I segreti dell’aglio rosso nel Museo dell’Abbazia. Domani il taglio del nastro

Un parterre d’eccezione domani per l’inaugurazione del Museo-Galleria dell’aglio rosso di Sulmona, il nuovo presidio del gusto e del turismo realizzato nell’Abbazia Celestiniana dal Gal Abruzzo Italico-Alto Sangro con la collaborazione del Parco Maiella e del Consorzio aglio rosso di Sulmona.

Una “cosa seria”, insomma, a giudicare dagli interventi previsti, tra cui quello della direttrice regionale dei Musei d’Abruzzo, Federica Zalabra, che in qualche modo testimonia l’importanza di una struttura dedicata “all’oro rosso” peligno.

L’evento, in programma a partire dalle ore 17, sarà coordinato dal presidente del Gal Aias, Rino Talucci, e vedrà la partecipazione, oltre che della Zalabra, di Stefania Baldassarre (presidente del Consorzio), Lucio Zazzara (presidente del Parco Maiella), delle istituzioni locali, provinciali e regionali (dal sindaco di Sulmona, Gianfranco Di Piero, al presidente della Provincia Angelo Caruso fino al vice presidente della Regione Emanuele Imprudente) e dei tre relatori Luciano Di Martino (direttore del Parco Maiella), Anna Berghella (consulente legale del Consorzio) e Tizia Pasqualone (progettista) che approfondiranno i temi della valorizzazione e tutela, agricola e legale dell’aglio rosso.

Il Museo-Galleria dell’aglio rosso, finanziato con fondi Leader dal Gala Aias con circa 80mila euro, rappresenterà uno strumento turistico e di conoscenza di uno dei prodotti più unici che vanta il territorio peligno, oggetto di tanti, quanto inutili, tentativi di imitazione.

I segreti dell’aglio rosso di Sulmona sono tanti e sono racchiusi in dati scientifici e leggende orali: un patrimonio da tutelare in un museo: le teste, ad esempio, per essere davvero sulmonesi, devono essere al massimo tra i 4,5 e i 5,5 centimetri; le zolle vanno raccolte rigorosamente a mano e, una volta, dalla loro vendita si otteneva in cambio il concime per i bulbi. Oltre ad un sapore intenso, l’aglio rosso di Sulmona si distingue per le sue proprietà organolettiche e curative, tanto da essere allo studio di diverse case farmaceutiche e, comunque, è un ottimo “disinfettante” per il corpo dentro e fuori, tant’è che gli allevatori lo danno ai loro animali per purificarli e i contadini se lo strofinavano addosso per tenere lontano gli insetti e alleviare il prurito provocato dalle loro punture.

Storie vere e leggende, che si fonderanno in un museo moderno e multimediale che sarà un punto di riferimento per eventi, degustazioni e per il turismo esperenziale, con la possibilità cioè di visitare e seguire personalmente nelle aziende del Consorzio (che gestirà lo spazio) le varie fasi di lavorazione del “rosso peligno”.

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