La terra promessa

Per avere un crollo così consistente, a Pacentro, bisogna risalire al 2016: anche allora, come nel 2022, furono 35 i residenti in meno rispetto all’anno prima. Un buco enorme per un paese che oggi conta 1070 abitanti e che dieci anni fa ne contava 130 in più: un calo demografico di oltre il 10% in dieci anni, con la sola illusione nel 2021 che aveva visto un lieve aumento di 4 unità.

Quella di Pacentro è una curva demografica purtroppo simile a tanti paesi delle aeree interne e anche alle città, effetto di un trend nazionale, certo, ma anche dell’assenza di politiche dallo sguardo un po’ più lungo del proprio orticello.

Gli amministratori locali, per arginare l’emorragia, più che invertire la tendenza, si sono affidati a trovate più o meno efficaci e più o meno fantasiose. Tra questi c’è proprio Pacentro che ha puntato molto sul ripristino dei servizi (scuole, asili e acqua pubblica), ai bonus residenziali e, ora, anche sui profughi. Ieri il sindaco Guido Angelilli ha presentato insieme alla Horizon, che gestirà il servizio, il progetto Sai, ovvero il sistema di accoglienza integrazione, che entro un mese vedrà arrivare in paese 11 nuovi residenti. Si tratta di 3 nuclei familiari di profughi e richiedenti asilo, che saranno assistiti, grazie ad un finanziamento di 678mila euro in tre anni, in quasi tutto: affitto degli alloggi (per i quali si farà ora un avviso pubblico), un pocket money di 8,50 euro al giorno a persona, e poi, soprattutto, l’assistenza di psicologi, mediatori culturali e linguistici, assistenti legali e sociali.

L’obiettivo è di far integrare queste nuove famiglie e soprattutto i loro bambini, con la speranza che decidano di restare a Pacentro e costruirsi qui una vita.

“Molti mestieri sono spariti in paese – spiega il sindaco Guido Angelilli – e questi nuovi arrivi potrebbero recuperare funzioni e mestieri e quindi stabilirsi qui”.

L’esperimento del progetto Sai, d’altronde, ha già dato buoni risultati a Cansano e Campo di Giove, dove ormai da più di tre anni si sono insediati 8 nuclei familiari con 27 persone, che su un totale (in entrambi i Comuni) di 950 abitanti circa, rappresentano circa il 3% della popolazione. Più o meno quanto ha perso Pacentro in un anno.

A Sulmona il progetto Sai era stato pensato per ripopolare il centro storico: 5 nuclei familiari e una ventina di residenti in fuga dall’Ucraina che però non sono mai entrati in casa. Il bando aggiudicato a maggio dello scorso anno, è stato infatti formalmente comunicato al Comune a novembre, con scadenza al 31 dicembre. Cosa che ha indotto il Comune a fermare le bocce, anche se poi c’è stata una proroga ad aprile. “Vista la situazione internazionale – spiega l’assessore al Sociale, Attilio D’Andrea – riprenderemo subito il progetto, perché è probabile che la proroga di aprile sarà rinnovata”. Sulla stessa proroga conta Pacentro che da 11 potrebbe portare i nuovi residenti a 20, visto che 9 di loro sono iscritti nel progetto di maggio scorso.

Serve però uno sforzo in più, perché gli arrivi non sempre si trasformano in “restanze”: servizi, sì, ma anche e soprattutto lavoro e prospettive, che non possono essere inventati, ma che devono essere il frutto di una programmazione: dell’analisi dei bisogni e di formazione. Di politica, in altre parole, che guardi oltre l’orticello.

15 Commenti su "La terra promessa"

  1. Facile parlare | 16 Febbraio 2023 at 03:15 | Rispondi

    Pacentro si sta almeno dotando di strutture scolastiche all’avanguardia… non è facile, per il resto, invertire un trend nazionale che vede spopolarsi l’entroterra !

  2. Puccio d'Aniello | 16 Febbraio 2023 at 08:06 | Rispondi

    … se ne vanno i “ Pacentrani”… e arriva la “ Horizon”… 678 mila euro per tre nuclei familiari di undici persone in totale che per tre anni saranno assistiti in “ QUASI TUTTO” …
    E, si eh, perché 678 mila euro non bastano per pagare tutto… l’ ambaradan: psicologi, mediatori culturali e linguistici, assistenti legali e sociali, affitti di case… e un pocket money di 8,50 euro al giorno a persona…
    Praticamente costeranno alla collettività 20.545 ( ventimilacinquecentoquarantacinque) euro a persona ogni anno per tre anni … e qui ci sono famiglie che devono “campare “ogni anno con meno della metà di ventimila euro…
    Andiamo, è tempo di migrare… e senza voltarsi indietro.

    • Che vi sia il “bisniss” dietro è cosa ovvia, come in ogni attività che si rispetti.
      La carità è sempre stata pelosa.

  3. Si potrebbe sapere in quale altra nazione al mondo, sono così bravi da stanziare 678.000 euro in 3 anni, per fare integrare 3 nuclei famigliari italiani?

