Il lupo e la poiana

C’è l’artigiano che alla partenza vende i suoi bastoni intagliati: dai 10 ai 20 euro a seconda dello spessore e del tipo di lavorazione. Un riccio giovane “pastore” che insieme al cugino corre dietro le pecore come fossero esperti, dettando tempi e luoghi del passaggio, lanciando pietre da un capo all’altro del gregge.

C’è il camminatore improvvisato, quello super attrezzato, quello con il bastone telescopico e quello che la “stampella” la raccoglie per strada. Il fumatore e l’atleta, gli zaini porta bambini sulle spalle, i bambini a terra, le mamme e le nonne. Di pascolo ce n’è poco, in verità, che le pecore sono un po’ impaurite da quella caravona di gente che non sono abituate a vedere. Ma importa poco, perché la pascolata, che ieri ha esordito nel suo numero zero sui monti e tra le acque limpide delle sorgenti di Introdacqua, è solo una scusa, un tema, il filo rosso per vivere il territorio.

Il trekking è alla portata di tutti e per tutti i gusti: il percorso per famiglie da un paio d’ore e quello più impegnativo che è lungo il doppio. Un’immersione tra l’odore umido del sottobosco, tra i ruderi di vecchi edifici abbandonati, davanti la chiesa di Sant’Antonio – che i più si chiedono cosa ci faccia una chiesa in mezzo al nulla -, e ancora fin dentro il paese vecchio. Alla fine ci si ritrova da dove si è partiti, in uno stazzo attrezzato in una splendida villa di un privato dove ad accogliere i camminatori c’è il cibo, la musica e soprattutto i racconti.

Quelli, in particolare, dell’attore Marcello Sacerdote, che ha raccolto le storie e leggende in abruzzese sul lupo. Un’ora e più di spettacolo intenso, coinvolgente, che affonda “come la zappa” nell’animo e nella memoria di ciascuno, alla ricerca delle radici profonde. Che quando le racconta e le canta, quelle storie di altri tempi e stessi luoghi, sembra di essere lì, di sentire l’odore dei pascoli e delle pecore, di scaldarsi davanti al fuoco di un rifugio d’alta quota.

E poi la musica e le quadriglie e i balli a chiudere il Muntagninjazz, il plaid e le coperte sul prato, il riposo postprandiale. Una poiana che vola sulle teste e gli sguardi rivolti al cielo a ringraziare quei volteggi e la natura. Così vicina e ancora tanto da scoprire. Che una pascolata è una scusa, un filo rosso, per legare insieme natura ed economia, un buon esempio di turismo esperenziale.

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