La Cgil denuncia la carenza di personale nella sanità e lancia un presidio pubblico

Continua la perdita di posti di lavoro nella Asl 1, come denuncia la Cgil della provincia dell’Aquila, che evidenzia la perdita di ben 226 unità dal 2016 al 2018 e per tale ragione terrà venerdì prossimo, un presidio pubblico davanti il CUP dell’ospedale dell’Aquila “per ribadire la necessità di maggiori investimenti sul Sistema Sanitario Pubblico in termini di risorse umane e tecnologie, al fine di garantire le necessarie prestazioni sanitarie ai cittadini delle Aree interne”.

Risultano infatti in forza nella Asl infatti 3223 lavoratori con contratto di lavoro a tempo indeterminato rispetto ai 4053 previsti dalla dotazione organica del 2014, già carente di suo di 277 unità lavorative. Dunque nella Asl della provincia dell’Aquila ci sarebbe una carenza complessiva pari a 1107 unità di personale. In particolare risultano cessati dal lavoro, per l’anno 2018, 229 unità lavorative, risultano contestualmente assunte, nello stesso periodo, solo 69 unità con una perdita netta pari a 160 posti di lavoro, pari ad un turnover del 30%.

“Tale drammatica carenza di personale – scrive la Cgil provinciale – risulta essere parzialmente compensata con il ricorso al lavoro precario. Evidenziamo un’incongruenza rispetto al calo strutturale del rapporto di lavoro a tempo indeterminato ed un ricorso massiccio all’utilizzo di lavoratori interinali per un costo che passa da 2.252.285 € dell’anno 2016 a 7.110.001 € dell’anno 2018. A fronte di tale consistente aumento di spesa, rileviamo altresì una inspiegabile diminuzione del costo del personale attinto dalle graduatorie vigenti per l’assunzione di lavoratori a tempo determinato”.

Inoltre vi è un innalzamento dell’età media dei lavoratori in forza, infatti il 20,2% hanno un’età compresa tra i 60 ed i 64 anni di età, il 23,2% dei lavoratori hanno un’età compresa tra i 55 ed 59 anni ed il 19,6 % tra i 50 ed i 54 anni di età, per un dato complessivo che vede oltre il 63 % dei lavoratori con un’età superiore ai 50 anni. Nel prossimo triennio i lavoratori che andranno in pensione per raggiunta età o per il beneficio della cosiddetta “quota 100”, potrebbero essere circa 300 con inevitabile aumento della carenza di personale.

“Tale circostanza – scrive ancora la Cgil provinciale – sta generando da una parte inaccettabili condizioni di lavoro per il personale in servizio, dall’altra una costante diminuzione delle prestazioni sanitarie nell’intero territorio provinciale che si configura con un inevitabile prolungamento delle liste di attesa e l’interruzione di servizi alla popolazione, come per es. lo screening mammografico per la prevenzione per i tumori alla mammella. Inoltre, come avviene tutti gli anni, la cronica carenza di personale comporterà la chiusura di servizi e reparti per il periodo estivo”.

S.M.

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