La rivincita della montagna

Il Gran Sasso visto da Monte Amaro, Majella

L’emergenza Covid ha segnato un prima e un dopo su molti fronti, anche su quello del turismo. È come se reclusione e distanziamento sociale abbiano fatto riscoprire a tante persone la natura, si potrebbe dire: “Non tutto il male viene per nuocere”. È innegabile che da quando gradualmente siamo ritornati “liberi” in molti hanno cominciato a frequentare campagne, colline, boschi, montagne, sentieri, laghi. È stato un vero e proprio flusso incontrollato che ha ripopolato paesi, montagne, vicoli, ristoranti e piazzette delle aree interne che fino a qualche mese fa vivevano più che altro il vuoto lasciato da giovani e meno giovani costretti a partire per lavoro. Al contrario, invece, in questa estate così particolare c’è l’impressione che quei vuoti creati dallo spopolamento, ci sia voglia di riempirli.

Alba e bivacco Pelino, Monte Amaro, Majella

L’Abruzzo è una regione ancora non ben strutturata in termini di turismo, viviamo un gigantesco conflitto fra una classe dirigente che ragiona con una mentalità vecchia che vuole un turismo intensivo, energivoro, che divora boschi per fare nuove piste da sci, che fa sparire prati per costruire case, mentre quelle dei borghi cadono in rovina. Insomma la classe dirigente abruzzese – e in questi anni non abbiamo visto alcun tipo di differenza fra centrodestra e centrosinistra – ha ancora in mente il mito dello sviluppo turistico fatto con il cemento e deturpando l’ambiente, una vera e propria follia. Fortunatamente a questa cecità di chi governa e spesso vive di stereotipi, c’è una massa infinita di piccoli operatori ed associazioni di volontariato – pensiamo al Club Alpino Italiano – che dal basso cercano di dimostrare con i fatti che un altro turismo e un altro Abruzzo sono possibili.

Fonte dell’Orso, Majella

La scorsa notte fra sabato e domenica, sulla cima più alta della Majella, monte Amaro (2793 metri s.l.m.), c’erano circa settanta escursionisti che educatamente e rispettosamente nei confronti della montagna, davanti ad un freddo inconsueto per la stagione estiva – parliamo di una temperatura che si aggirava fra i 2 e i 5 gradi – hanno atteso per un’ora all’addiaccio per poter vivere la sensazionale esperienza dell’alba. Ad Est il sole spunta fra le nubi all’orizzonte, ad Ovest la luna piena tramonta oltre il profilo delle montagne. E ancora, ad Est la costa abruzzese coperta di nubi e flebilmente illuminata, ad Ovest l’entroterra assopito nella coltre notturna che va poco a poco sparendo. Basta un capovolgimento di fronte per vedere il contrasto fra la luce e il buio, le sensazioni che questa esperienza può regalare sono uniche e irriproducibili. L’orizzonte gradualmente si colora di sfumature di arancio, rosa e giallo, mentre a Nord incredibile e inaspettato, il massiccio del Gran Sasso squarcia la coltre di nubi e si staglia in cielo come una boa in mezzo ad un mare di nuvole.

Fra Monte Amaro e Grotta Canosa, Majella

Esperienze inimitabili che restano nei ricordi per anni se non per tutta la vita. Esperienza resa possibile in questo caso grazie a tre operatori del turismo di montagna, Majaexperience e Abruzzo Parks che sono realtà che guardano al pubblico della costa e Trip Abruzzo che è invece un progetto della Valle Peligna. Con piccoli passi alla volta realtà come queste – ma ce ne sono tante altre – mettono in marcia in Abruzzo centinaia di camminatori ogni weekend, veicolando messaggi volti alla sostenibilità ed alimentando un modello di turismo lento. Esperienze che sono possibili grazie alla fatica di operatori che non ricevono alcun aiuto dalla politica, anzi se vogliamo dirla tutta, con la vocazione per nulla rispettosa della natura, con le sue inefficienze che tengono strade e luoghi di interesse chiusi, la politica generalmente crea più problemi che altro agli operatori del turismo di montagna.

