I lavoratori della ricostruzione in mobilitazione scrivono al governo

Dall’8 ottobre hanno proclamato lo stato di agitazione i lavoratori degli uffici speciali per il sisma dei comuni parte del cratere e per la ricostruzione dell’Aquila. Oggi, poi, hanno inviato una lettera alle massime cariche del nuovo governo perchè, nonostante ci siano i fondi a disposizione per continuare a lavorare, alcuni aspetti burocratici sembrano bloccarne l’erogazione. E tutto si ferma. La mobilitazione, al contario, si accende.

“Abbiamo già percorso le strade canoniche- si legge nella lettera-, quelle che ci sembravano adeguate a risolvere una situazione che, a nostro giudizio, deve e può essere risolta a livello territoriale, abbiamo infatti già formalmente coinvolto tutte le strutture che a livello locale e sovraordinato avrebbero gli strumenti per gestirla, ma non abbiamo ottenuto alcun risultato”. L’ultimo incontro c’è stato il 21 settembre scorso con il presidente vicario della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, sigle sindacali e di categoria, e tutti gli altri attori coinvolti nella ricostruzione. Ma ancora niente. “Il lavoro che noi svolgiamo non è un lavoro come gli altri- scrivono-, noi siamo consapevoli di avere un ruolo ‘speciale’ come è ‘speciale’ la vocazione degli Uffici presso cui lavoriamo; senza peccare di presunzione crediamo che il nostro ruolo e soprattutto la nostra esperienza siano fondamentali per il territorio”. La gestione del post-terremoto per una auspicabile rinascita, in sintesi.

“Cosa chiediamo? Semplicemente di continuare a farlo, perché oltre ad essere un nostro desiderio è anche un nostro diritto. Le coperture normative ci sono: una serie di modifiche di quanto disposto dall’articolo 67-ter, comma 3, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134 consente di prorogare i nostri contratti fino al 31 dicembre 2020. Ma una serie di piccoli e, a detta dei nostri interlocutori, “insormontabili” problemi di carattere formale (a riprova del fatto che ancora una volta si antepongono gli aspetti burocratici alle esigenze concrete del Paese), non consente di procedere alla proroga dei contratti in scadenza”.

Oltre al danno la beffa: “Questo stato di precarietà assume carattere ancor più allarmante perché si inserisce in un generale condizione di assenza di figure di riferimento che consentano di programmare il futuro dell’organizzazione degli Uffici, con una prospettiva temporale adeguata alle esigenze della ricostruzione”. Restano, così, al palo la proroga dei contratti, solo per fare un esempio. “Contratti che, peraltro, per una assurda scelta operativa, sono stati posti in capo non già agli Uffici presso i quali i lavoratori prestano servizio, ma dei Comuni che ne ospitano la sede (rispettivamente il Comune dell’Aquila e il Comune di Fossa). La mancata proroga, tra l’altro, ci precluderebbe ogni possibilità di esercitare il diritto di ricorrere alle previsioni relative alla stabilizzazione di rapporti contrattuali di cui al Decreto Legislativo 25 maggio 2017, n. 75 art. 20 (Legge Madia), per i quali abbiamo maturato i diritti soggettivi di accesso”.

La lettera è stata inviata, chissà se e chi risponderà.

S. P.

Commenta per primo! "I lavoratori della ricostruzione in mobilitazione scrivono al governo"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*