“I bambini mangiano alle 11:30 di solito e all’una già dormono – aggiunge una delle mamme che si sono riunite davanti alla scuola oggi – vorrei sapere chi ha partorito questa geniale soluzione per eseguire i lavori di messa in sicurezza”.
Tanto assurda che loro non ci volevano neanche credere, perc
La cooperativa Nos che gestisce il servizio per conto del Comune, tra mille difficoltà sta cercando di trovare soluzioni alternative e meno traumatiche: una delle ipotesi è quella di chiedere ai genitori un contributo extra di circa 130 euro al mese (che in parte sarebbero coperti dalla minore retta stabilita dal Comune) per coprire privatamente quelle ore mancanti e farsi arrivare i pasti dall’esterno. Ma non è così semplice: i bambini sotto un anno, ad esempio, per legge non possono essere nutriti con cibi che vengono da fuori e poi c’è il problema delle autorizzazioni e delle responsabilità. In base a quale contratto, usufrutto, convenzione, infatti, un privato potrà gestire uno spazio pubblico al di fuori degli orari deliberati dal Comune?

(i sacchi del trasloco)
La questione verrà posta martedì prossimo all’assessore, quarantotto ore prima dell’annunciato trasferimento, mentre alcune mamme propongono la loro di soluzione: “Potrebbero spostarci in via Sallustio dove c’è una cucina – spiega una di loro – e trasferire gli studenti che ci sono ora alla Di Nello. In fondo si tratterebbe solo di un mese, perché a luglio e agosto la materna chiude e noi invece abbiamo bisogno di un servizio prolungato”.
Ma sarà difficile che gli attuali studenti lascino l’edificio, perché, come spesso accade per i lavori pubblici a Sulmona, si sa quando si esce e non si sa se e quando si rientra.
E poi ci sono i centri estivi, le feste di fine anno, i laboratori chiusi: tutto sospeso e in sospeso. Indifferenti ai traumi che gli stessi bambini potrebbero subire e ai disagi delle famiglie.
“Politici e amministratori locali dovrebbero rappresentare soprattutto la parte più debole della nostra comunità, i bambini. Eppure il Comune – commenta Alberto Di Giandomenico di Italica – non riesce nemmeno a prevedere i disagi che derivano dall’interruzione di importanti servizi, almeno ascoltasse le esigenze delle famiglie dei piccoli”.
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