Il teatro in carne e ossa

Non sappiamo e non sapremo, probabilmente, se il progetto di gestione del teatro di Gabriele Cirilli avrebbe lanciato il Caniglia nel circuito della prima serata, come si dice in gergo televisivo. Ma sappiamo, ora, che quello scelto “in alternativa” dell’associazione Meta, ha regalato e restituito alla città sabato scorso, in occasione della prima della stagione di prosa, un teatro fatto di carne ed ossa.

L’adesivo rosso sulla bacheca di via De Nino con la scritta “sold out” non si vedeva da anni e anni in città: titolo di coda, o meglio di apertura, di un progetto che da due anni sta costruendo con pazienza e dedizione una comunità intorno ai velluti rossi del Caniglia. E non era, quello di sabato sera, un pubblico fatto solo di borghesia annoiata, o peggio di appassionati e addetti ai lavori, ma un insieme di sensibilità, identità e appartenenze sociali disparate e non disperate.

Il sorriso è stata l’azione scenica che più ha colpito, più della bravura di Emilio Solfrizzi e delle risate di una commedia attuale come quella di Molière. C’era nell’aria, nei palchi istituzionali o acquistati da privati lasciati agli studenti, persino nei diverbi per il posto “rubato”, la consapevolezza e l’orgoglio di una città che in quel luogo, costruito novanta anni fa con una sottoscrizione popolare, ha ricercato e ritrovato la sua identità. L’anelito al bello.

I protagonisti della prima si sono così spostati dal palcoscenico alla platea, ai palchi di primo, secondo e terzo ordine, persino nel loggione e fino all’ultimo anello. La città, in veste di pubblico protagonista, si è presa la sua rivincita del sabato sera, contro le risse, i bicchieri lasciati sui gradoni dell’Annunziata, i vicoli trasformati in vespasiani.

Restituendo a Sulmona “il garbo, la gentilezza e l’accoglienza”, per dirla con le parole dello stesso Solfrizzi al termine dello spettacolo, che a buon diritto, oggi, la candidano a Capitale italiana della cultura.

“Sulmona sta facendo molto bene – ha detto il presidente della Regione, Marco Marsilio, in platea anche lui – e quando c’è la qualità la risposta del pubblico c’è sempre”.

Non è però solo questione di nomi in cartellone, quanto dell’humus coltivato in via De Nino.

Sarebbe bello che anche Cirilli, ora, venisse su questa terra a lanciare il suo seme. Lo spazio c’è.

3 Commenti su "Il teatro in carne e ossa"

  1. L’unica nota stonata era proprio la presenza di Marsilio, Sulmona sta facendo bene, lui per Sulmona no, visto il metanodotto. Siamo degli smidollati, in altri tempi lo avrebbero contestato aspramente ed invitato a sloggiare !

  2. SalviamoSulmona | 7 Novembre 2022 at 14:30 | Rispondi

    Cirilli farebbe bene ad essere un po’ più umile. Snobbare Sulmona, la sua città, per avviare una scuola di recitazione a Vasto…ma che cazz! Sta cosa proprio non si può sentire, capire e neanche giustificare per nessuna ragione al mondo.

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