  4. Ora non entro nel merito delle cifre stanziate,ma quello che voglio dire è che trovo una ottima soluzione (lo avevo proposto anche ,negli anni passati, con lettere ai giornali nazionali) quella di far “ripopolare”, dalle famiglie di profughi o di migranti, i nostri paesi montani,quasi disabitati o fortmente spopolati. Oltre che offrire loro una vita dignitosa ed ai loro figli un futuro più sicuro e agiato, si possono così creare anche posti di lavoro per italiani ( con scuole riaperte, trasporti, ambulatori etc); in chiave lavorativa, si potrebbe dare la possibilità a queste persone di svolgere attività nel campo dell’agricoltura o dell’allevamento ( lavori diffusi in molti dei loro paesi di origine) che permetterebbe loro di guadagnare senza essere sempre “assistiti” ed alla collettività di vedere “riattivare” campi abbandonati, attività e produzioni perdute e aumentare l’introito fiscale.Insomma, senza, ripeto, voler entrare nella valutazione delle somme stanziate do il mio plauso ( per quel che puo’ servire..) ed approvazione all’Amministrazione dei paesi che stanno realizzando questo progetto. Guido L.

    • Perfetta esamina … unico neo è lo sperare che costoro dopo i 3 anni di permanenza (se non prima) restino o meno… il richiamo del Paese natio e il legame famigliare è forte per “chiunque”, sempre nel dovuto rispetto delle “loro problematiche locali” che li hanno costretti a fuggire!
      Ma il tentativo va fatto… e qualcuno forse resterà ed è sempre una cosa positiva.

      I nostri purtroppo vanno via (senza entrare nei particolari del perché) e questo è l’unico modo di tentare di salvare il salvabile.

      • Paga pantalone | 16 Febbraio 2023 at 16:43 | Rispondi

        “qualcuno forse resterà” e allora perché non far beneficiare anche a chi già c’è e se ne dovrebbe andare perché non c’è lavoro! O ai figli del tricolore non è dovuto?

  5. E per la “ Restanza”?
    Nulla, solo tasse su tasse.
    Per i borghi montani bisogna togliere sia la tassazione Irpef Comunale che quella Regionale, e azzerare l’IVA sul riscaldamento.
    Tasse che incidono notevolmente sui bilanci familiari, altrimenti andranno via tutti e resteranno solo gli anziani, che chi prima… e chi dopo, sono destinati ad “andarsene “ anche loro.

    • Nella lista dei desiderata aggiungerei l’eliminazione dell’IVA su tutte le “bollette e tasse” di qualsiasi natura, e anche l’IMU sulle seconde case, per residenti e anche non residenti ma con specifici requisiti.

    • Le do ragione.
      L’avere il lavoro sul posto è la prima valida soluzione, ma qui da noi sembra più difficile di fare 6 al SuperEnalotto.
      Siamo da lungo tempo una TERRA PROMESSA… ALL’INCONTRARIO!!!

  6. In questo paese chi usufruisce di ogni tipo di bonus sono sempre gli stranieri, leggi e provvedimenti sempre e soltanto x loro. Ci chiediamo anche come mai la popolazione si riduce… prendiamo anche provvedimenti x chi risiede qui e non arriva a fine mese se lavora uno soltanto e casa in affitto
    In questo caso devono essere i nonni a provvedere altrimenti…Vergognoso

  7. Il finanziamento riguarda 20 beneficiari (presumibilmente 5 famiglie da 4 persone).
    Al momento ne arriveranno 3, con la possibilità che se ne aggiungano altre 2.
    Il tempo di permanenza di una famiglia nel progetto è di sei mesi salvo proroga.
    Quindi facendo i conti della serva non stiamo parlando di stanziare 600.000 € in tre anni per tre famiglie ma, considerando il turnover, le famiglie potranno essere da 5 a 10 all’anno che, moltiplicato per tre fa da 15 a 30 famiglie ogni tre anni.
    Siccome il progetto è prorogabile stiamo parlando di 30/60 famiglie ogni sei anni ecc….
    Di queste famiglie, alcune resteranno sul territorio, i bambini andranno a scuola e i genitori saranno impiegati nelle aziende del territorio (come già accade); altre famiglie ospiti temporaneamente del progetto andranno via, come avviene in tutte le famiglie.
    Quindi il progetto di ripopolamento non mi sembra peregrino né tantomeno quello di integrazione.
    Pr inciso, il Progetto è a valere su fondi del Ministero dell’Interno.

    • Mi sembra di capire che lei ne sa più di noi e la redazione, redazione che se al corrente ha forse limato l’articolo per necessità di spazio.
      Ma comunque con “SOLO SEI MESI” di permanenza saranno pochi coloro che avranno le capacità economiche di restare con le proprie forze. Premetto che non ho ben chiaro il calcolo del turnover per le ipotizzate 15/30 famiglie per ogni periodo di 3 anni, ma se i SEI MESI SONO VINCOLANTI resto del parere già espresso. Grazie per la meritoria opera in favore di bisognosi.

    • Di la verità. A scuola eri ripetente.

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