Il piano “segreto”: 800mila euro di consulenze per risanare il Cogesa

(…continua)

Lo stallo, incredibile e per certi versi incomprensibile, che la politica sta imponendo al Cogesa, rischia di produrre effetti gravissimi sulla partecipata, sull’ambiente e sulla gestione dei rifiuti nel territorio.

Eppure la minaccia non sembra preoccupare più di tanto la cosiddetta classe dirigente, tra sindaci che si fanno i dispetti e un consiglio di amministrazione, ormai ex, che con estrema leggerezza ha trasformato una richiesta di piano di risanamento, chiesto dal sindaco di Sulmona sulla base di quattro su sette indicatori di crisi non rispettati, in un’apertura di stato di crisi.

Come ha chiarito ieri Gerardini, già nel 2021 il Collegio sindacale aveva messo in guardia la governance di Cogesa, invitandola a tenere d’occhio quegli indicatori ballerini e a predisporre un piano di risanamento. Si trattava, insomma, di sedersi al tavolo con i Comuni morosi e studiare un piano di rientro, di sollecitare magari qualche creditore dormiente (come il consorzio teramano che ha accumulato debiti per quasi mezzo milione di euro) e di dare una sistemata all’organigramma che minaccia con 44 vertenze la società. “Nulla è stato fatto – ha detto Gerardini – nonostante le chiare indicazioni del Collegio sindacale”.

Sembra quasi – a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca – che il fallimento della società sia stato già disegnato.

Gli interessi in ballo, d’altronde, sono enormi e gli avvoltoi, pubblici o privati che siano, sorvolano da tempo la discarica di Noce Mattei.

Una delle possibilità offerte dallo stato di crisi, d’altronde, è quella di cedere rami d’azienda a terzi.

Appare poi se non altro sospetta la volontà dell’ex Cda di voler gestire la fase di crisi, come d’altronde ha messo nero su bianco nella diffida inviata a Gerardini. E d’altronde la sua eventuale attivazione metterebbe in campo una montagna di soldi e, soprattutto, di incarichi.

Agli atti di Cogesa è stato depositato infatti uno studio di risanamento aziendale che porta in calce alla “fattura” una cifra astronomica: 1,8 milioni di euro più Iva.

Di questa montagna di soldi oltre 800mila euro sono solo di consulenze: un esercito di professionisti, di chief restrutturing officer, cacciatori di teste, da incaricare per il risanamento del clima aziendale, per la ricerca di personale da sostituire, per redigere i piani di pensionamento, per pianificare i licenziamenti, perfino 35mila euro per la campagna pubblicitaria e il rafforzamento della reputazione dell’azienda. A questi andrebbero aggiunti 120mila euro per l’acquisto di programmi informatici per la gestione del rischio e il resto (circa 600mila euro) per mandare a casa il personale tra incentivi e prepensionamenti. Giusto perché, diceva stizzito il Cda qualche mese fa in risposta ad un nostro articolo, non esiste nessun rischio di licenziamenti.

15 Commenti su "Il piano “segreto”: 800mila euro di consulenze per risanare il Cogesa"

  1. Conti alla mano con 600mila euro a disposizione darebbero ai vostri 33 esuberi manco 20mila euro ciascuno.
    Quindi il numero del vostro precedente articolo palesemente è contraddetto dalla cifra che avete scritto con la quale forse manco 10 ne prepensioni e non licenzi, perché sono cose nettamente differenti.
    Inoltre righe sopra scrivete in palese contraddizione con la conclusione dell’articolo che ci sono 800mila euro anche per i cacciatori di teste per “ricercare il personale da sostituire” quindi unendo i puntini di quello che voi stessi avete scritto non sono licenziamenti ma prepensionamenti con assunzioni evidentemente per ringiovanire i lavoratori della azienda (magari quelli che fanno la raccolta ai mastelli) oppure per agevolare il ricambio di professionalità ormai superate con professionalità attuali (digitale, green, ecc).

