Il Comune non risponde e lei occupa abusivamente una casa: arriva lo “sfratto” dal Tar

Occupa una casa parcheggio abusivamente da quasi dieci anni e ora, ha deciso il tribunale amministrativo regionale, dovrà lasciarla, restituirla cioè al patrimonio pubblico. 

Perché se dal punto di vista penale la donna è stata assolta, in quanto i giudici le hanno riconosciuto la scriminante dello stato di necessità, dall’altra “una pronuncia resa in sede penale – scrivono i giudici – non è trasponibile in via immediata in un giudizio amministrativo”.

Una storia che parte nel 2012 quando la donna, madre di quattro figli, tra cui un minore, fece domanda per l’assegnazione di una casa di edilizia pubblica prima e di una casa parcheggio poi. Dal Comune di Sulmona, però, neanche le risposero e così un giorno decise di forzare la finestra di una casa parcheggio di via Torta e lì stabilirsi con la sua famiglia.

L’inquilina abusiva chiese poi la sanatoria della sua posizione che però venne respinta proprio per l’atto contra legem con il quale aveva trovato un tetto.

Di qui la richiesta del Comune di rilascio immediato dell’immobile, tanto più che non è mai stato versato neanche un rateo di affitto mensile, richiesta a cui la donna si è opposta ricorrendo al Tar, sottolineando come la sua posizione dal punto di vista penale non sia stata riconosciuta come reato e ancora che il provvedimento di rilascio era stato adottato dalla segretaria e non dalla sindaca.

Tutte osservazioni che il Tar ha respinto, stabilendo, soprattutto, che lo stato di necessità “nella specifica e limitata ipotesi dell’occupazione di beni altrui, può essere invocato solo per un pericolo attuale e transitorio non certo per sopperire alla necessità di trovare un alloggio al fine di risolvere, in via definitiva, la propria esigenza abitativa”.

E d’altronde, spiega il Tar, non è sufficiente avere problemi economici o lamentare le mancate risposte date dal Comune per giustificare un’occupazione abusiva: “Non può in ogni caso tollerarsi, nonostante l’eventuale ritardo nell’evasione della istanza di assegnazione – si legge nella sentenza del Tar -, che i richiedenti occupino in via di fatto gli alloggi di edilizia residenziale pubblica: in caso contrario si giustificherebbero comportamenti antigiuridici che darebbero in definitiva luogo ad una del tutto irrazionale distribuzione delle risorse”.

Resta da capire quante situazioni ci sono ancora di occupazione abusiva a Sulmona, a prescindere che siano frutto di una “spaccata” o di un ingresso legittimo a cui è seguita la decadenza dei presupposti per ottenere il bene.

Con case parcheggio occupate ben oltre i due anni previsti di permanenza, alloggi che dovevano essere restituiti per fine delle condizioni di ottenimento, case oggetto addirittura di abusi edilizi, con stanze aggiunte costruite fuori terra dagli occupanti abusivi, destinatari oltretutto di ordini di demolizione che non sono mani stati eseguiti.

Per dirla con le parole del Tar “comportamenti antigiuridici che danno luogo ad una del tutto irrazionale distribuzione delle risorse”.

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