“Il problema continua ad essere visto per un solo Comune, dove si costruirà l’impianto, non si considerano le conseguenze del metanodotto su un territorio a massimo rischio sismico, intubato e ridotto a colonia”. Parla di capacità pari a zero quelle del territorio d’incidere sulle decisioni romane “dovremmo cominciare farci rappresentare da politici influenti, unendo le nostre forze per le prossime politiche, dovremmo insistere affinché riapra il procedimento del tratto del metanodotto Sulmona–Foligno con le condotte che attraversano aree a massimo rischio sismico, ad uso civico e su un bacino imbrifero d’importanza internazionale, quello delle sorgenti del Pescara”. Altrimenti l’iter si concluderà a favore della multinazionale, sotto accusa anche il no “ormai sterile e di facciata”.
Le richieste di Di Giandomenico convergono su un interrogativo finale “C’è una possibilità che le sceneggiate siano utili all’obiettivo d’impedire che l’opera si realizzi sui nostri territori? Dovremmo chiederlo soprattutto alle senatrici Stefania Pezzopane e Paola Pelino e all’assessore regionale alle aree interne Andrea Gerosolimo” aggiungendo “Si pecca di volontà e strategia. La battaglia si sposta nelle aule di tribunale con i ricorsi, anche per gli usi civici”. Italica, chiede lungimiranza per valutare tutti gli sviluppi possibili derivanti dalla gravosa questione alla Casini fa sapere che se non se la sente di portare avanti la partita a più alti livelli “É opportuno allora che non ritiri le dimissioni, ma che consenta alla comunità, quanto prima, di tornare alle urne perché si possa scegliere un rappresentante capace di affrontare la situazione in modo davvero incisiva e per l’esclusivo bene della comunità”
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