    • Signor genio della finanza, dovrebbe fare domanda al Cogesa per essere assunto, ma forse è proprio uno che già ci lavora, a giudicare dai conti che fa. Comunque per incentivi e prepensionamenti, come d’altronde è chiaramente scritto nell’articolo, la somma indicata è più che sufficiente. Anzi le aggiungo che proprio secondo il piano di risanamento in questione la spesa di 350mila euro servirebbe per il Tfr per 27 persone

      • Non cedo alle sue provocazioni evidentemente perché toccato dal commento. Ribadisco che i 33 esuberi che cogesa nega e voi affermate (così pare da questo articolo dove ricollegate a quella notizia, voi e non io) non combaciano con le cifre che voi stessi riportate. Qui non è in discussione la cifra in se, le spiego l’ovvio, la cifra è sufficiente per i prepensionamenti (non licenziamenti) ma con quelle cifre, che lei stesso conferma, smentite voi stessi sugli esuberi/licenziamenti che Conti alla mano, per chi sa farli, non bastano neanche per 10 dipendenti altro che 33 (se poi 350mila sono di tfr neanche 5). Il tfr è cosa differente da incentivo perché basato su anzianità di servizio e sono soldi del lavoratore non del datore. Quindi mi sfugge proprio il senso di quel che avete scritto.
        Io un lavoro ce l’ho già e non è al Cogesa quindi egregio genio delle allusioni e non delle risposte sul punto in questo articolo è chiaramente smentito quello che avete scritto in quello che linkate.
        Vede a me, e ribadisco a me, non interessa nulla del destino di questo o altro dirigente del cogesa, interessa però avere informazioni precise. E onestamente questo e altri articoli a mio modesto parere contraddicono vostri precedenti. Mi spiace se questo la picca, la prossima volta mi limiterò scrivere quanto siete bravi

        • Mi permetto di rispondere a entrambi senza nessun intento polemico e senza aver nessun interesse sul Cogesa. Così evitiamo risposte polemiche e allusioni.
          Parliamo del piano segreto Cogesa, che a quanto pare tanto segreto non è, che parrebbe fatto dal vecchio Cda. In questo piano secondo questo articolo si parla di pre pensionamenti e licenziamenti ma anche di assunzioni. Ora stiamo commentando credo non il piano vero ma una indiscrezione. La redazione ha perfettamente ragione nel dire che gli esuberi possono anche essere 33 a quelle cifre perché spettanze a parte (tfr, ferie permessi e quanto altro) non ha un costo a parte il ticket di 1500€ per licenziamento. Poi dipende da anzianità e stipendi dei lavoratori in questione. Ma grossolanamente il calcolo della redazione ha una sua logica. La cosa Conti alla mano cambia se parliamo di un mix tra prepensionamenti e licenziamenti o solo di prepensionamenti. E i conti sono semplici il prepensionamenti presuppone pagamento spettanze più riconoscimento di un tot per gli anni che mancano al pensionamento, che devono essere almeno superiori a due (periodo di Naspi). In quel caso i conti non tornano. Quindi dite due cose diverse ognuno avendo ragione sulla propria. Ora da osservatore dico che questo paese di allusioni e di polemiche, entrambe inutili, sta morendo. E risollevare il Cogesa dovrebbe essere interesse di tutti anche se a me sembra che sulla questione siamo sempre allo scontro Guelfi Ghibellini, sulla pelle della città. E lo dico riferendomi non a voi a cui rispondo ma a molti commenti che leggo

          • signor Cittadino la ringrazio per il suo commento garbato e di senso e sono d’accordo con lei sul fatto dei Guelfi e Ghibellini, che credo sia all’origine anche di come sia ridotto Cogesa. Ci tengo però a precisare che il giornale non si lancia in valutazione che non gli competono, né fa calcoli che non è in grado di fare, ma riporta dati e notizie che sono non frutto di indiscrezione, ma di conoscenza delle carte. In altre parole non siamo noi a dire che 600mila euro saranno utilizzati per “incentivi/dimissioni e Tfr da pagare” (250mila euro) e per “incentivi pre-pensionamenti e dimissioni Tfr (circa 27 dipendenti)” (350mila euro), ma il professionista incaricato dallo stesso Cogesa. In quanto ai 33 esuberi, di cui parlavamo in un articolo di qualche mese fa e smentiti dal Cogesa, si trattava, come specificammo al tempo, di ipotesi e possibilità. Alla luce di questa consulenza, a quanto pare, non erano cos’ì fuori dalle possibilità. Poi vogliamo dirci o pensare che un piano di risanamento in uno stato di crisi non porterà ad alleggerire il peso del personale (riconosciuto comunque in eccesso) crediamoci pure… buona giornata

