“Il dottore non c’è”: niente raggi all’ospedale. La Cgil proclama lo stato di agitazione

“Il dottore non c’è”: niente esami radiologici all’ospedale di Sulmona, né quelli urgenti, né quelli programmati e prenotati al Cup. Una situazione insostenibile e già segnalata e diffidata, dice la Cgil, pronta a proclamare lo stato di agitazione e a denunciare in ogni sede quello che è un vero e proprio disservizio che costringe i pochi camici bianchi superstiti (solo 4) a turni massacranti ed escamotage tutt’altro che convenienti per la casse pubbliche.

“Invece di assumere personale per il nosocomio peligno, per sopperire parzialmente alle carenze di dirigenti medici, alle lavoratrici ed ai lavoratori degli altri presidi aziendali viene chiesto di effettuare prestazioni aggiuntive (al costo di oltre 600 euro a notte) che oltre a generare un enorme dispendio di risorse economiche pubbliche, sovraccarica detto personale di attività lavorativa – scrive Anthony Pasqualone -. Ai pochi medici Radiologi di Sulmona, che annaspano tra sovraccarichi di prestazioni, turni massacranti, ferie negate e pazienti inferociti, deve sembrare una beffa odiosa”.

 Ad oggi restano in servizio quattro medici radiologi nel P.O. di Sulmona (e uno solo dei due assegnati al PO di Castel di Sangro), un numero complessivo ben inferiore a quello previsto in pianta organica, e solo due medici sul totale sono attualmente abilitati ai turni notturni, situazione ovviamente non conciliabile con le normative contrattuali vigenti in ambito nazionale, e che da mesi sta implicando un dispendio aggiuntivo di risorse economiche ed umane, in ambito aziendale, venendo reclutati dal Febbraio scorso i radiologi dei presidi di Avezzano e di L’Aquila a copertura dei turni notturni eccedenti le possibilità del personale medico sulmonese.

“Intanto i medici attendono fiduciosi il prossimo bando di concorso – aggiunge la Cgil -, sentendosi ancora rispondere a bassa voce dai vertici Aziendali che purtroppo ‘a Sulmona non ci vuole venire nessuno’. Come se una ASL potesse abbandonare ad un destino di decadenza e noncuranza un intero (anzi due) ospedali di sua competenza”.

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