E, almeno in questo, il cambiamento rispetto alla legge Severino è palese. Lo si legge a pagina 13 del contratto stesso: “Occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria – modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni – con l’obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese”. Riaprire dunque le sedi chiuse, figurarsi quelle che dovevano essere chiuse e che, come le quattro abruzzesi, sono rimaste aperte grazie alle proroghe fino al 2020.
Non solo: c’è un altro punto a favore della salvaguardia in particolare del tribunale di Sulmona, lì dove cioè, subito dopo, si specifica che “imprescindibile è l’implementazione e la semplificazione del processo telematico ed informatizzazione degli uffici giudiziari” per il quale Sulmona, che già si è piazzato quinto al livello italiano (il primo nel Centro Italia), può contare sul finanziamento regionale di 400mila euro vinto nel bando di gara con il progetto Capograssi.
L’argomento è stato al centro dell’assemblea che si è tenuta l’altro giorno tra gli avvocati del foro sulmonese ed è evidente che, se il governo giallo-verde dovesse andare in porto, anche la commissione regionale dovrà tenere conto nelle conclusioni attese per la fine del mese del nuovo indirizzo dato a livello centrale.
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