La casa sull’albero di Sulmonacinema

Un’inquadratura fissa su una casa in costruzione su un albero, con il passare delle stagioni e delle vite di due fratelli a muoversi su un palco di luce naturale: “Il cinema nella sua essenza che libera le potenzialità del cortometraggio/film e della sua forza narrativa e immaginifica” dice la giuria del Sulmona international film festival. L’opera del danese Hlynur Pàlmson, “Nest”, si aggiudica i premi per il miglior film e la migliore regia della quarantesima edizione del Festival sulmonese, chiusosi ieri sera al cinema Pacifico.

Una cerimonia il cui momento centrale è stato il monologo dell’attrice Anita Caprioli sulla battaglia per la libertà delle donne in Iran, Paese nel quale vanno anche i premi “Cinematography” e miglior attore: il corto “Deer” di Seemab Gul porta in dote la statuina a Amirhossein Khoshbin e Ehsan Bakhshizadeh. Migliore attrice è invece Daphne Peel, interprete di “Memoir of veering strom”.

Il miglior film italiano è “L’uomo materasso” di Fulvio Risuleo, il montaggio quello di Sanabel Cherqaoui per “Lucienne in a world without solitude”.

Nel lungo elenco di premi e menzioni (anche troppi), va ricordato anche quello dato a Lucia Alessi e Pier Sante Falcone che hanno curato la colonna sonora di “Tria” e a cui è andato il premio intitolato a Gabrielle Lucantonio. Tra i pochi, anzi gli unici, insieme agli interpreti di “Camerieri” (premio critica) Alberto Tordi e Giovanni Izzo, a ritirare materialmente la statuina sul palco del Pacifico.

Dal quarantennale ci si aspettava qualcosa in più forse: fermo restando la qualità della proposta artistica, i videomessaggi di alcuni premiati non hanno colmato il vuoto sul palco e il fermento di giovani intorno all’evento è sceso sensibilmente. Il ritorno quest’anno degli studenti per alcune proiezioni mattutine, però, lascia aperta la porta alle nuove generazioni.

Se è vero che la vita ricomincia a quarant’anni …

1 Commento su "La casa sull’albero di Sulmonacinema"

  1. La verità caro Patrizio e’ che sono ormai anni e anni di blocco di routine senza evoluzione senza cambiamento. Una sorta di appuntamento familiare tra amici di vecchia data e nulla più . Un parliamoci, uno stare insieme, in dirsi come siamo bravi come siamo unici. Ma dopo 40 anni un festival doveva diventare un’altra cosa un appuntamento importante noto di prima “cassetta” doveva esplodere e varcare veramente il ponte di San Panfilo. E’ rimasto cosa di casa nostra per intellettuali nostrani insicuri che non hanno mai avuto un processo di confronto di contaminazione e di crescita. Anzi gli anni hanno messo ancora più in evidenza il male cittadino di Sulmona: noi siamo unici non abbiamo bisogno di nessuno il “cinema” e’ cosa nostra!
    Non vogliamo pensare che la questione è il vile denaro che serve a far vivere chi ci si impegna piuttosto che far crescere la manifestazione che a fronte di sostegni economici evidenti a fronte delle numerose iscrizioni non butta via quella veste paesana e casereccia che ormai e’ cosa nota e stantia.
    Un po’ di tristezza molta malinconia, anche per la scelta delle opere in visioni serali, e soprattutto un filo di noia che lo stile, i sorrisi, le “battute” non sono riuscite a nascondere . Il prossimo anno un’altra opportunità sperando che sia la volta di una apertura vera verso una crescita non solo ostentata ma reale. Un evento nazionale e non per un gruppo di amici che si vogliono bene e che insieme invecchiano.
    Le scuole sl mattino ? Molto bene ma che non restino un riempire le fila.

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