La mafia prende casa in Abruzzo: sequestri a Pescocostanzo

Pinuccio aveva preso casa a Pescocostanzo, anche se non intestata a lui direttamente, ma ad una donna a lui legata. Un investimento come tanti, pagato, ritengono gli inquirenti della procura di Santa Maria Capua Vetere, con i proventi delle tante attività illecite che lo legano al clan dei Casalesi. Pinuccio è Giuseppe Fontana, imprenditore edile e detenuto dal 2015, dopo che i Ros dei carabinieri lo arrestarono insieme ad altre persone nell’operazione “Sistema Medea” per i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, finanziamento illecito a partiti politici ed altri delitti aggravati dalle finalità mafiose.

Attività che hanno generato un fiume di denaro sporco finito in un cospicuo patrimonio intestato a lui e ai suoi familiari: troppo in confronto al reddito e alle attività economiche dichiarate.

Così ieri Gico e Ros, su richiesta della Dda di Napoli, hanno sequestrato 33 immobili, 4 terreni, 3 società, 5 auto e rapporti finanziari per un valore di 6,5 milioni di euro. Dalla provincia di Napoli a quella di Caserta, fino a quella dell’Aquila, a Pescocostanzo, appunto, dove carabinieri e guardia di finanza hanno messo i sigilli ad un appartamento che era intestato ad una donna legata a Pinuccio, affiliato al clan dei Casalesi, tramite la fazione degli Zagaria, quella di “Ciccio ‘a benzina” (Francesco Zagaria, ora deceduto) a sua volta cognato del boss Michele Zagaria.

E’ l’ennesima conferma che l’Abruzzo, e in particolare l’Alto Sangro, sono terreno privilegiato per lavare denaro sporco: terra di confine, dove le radici della criminalità organizzata sono ben ramificate.

Il sequestro di ieri si aggiunge infatti ad una lunga lista di altri 27 immobili solo in Alto Sangro che sono marchiati dal timbro della mafia. Di questi 8 (a cui si aggiunge, in Centro Abruzzo, un magazzino-negozio ad Anversa) sono stati già destinati (1 a Castel di Sangro, 3 a Pescasseroli, 2 a Pescocostanzo e 2 a Rivisondoli), 16 sono in gestione ovvero in attesa della conclusione dei procedimenti (5 a Roccaraso e a Pescocostanzo, 4 a Castel di Sangro e 2 a Rivisondoli) e altri 3 (2 a Roccaraso e 1 a Castel di Sangro) sono sottoposti a confisca non definitiva.

La sensazione, però, è che si tratti solo della punta di un iceberg, che viene scalfita in maggioranza, anzi quasi solo esclusivamente, dalle inchieste della Dda e delle procure campane o di Roma. Di rado finite nelle inchieste delle procure abruzzesi, mai in quella del tribunale competente che dovrebbe essere quello di Sulmona.

10 Commenti su "La mafia prende casa in Abruzzo: sequestri a Pescocostanzo"

  1. Controlli su residenze,appalti campi sportivi,progetti su verde pubblico e parco,concorsi e personale. Controllo controllo

  2. Pescocostanzo l’unico paese dove le case costano
    4/5 mila euro. A mq !

  3. La mafia prende casa in Abruzzo

    Da circa 30 anni dove sta la novità?

  4. Pescocostanzo è la vera perla d’abruzzo. È ovvio che fa gola a buoni e cattivi. Però una cosa è certa, qeste cose non intaccano minimamente la bellezza e il potenziale di quei luoghi. Se le case costano è perché evidentemente a molti piace. Me compresa.

  5. Credo che sia solo l’inizio per l’alto sangro

  6. Invece sugli immobili e strutture comunali con i relativi canoni come siamo messi?e sui percettori di RDC?

  7. I Pesavient vendono caro pure l’odore del letame.

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