Cerva nel borgo, Pacentro (Aq)

Cambiamo per un attimo fronte, molti paesi dei parchi nazionali, pensiamo a Civitella Alfedena, Barrea, Villetta Barrea, Pescasseroli, ma anche le peligne Pacentro e Villalago, si stanno imponendo nelle cronache nazionali come luoghi dove i cervi vivono a tu per tu con gli uomini. In concomitanza a questo però, spesso viene ribadita la necessità di ispirarsi al “modello alpino” per sviluppare le nostre aree di montagna, ma è davvero di questo che abbiamo bisogno? Ogni volta che in Abruzzo risuona una frase del genere, sulle alpi un cacciatore preme il grilletto di una carabina e stende fatalmente a terra un camoscio. Sicuramente nelle Alpi il turismo è una potente fonte di reddito, ma a quale prezzo? Quando millantiamo di volerci ispirare alle Alpi, siamo coscienti ad esempio del fatto che lì gli animali selvatici come cervi, camosci, caprioli, mufloni vengono abbattuti dalla caccia di selezione? Siamo coscienti che lì le montagne vengono sventrate continuamente per poter sciare sempre su nuovi versanti, mentre il cambiamento climatico surriscalda drammaticamente l’atmosfera?

Villalgo, mamma orsa e i suoi quattro cuccioli, foto di Paolo Forconi

Non c’è modello alpino che tenga, noi abbiamo bisogno del “modello Abruzzo” un modello che si fonda sulla conservazione della natura e la coesistenza fra uomo e ambiente circostante. Se al Nord la fauna selvatica si abbatte – pensiamo alla vicenda dell’orso M49 – qui da noi la si tutela, come nel Comune di Villalago che ha limitato la circolazione sulle vie pedemontane pur di non arrecare disturbo a mamma orsa e ai suoi quattro cuccioli. Modelli virtuosi di amministrazioni che hanno una sensibilità nei confronti della natura di cui abbiamo bisogno come l’ossigeno, ed è merce davvero rara. Basta spostarsi soltanto qualche chilometro più Nord per approdare in Valle Subequana e vedere al contrario il ridimensionamento dei confini del Parco Regionale Velino-Sirente. Lì le amministrazioni comunali con la complicità della Giunta Marsilio che se potesse autorizzerebbe la costruzione di una pista da sci anche sul Ponte del mare a Pescara, invece di rafforzare, credere ed investire nel “modello Abruzzo”, stanno pericolosamente riducendo l’estensione del Parco regionale. È chiaro che in questo caso è la vecchia mentalità a farla franca, producendo un pericolo per la natura, ma anche per l’idea di Abruzzo che abbiamo necessità di sviluppare. Va aggiunto che ridisegnare i confini del parco è necessario ai poteri locali per fare alcune cose: cementificare e deturpare le montagne con nuovi impianti da sci come le nuove sette piste che si vogliono costruire nel territorio di Ovindoli per altro finanziandole con fondi pubblici, ma anche estendere i territori di caccia, un disastro insomma.

Forchetta della Majella

Se a livello nazionale la Regione grazie all’autonarrazione degli utenti sui social network si è imposta per le sue bellezze naturalistiche – marine e montane –, per i suoi gioielli storici – castelli e trabocchi – e per le sue eccellenze e peculiarità culinarie – arrosticini e genziana – ci sono ancora elementi per i quali si deve lavorare e tanto e sono la sostenibilità della “scelta Abruzzo” e l’unicità del suo territorio. La verginità di parte del territorio abruzzese al turismo di massa, fa di questa Regione un potenziale laboratorio di sperimentazione per provare a generare modelli di turismo differenti, sostenibili e all’avanguardia. È chiaro che questo non potrà fare i numeri del turismo di massa, che però è insostenibile e quindi da escludere.

Abbiamo invece la necessità di dare opportunità di lavoro e reddito ai tanti piccoli operatori che stanno in questi anni “riempiendo” di servizi i territori e a quelli che potenzialmente potrebbero nascere. In questo la politica nazionale potrebbe intervenire – se solo avesse minimamente visione della montagna – garantendo defiscalizzazioni e “no tax zone” per i Comuni montani e per chi vi decide di fare impresa, ma su questo attualmente siamo indietro ancora anni luce. Resta pertanto la sola volontà di chi i territori li vive quotidianamente. Non possiamo dunque che sostenere il “modello Abruzzo” se vogliamo conservare ciò che di più prezioso abbiamo: il nostro ambiente quasi incontaminato, la nostra unicità di regione isola – perché isolata dalle montagne – nel “continente”, solo così possiamo fare in modo che nessuno crei dei nuovi vuoti in questa straordinaria Regione.

