Il gioco dell’oca

 

Il sindaco Casini l’ha definita una partita a poker, il consigliere Perrota a Monopoli, di fatto è un gioco dell’oca. E si ritorna sempre al punto di partenza, anche se la città non è mai partita. Ferma al via. La crisi al Comune di Sulmona si è “risolta”, dicono, dopo l’ennesima sceneggiata, l’ennesima dimissione farsa (“l’ultima” giura il sindaco Casini), l’ennesimo congelamento dell’attività amministrativa (si fa per dire). Un mese e mezzo fermi ad assistere ad accuse e contro accuse, a giochetti di potere e candidature, ai Barbapapà, Mangiafuoco e burattini. Un mese e mezzo al termine del quale, mercoledì scorso, il sindaco ha sentenziato senza capire a fondo quale sia la situazione che la maggioranza c’è, va tutto bene, dritta la barra si naviga… a vista. Ma i malumori in maggioranza sono solo assopiti, spenti da un Okitask e pronti e riesplodere con l’avvicinarsi dell’autunno e delle elezioni regionali. Che poi è il vero male, “il drago che agita la maggioranza” per usare le parole della consigliera Bianchi, che destabilizza e alza la temperatura della malaticcia armata Brancaleone. Un drago che si nutre, purtroppo e soprattutto, del sostanziale fallimento amministrativo oltre che politico di questa sindacatura dove i risultati proprio non si vedono: né quelli dell’ordinaria gestione, tantomeno quelli dei grandi progetti. Un esecutivo declinato al futuro e sospeso in un’eterna perifrastica, mentre fuori incombe la minaccia della terra che trema, dell’erba che cresce sui monumenti, delle transenne che spuntano come funghi dopo una pioggia. Una città in declino morale e materiale, che si accende per offese da bar consumate tra i banchi delle istituzioni, che attende un Piano di protezione civile fermo da nove anni (quando avrebbe dovuto essere aggiornato ogni sei mesi), che subisce tagli alla sanità e ai servizi essenziali, che non ha le scuole nonostante abbia i soldi per farle, che perde, di giorno in giorno, di anno in anno, abitanti, residenti ed entusiasmo. Certo un commissario non avrebbe fatto e dato di più alla città, soprattutto per un periodo così lungo. Su questo il sindaco ha ragione, anche se sa che la sua ormai è una sindacatura agli sgoccioli. Ma proprio per questo, avrebbe dovuto evitare la farsa delle dimissioni: un bluff andato male, un gioco d’azzardo dove a perdere è sempre la città.

Commenta per primo! "Il gioco dell’oca"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*