Il viaggio di ritorno dell’uomo senza volto

L’uomo senza volto tornerà a casa: dopo tre anni sepolto sotto una croce di ferro e senza un epitaffio, né un nome, nel cimitero di Anversa degli Abruzzi. Paese del quale, probabilmente, non conosceva neanche l’esistenza.

Trascinato dentro un portabagagli per oltre trecentocinquanta chilometri da Trani, città nella quale aveva vissuto e dove era morto, il 26 luglio del 2022.

Come un pacco, confezionato in un lenzuolo, chiuso in un sacco a pelo, nudo, gettato sotto una grotta sul sentiero di Castrovalva, dato in pasto agli animali selvatici perché ne sfigurassero il volto e ne cancellassero l’identità.

Il viaggio di Bruno Delnegro, ottantuno anni, finalmente avrà un biglietto di ritorno: la procura della Repubblica di Sulmona, infatti, ha concesso il nulla osta ad uno dei figli, Benito, che nella vicenda non ha avuto alcun ruolo e che per questo è stato scagionato a dicembre scorso, all’esumazione della salma e al suo trasferimento.

Questioni di giorni, settimane, il tempo della burocrazia. Ma Bruno Delnegro, l’uomo senza volto, tornerà a riposare nella sua terra.

Un po’ di pietas per lui, oltraggiato in morte, dice la procura della Repubblica, che ha chiesto il rinvio a giudizio, con il rito abbreviato che si discuterà ad ottobre, dai due figli Domenico (che non poteva non sapere, dice l’accusa) e Salvatore Delnegro e dalla compagna di quest’ultimo, Barbara Mastropasqua che, insieme al compagno, secondo gli inquirenti, organizzò il viaggio macabro da Trani a Castrovalva. Otto ore andata e ritorno e quattro minuti per disfarsi del corpo.

Tutto per poter continuare ad incassare la sua lauta pensione: 3mila euro al mese che per un anno i tre, secondo l’accusa, avrebbero incassato fingendo che l’anziano fosse ancora in vita.

Finché la procura, grazie ad una placca applicata in una clinica di Barletta un anno prima, riuscì a dargli un’identità e ricostruire la macabra storia della sua sparizione.

Tornerà a casa, nella sua terra, l’uomo senza volto: tumulato nel cimitero della sua città, con una foto e chissà dei fiori sulla lapide.

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