Il pastore va in Senato: Marcelli audito in commissione sulla legge transumanza

“Come Appia ci permettiamo di sollecitare il legislatore e la Commissione ad allargare lo sguardo per cogliere la piena attualità della transumanza, non solo come eredità del passato ma come chiave per affrontare sfide molto contemporanee”. Con queste parole Nunzio Marcelli, presidente di Appia – Rete Pastorale ha portato il messaggio del mondo pastorale davanti alla nona Commissione del Senato dove il pastore di Anversa degli Abruzzi è stato ascoltato nell’ambito dell’esame congiunto dei disegni di legge n.1329 e n.1216 dedicati alla valorizzazione della transumanza e della pastorizia.

“Ho portato la voce di Rete Appia – spiega Marcelli – per chiedere che la transumanza sia riconosciuta non solo come tradizione, ma come attività attuale e strategica per l’economia, il territorio, l’ambiente e il Made in Italy”. Un obiettivo raggiungibile solo garantendo una “tutela vera per le aziende pastorali, investimenti sulle vie tratturali e il riconoscimento del ruolo del pastore come presidio del territorio”. Difendere il pastoralismo per custodire il futuro delle nostre terre, questo il messaggio che Nunzio Marcelli ha portato in Senato per chiedere alle istituzioni di proseguire lungo il percorso aperto dal riconoscimento della transumanza come patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco.

Chiede una rinnovata attenzione per valorizzare il mondo pastorale non in modo folkloristico ma riconoscendone “il ruolo attuale e strategico per la tutela del territorio, l’economia delle aree interne, il turismo lento e la biodiversità”. E per questo, ha affermato Marcelli “servono infrastrutture vive, strumenti di sostegno alle aziende pastorali, il riconoscimento del ruolo del pastore come presidio del territorio e un’adeguata protezione delle nostre produzioni pastorali dalla concorrenza sleale nazionale ed internazionale”. Un messaggio che il titolare della Porta dei Parchi ha portato a Roma per spiegare come la transumanza da simbolo del passato possa diventare oggi motore di economia locale sostenendo la ripresa e lo sviluppo delle aree interne. “E’ fondamentale – ha dichiarato Marcelli – riconoscere il ruolo attuale del mondo agropastorale quale presidio ambientale e idrogeologico capace di prevenire incendi e dissesti, detrattore rispetto allo spopolamento delle aree interne, grazie alla rete viva di imprese familiari che la praticano”. Valorizzare la pastorizia, ha ribadito Marcelli, significa difendere le economie rurali rispettose dell’ambiente, salvaguardare pratiche millenarie che fanno parte della nostra cultura e sostenere la produzione di eccellenze che tutto il mondo ci riconosce. “Siamo a disposizione del legislatore – ha concluso Marcelli rivolgendosi alla Commissione – per costruire un quadro legislativo che sostenga e valorizzi la pastorizia autentica”.

3 Commenti su "Il pastore va in Senato: Marcelli audito in commissione sulla legge transumanza"

  1. Vezio Crisafullo | 11 Aprile 2025 at 10:07 | Rispondi

    Che pietà circense il senato. Eppure lo volevano chiudere come i tribunali. La parola giusta la ha pronunciata il Prof. Marcelli.
    Folklore, con la sconfitta militare, da guerrieri ci hanno ridotto ad un popolo folkloristico di cuochi camerieri pizzaioli sarti barbieri calzolai e contadini e pastori in costume medievale per il divertimento dei vincitori. Altrimenti le pecore oggigiorno si allevano nelle sheep station di centinaia di migliaia di capi per azienda, nei vastissimi appezzamenti pianeggianti di Australia Nuova Zelanda Argentina etc.con una risultanza di prezzi sul mercato globale di carne lana e latte dieci volte inferiore alle azienducole fiabesche di ripida montagna come i poveri sfortunati pastori dei sogni abruzzesi
    Il medio evo è finito ed anche il senato doveva essere chiuso perché sono lo stesso una cricca di parassiti i produttivi che vivono di prebende pubbliche.
    IL SENATO LO DEBBONO CHIUDERE PERCHÉ IL POPOLO NON PUÒ PIÙ PAGARLI PER NULLA.

    • Vezio Crisafullo | 11 Aprile 2025 at 10:09 | Rispondi

      Che pietà circense il senato. Eppure lo volevano chiudere come i tribunali. La parola giusta la ha pronunciata il Prof. Marcelli.
      Folklore, con la sconfitta militare, da guerrieri ci hanno ridotto ad un popolo folkloristico di cuochi camerieri pizzaioli sarti barbieri calzolai e contadini e pastori in costume medievale per il divertimento dei vincitori. Altrimenti le pecore oggigiorno si allevano nelle sheep station di centinaia di migliaia di capi per azienda, nei vastissimi appezzamenti pianeggianti di Australia Nuova Zelanda Argentina etc.con una risultanza di prezzi sul mercato globale di carne lana e latte dieci volte inferiore alle azienducole fiabesche di ripida montagna come i poveri sfortunati pastori dei sogni abruzzesi
      Il medio evo è finito ed anche il senato doveva essere chiuso perché sono lo stesso una cricca di parassiti improduttivi che vivono di prebende pubbliche.
      IL SENATO LO DEBBONO CHIUDERE PERCHÉ IL POPOLO NON PUÒ PIÙ PAGARLI PER NULLA.

  2. bene,ragione da vendere,basterebbe leggersi i numerosi reports sulle produzioni/allevamento ovini italia,minuscola di rigore,Sardegna,Sicilia,Lazio,Toscana, piu’del 75% del totale ,abruzzo circa 5%,quindi questi signori non sanno cosa fare,Nunzio parla e nessuno ascolta,altro che mondo pastorale,transumanza,pastori,poeti,viaggiatori,arrosticini,
    capre,capretti e chi piu’ne ha ne metta di “chiacchiere”,nell’antica Roma l’assemblea dei saggi, i migliori,le persone con meriti,distinzioni,qualita’,valori, gli indegni venivano cacciati a pedate,il Senato Romano era la guida per lo Stato,poi fu nominato un cavallo, le ragioni? Per fare meglio dei saggi eletti,il circo di Incitatus,una corte di incapaci,incompetenti,inetti,inutili,e basta, o no?

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