Savino Monterisi

7 Commenti su "La rivincita della montagna"

  1. bene, l’italia e’ piena di parchi naturali,(24 ed altri in arrivo), 7000 nel Mondo,alcune aree protette sono uniche per superficie,biodiversita’,vegetazione,conservazione degli habitat, ospitando centinaia di “specie” salvate dall’estinzione,8 miliardi il numero degli amanti delle vacanze outdoor (generano 600 miliardi di dollari)”turisti consapevoli” attenti al rispetto delle regole,che proteggono,sostengono,conservano,migliorano le opportunita’ del territorio,”ecoturisti” responsabili,sofisticati con notevole capacita’ di spesa,ma molto esigenti,soprattutto servizi efficienti,organizzati,adeguati,moderni,che soddisfano le aspettative,che corrispondono ai criteri internazionali,ecco il punto… basta con merce rara, unicita’ del territorio,orsi,lupi,montagne,borghi ecc,ecc …per quali ragioni l’Abruzzo e’ ultimo ovunque,dovunque anche per presenze turistiche ? Regioni,anzi intere nazioni nel rispetto del territorio,natura,luoghi,tradizioni,ecc,ecc sono riuscite ad avere risultati positivi,ottimi sotto ogni punto di vista(conservazione inclusa), con numeri incredibili di turisti,noi siamo fermi al laboratorio del modello abruzzo,e basta,o no?

  2. Alessandra Scarpone | 7 Luglio 2020 at 16:28 | Rispondi

    C’è un tipo di turista con alta capacità di spesa, che esce durante tutto l’ anno, che non ha bisogno di strutture di cemento ma cerca solo un fazzoletto di prato, acqua e scarico reflue a norma. Che ama il buon cibo, che abita il luogo e ne approfondisce ogni aspetto. Siamo noi turisti itineranti con autocaravan, roulotte, tende da tetto, van, carrelli tenda, motociclisti con tenda, ciclisti con tenda… Siamo una marea, cresciamo ogni anno, se i comuni abruzzesi aprissero gli occhi ci sarebbero solo vantaggi

  3. bene,dire no,non e’una strategia,oggi e’ tutto inventato,basta decidere quali sono i “mercati” di riferimento… i nostri prodotti/attrattori sono specifici,purtroppo non unici,i competitori sono tanti e tutti bene attrezzati , super organizzati,risaputi i nostri limiti e criticita’: arretratezza,disorganizzazione amministrativa,conflitto/caos di competenze
    ,mancanza di visione generale, concertazione,programmazione,informazioni/prenotazioni in rete,comunicazione/marketing,inadeguatezza reti trasporti,ecc.ecc….quindi,con persone competenti,capaci,con meriti da vendere,”organizzarsi “,guardare/copiare i sistemi aree protette vincenti,si puo’ crescere nel rispetto/conservazione della natura,di successo ad es.Croazia,Galles,Svizzera,Norvegia,Islanda,innanzitutto servizi efficienti,efficaci,
    sofisticati, tecnologicamente avanzati e con regole rigidissime ( vivibilita’/fruibilita’ dei parchi,iniziando dall’assicurazione ) il tutto per corrispondere alle esigenze dell’ ecoturismo sostenibile,dunque si puo’,basta volerlo,ovvio che e’ per turisti consapevoli,non di certo per gli amanti della gita fuoriporta,gli escurzionisti preferiscono muoversi,non sono “slow”…la crisi del circo bianco e’ sotto il sole ,in Trentino,per il rilancio ,non sanno piu’ cosa inventarsi,una profonda riflessione e’ d’obbligo,e soprattutto occorrono professionisti specializzati con amministratori/operatori/addetti con meriti,distinzioni per raggiunti risultati,non chiacchiere,slogan,spot pubblicitari (squadra blasonata = 40 mila presenze tifosi, cosa e quanto lasciano sul territorio?) e basta, o no?

  4. L Abruzzo lá regione piu bella e varia d’Itália si puo farla conoscere e sviluppare solo con pubblicita e un luogo che artigo l attenzione nazionale e Internazionale.Chieti lá citta piu storica e antica potrebbe essere forse la scelta giusta anche per la vicinanza al mare e alla montagna ma molti abruzzesi bom lá considarano e non la conoscono

  5. Secondo me tu non sai sciare

  6. Abruzzo polmone d’Italia, concordo con l’amico musichiere,pensate che geograficamente x morfologia paesaggi ecc. ecc. potremmo essere il fiore all’occhiello addirittura d’Europa, ma’ hai noi siamo succubi di politici (regionali) e politica miopi, attaccati alla poltrona per i propri tornaconti personali.

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