          • Cittadino | 21 Gennaio 2023 at 09:56 |

            Ha ragione. Chiedo venia intendevo i conti riportati nell’articolo non quelli della redazione.
            Nessuno pensa che uno stato di crisi si risolva senza affrontare il lato spese dell’azienda, di cui immagino il personale sia la può cospicua, ma anche nel fare questo ci sono opzioni differenti. I pre pensionamenti diciamo sarebbero la via migliore perché per alcune mansioni ti liberi di persone che hanno difficoltà e le accompagni alla pensione permettendo il ricambio generazionale, ovviamente non nel rapporto 1 -1, e non si lascia nessuno per strada. Altra cosa sono i licenziamenti. Ecco forse ingenuamente conoscendo la situazione della nostra realtà territoriale speriamo e spero si proceda alla prima e non alla seconda.

  2. Ma il comunicato della minoranza di ieri di Pacentro
    ?

    • I comunicati per essere pubblicati devono essere inviati alla redazione in qualche modo, e il modo non è postarli di forza come da lei fatto, motivo per il quale abbiamo provveduto a cancellare il suo post. Chiunque lei sia

  3. Concordo con Grizzly ed aggiungo che l’aspetto più inquietante è che, in una società normale, chi ha causato il male venga allontanato senza onori mentre nel caso in specie taluni soggetti si arroccano per cercare di raschiare il più possibile la pelle dell’orso. A mio avviso la società va chiusa e resettata, il COGESA sciolto per manifesta incapacità a coesistere nella forma esistente (visto che non si presentano alle assemblee importanti vuol dire o che non gliene frega nulla o che hanno visioni diverse non conciliabili). si torna a un consorzio con partecipanti solo i comuni della conca Peligna che accettano le condizioni del Comune di Sulmona (capofila e detentore della discarica) . il direttore tecnico e tutti quelli che fino ad oggi vi hanno lavorato vanno liquidati, e gli esuberi degli operai vanno pagati con incentivi all’uscita. torniamo ad una discarica piccola, gestibile, non per lucrare e lontana dagli avvoltoi.

  4. Stupisce il silenzio di procura e corte dei conti …

  5. io direi meno male che c’è il giornalismo che cerca di affrontare e parlare di queste situazioni…
    di questi articoli ne farei manifesti da affiggere nella città

  6. le assenze dei soci di una spa già parlano chiaro! vergognatevi, rimettete il vs incarico e andate a leccare da un altra parte
    FORZA SULMONA SVEGLIAMOCI

  7. Sandro De Panfilis | 21 Gennaio 2023 at 13:18 | Rispondi

    Siamo arrivati al “redde rationem”….
    Quanti appelli e gridi di allarme andati a vuoto!!! anzi oggetto di querele. Naturalmente senza esito.

  8. Chiudete il Cogesa e la discarica…. così finisce anche questa telenovela tra Guelfi e Ghibellini… facciamo come L’Aquila, o come la Mo.Te. delle montagne del Teramano, o anche come qualcun altro del Pescarese e del Chietino… teniamo solo la società e i dipendenti necessari per i servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti… in un’altra discarica.
    Se il giochetto fino ad adesso è riuscito alla “ capitale”, perché non dovrebbe riuscire a Noi Peligni?
    Che la differenziata la facciamo per davvero.
    O forse questo non conviene né ai Guelfi e né ai Ghibellini… che pari sono in quanto a litigiosità e interessi particolari.
    Mollate tutti l’osso… se ne avete il coraggio e nessuna convenienza… noi cittadini/Utenti, ormai, siamo stufi di tutto questo teatrino.
    Ne abbiamo piene le scatole, come si suol dire.
    E basta… tornare all’origine, per gli interessi del territorio e, soprattutto, pensando esclusivamente alla salute dei residenti.

  9. Con altre leggi ed in altre nazioni anche europee,non solo i poveri ladruncoli del Cogesa ma tutti gli amministratori in Italia, avrebbero collezionato almeno 500 anni di carcere per ognuno da scontare dal primo all’ultimo giorno Queste genti debbono andare tutti in galera non è possibile che Lufthansa va a gonfie vele perché è amministrata alla tedesca e si compra ALITALIA che viene fatta fallire dalla viltà e dal tradimento,per le stesse spese folli del Cogesa che servono come stratagemma per fare uscire denaro dalle casse a favore dei loro sodali che gli riportano indietro le tangenti.

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