Il parto e il virus. Numeri in crescita all’Annunziata

E’ uno dei reparti più difficili da gestire durante questa emergenza sanitaria, perché il momento della nascita e tutte le procedure che richiede, sono difficilmente compatibili con il distanziamento sociale o sanitario. Perché lo scambio tra medici, ostetriche e pazienti, è uno scambio vero, fisico, oltre che empatico. Eppure il punto nascita di Sulmona, quello che doveva chiudere e la cui sorte è ancora appesa sul Tavolo di monitoraggio del ministero, ha fatto registrare finora un aumento dei parti, nonostante le precarie condizioni in cui, specie all’inizio, si è trovato ad operare. In molte sono venute anche da fuori, da Pescara e da Teramo in particolare, sentendosi forse più sicure in un piccolo ospedale che, almeno sulla carta, non è mai stato un centro Covid.


I numeri, innanzitutto: ad oggi, dal primo gennaio, i nuovi nati all’ospedale Annunziata sono stati 73, oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno nello stesso periodo (55). Di questi 26 parti sono stati eseguiti tra marzo e aprile durante l’emergenza Coronavirus e, nelle prime tre settimane dell’epidemia, senza alcuna protezione, neanche le mascherine chirurgiche.
Una guerra che gli addetti hanno combattuto con coraggio, a volte con più realismo del re, come quando venne portata in visita l’11 marzo scorso una paziente proveniente da Bergamo (quella che era ricoverata alla San Raffaele e poi risultata positiva) e per visitare la quale medico e ostetrica si dovettero imporre per indossare i dispositivi di protezione individuale (e meno male, si può dire oggi, con il senno del poi).


A quasi due mesi dall’inizio dell’emergenza, oggi, si lavora con maggiore sicurezza: sono arrivate le mascherine ffp2, è stata attrezzata una sala degenza e una per l’assistenza dedicata ad eventuali malate Covid e il personale ha imparato, grazie alla disponibilità di un addetto della Rianimazione, a vestirsi e svestirsi (corso di preparazione che non era stato fatto).
Ieri, poi, è arrivata la direttiva che sospende di fatto le visite ambulatoriali non urgenti, delegando ai medici di famiglia il pretriage telefonico, con un protocollo che prevede rigide regole anche una volta usciti dalla sala parto. Il divieto di visite, la limitazione delle visite al solo compagno o marito della puerpera, il divieto di assistere la propria compagna durante il travaglio che è una delle limitazioni più dure da accettare tanto per i padri che per le madri.


In quella sala dove si dà la vita, però, ci sono persone prima che professionisti e per questo pubblichiamo volentieri di seguito un pensiero scritto da un’ostetrica subito dopo uno dei parti eseguiti nell’ultimo mese.

Siamo in quarantena da qualche giorno, ed io, non faccio che pensare a come seguire le regole.
Bisogna attenersi ai protocolli, mantenere le distanze, utilizzare i DPI…
Sì, è semplice, tutto molto semplice, teoricamente, finché non arriva Silvia, la sua gravidanza è arrivata al termine, ha le contrazioni, è agitata, sola, senza il supporto della sua famiglia, ma cerca di ironizzare dicendo che il cavallino che ha nella pancia, scalpita per uscire.
La guardo, mostro il mio sorriso più bello per qualche secondo, poi, copro la bocca con una mascherina, sperando che nasconda anche i dubbi e le paure per come gestire il parto, con questi nuovi protocolli. Ma devo andare, devo accompagnare Silvia in questo percorso.
I suoi occhi si illuminano quando incontrano i miei, e la sua mano cerca la mia per trovare conforto.
Non riesco ad allontanarmi da lei, e quello spazio di sicurezza, crolla quando in un attimo di tregua, tira la testa indietro, poggiandola sulla mia spalla.
In un gesto istintivo tolgo la mascherina, il suo respiro, forte e lungo, a pochi centimetri dal mio viso. Sento svanire le sue paure, mi lascio investire dalla sofferenza delle contrazioni, che diventano più veloci, come il trascorrere delle ore, e smetto di riflettere, smetto di aver paura del contagio. Solo un pensiero, unico, per entrambe: Cecilia.
Ed eccola Cecilia, Il suo stridulo e dolce pianto, e quel bel faccino, ci gonfia il cuore, e riempie gli occhi di lacrime.
Al resto, penseremo domani.

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