alpine però, le guide ambientali escursionistiche non avevano i titoli per partecipare, visione che è stata pienamente accolta dal Tar in quanto secondo il tribunale: “Nelle Regione Abruzzo, pertanto, le professioni di accompagnamento in montagna non possono essere esercitate senza l’iscrizione nel relativo Albo regionale”.

Quello certo pare incomprensibile è che le professioni non ordinistiche sono state liberalizzate con la Legge n. 4/2013, norma che recepisce una direttiva europea. E’ davvero controproducente per l’intera Regione che in un momento storico in cui è definitivamente “esploso” il turismo naturalistico in Abruzzo dopo anni di vacche magre, invece di incentivare lo sviluppo del settore attraverso altre figure professionali che possano accompagnare in escursione turisti e camminatori in giro per le nostre bellezze, ci si limiti a salvaguardare un piccolo privilegio. Infine va aggiunto che da anni la Regione Abruzzo non procede a pubblicare bandi per formare nuovi accompagnatori di media montagna, tanto che molto spesso, questi sono costretti a fare il corso in altre regioni, fatto che rende ancora di più la professione una casta.

Dal canto suo Aigae, la principale associazione di categoria delle guide ambientali escursionistiche ha già annunciato che farà ricorso al Consiglio di Stato contro quella che ha definito “la trappola contro natura delle guide alpine”. Scrive Aigae: “Pronto il ricorso urgente al Consiglio di Stato di AIGAE contro la sorprendente sentenza del Tar Abruzzo, secondo cui le Guide Ambientali Escursionistiche (GAE) non potrebbero conseguire il titolo di Guida Parco alla Majella. La sentenza inaudita arriva in seguito all’ennesimo atto di protezionismo del Collegio delle Guide Alpine, a cui interessa di più investire tempo e risorse per proteggersi dal futuro piuttosto che impegnarsi per collaborare con tutte le altre figure professionali del settore e guardare avanti. Lo Stato ha chiarito decine di volte che le Regioni non possono normare in materia di professioni e non possono sovrapporsi alle leggi nazionali: evidentemente questo principio non è ancora stato compreso in Abruzzo”.

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