Il silenzio di Pasqua

(La flagellazione di Capodimonte – Caravaggio)

Ci sarà silenzio questa mattina nella piazza grande, spogliata del manto verde e della speranza. Così come silenziose sono rimaste le strade, venerdì sera, senza i tenori e i baritoni del Coro dei Trinitari. Avrei voluto e dovuto parlare di questo silenzio, il secondo imposto dalla pandemia, quest’anno, anche quest’anno, in questa Pasqua, anche in questa Pasqua. 

E invece da due giorni risuona e rimbomba nella mia testa un altro silenzio, che pervade i pensieri e occupa la riflessione. Mi tornano in mente quelle due righe di cronaca, scritte con il pudore del rispetto, e intrise di un dramma che ci sta scorrendo inconsapevolmente addosso, ormai quasi cinicamente archiviato ogni giorno come fosse la lista della spesa già fatta. 

Il pallottoliere dei morti di Covid: 500 al giorno ormai da settimane e da mesi in Italia, 2166 in Abruzzo e 76 nel nostro territorio in un solo anno, per un solo virus. Neanche un attimo per soffermarsi a pensare: chi erano, cosa facevano, chi amavano. Questi morti.

E torna, nelle orecchie, quel chiassoso silenzio della disperazione umana, dell’amore estremo che si fa sacrifico e debolezza al contempo. Tornano quelle righe di cronaca nera, che raccontano la storia della signora Maria Flavia, suicidatasi, a 66 anni, venti giorni dopo la morte del marito Mauro, nella casa di famiglia a Raiano: ucciso lui dal Covid, lei per il Covid. Vittima indiretta, sacrificio di solitudine, straziata dal dolore della perdita. Uno di quei morti che non entreranno neanche nelle statistiche e nei bollettini ufficiali. 

Non conoscevo la signora Maria Flavia: i paesani, a Corfinio, la ricordano come una brava persona, schiva e riservata, che usciva di casa solo con Mauro, il suo secondo marito, il suo grande amore. Me la immagino Maria Flavia, rifugiata tra i ricordi dell’infanzia, tra le mura della casa di quando era bambina, a ricostruire e mettere insieme i pezzi della sua vita prima di compiere l’estremo e brutale gesto. E mi domando quante Maria Flavia sono ora raggomitolate nel loro dolore, turbate nel profondo per una perdita o anche solo per la perdita della speranza. A scorrere vecchie foto e spolverare una bambola di pezza ingiallita.

Nell’ultimo anno gli accessi ai centri di salute mentale sono quasi raddoppiati. Gli addetti ai lavori raccontano di una platea di pazienti vasta e variegata: gente che ha perso il lavoro, chi i risparmi, chi la forza di resistere e di credere che la luce è davvero in fondo al tunnel. Tra loro, dicono, molti adolescenti con disturbi alimentari, con problemi di diabete, sociopatici e alienati. 

E sono tanti, molti, la maggior parte, in realtà, quelli che non chiedono neanche più aiuto: il servizio di supporto psicologico messo in piedi dall’Ecad 4 della Valle Peligna per la pandemia, non riceve da mesi chiamate. Dopo il successo e la curiosità iniziali seguiti al primo lockdown, nessuno più si è rivolto al servizio. Neanche più l’illusione di poterne uscire, di chiedere le chiavi della serenità a qualcuno.

E che intorno non c’è più neanche la rete sociale, distanziata per norma e per legge. E in un paesino come Corfinio, dove la comunità si sostituisce in tempo di pace alle carenze delle istituzioni, resta solo il vuoto e il silenzio.

Quel silenzio che rimbomba ormai da giorni nella mia mente pervadendo i pensieri e occupando la riflessione. Quel silenzio che oggi sarà anche nella piazza grande. Senza Madonne e senza Santi.

6 Commenti su "Il silenzio di Pasqua"

  1. Ci è vietato consolare i sopravvissuti
    Il consuolo a questo.serviva.

  2. Bellissimo articolo !!! Ci salveremo solo se la superficialità verrà spazzata via e ci soffermeremo a capire ad aiutare il prossimo !!

  3. Ci chiediamo spesso cos’è la vita, la nostra esistenza di esseri umani, e pensando che essa prima o poi ha una fine ci porta giustamente a viverla più o meno intensamente. Materialmente.
    Ma noi siamo molto di più della sola materia: siamo Anime incarnate.
    Siamo così attaccati alla materia che abbiamo paura della morte, non l’accettiamo.
    La morte è solo un passaggio, va oltre ai pochi decenni di vita che noi esseri umani viviamo, permette all’anima di proseguire nella sua evoluzione.
    Auguriamo alle persone care buon viaggio, preghiamo per la loro anima che rinasce a nuova vita, con la speranza nel cuore di rincontrarsi in una diversa dimensione.

  4. Lettore per caso | 5 Aprile 2021 at 12:03 | Rispondi

    Mi sono imbattuto per caso in questo sito, in questo articolo. Un pezzo di alto livello, profondo e senza retorica. Non sono abruzzese e non conosco la realtà dei luoghi, ma questo articolo ha un valore universale che in questa Pasqua di pandemia mostra un senso “laicamente cristiano” del senso della Pasqua. Complimenti

  5. “E mi domando quante Maria Flavia sono ora raggomitolate nel loro dolore, turbate nel profondo per una perdita o anche solo per la perdita della speranza. A scorrere vecchie foto e spolverare una bambola di pezza ingiallita”.
    Toccante

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