
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare, scriveva D’Annunzio nell’ultima sezione di Alcyone, e se il vate oggi fosse tra noi dovrebbe cambiare il titolo della propria poesia da “I Pastori” a “Gli apicoltori”. Infatti anche le api partecipano alla transumanza. Non tutte, naturalmente, ma le 42 milioni di api operai dell’apicoltore altosangrino David Lombardozzi del Dolce Alveare di Roccacinquemiglia, che come i pastori porta le sue api in giro seguendo le diverse fioriture.
Ora si trova in Puglia, dove le api volano tra ciliegi e agrumi. Un modo innovativo per produrre mieli esclusivi che derivano dalle fioriture che gli insetti incontrano in questo “tour”. Ora attendono la fioritura del castagno e del coriandolo. Poi torneranno nel comprensorio peligno sangrino per dare vita a mieli pregiati derivati dalla fioritura di robinia, ailanto, melata di bosco e i vari fiori che si trovano sulle montagne abruzzesi.
David le trasporta di notte, e questa scelta è stata intrapresa anche a seguito dello scorso anno, dove una stagione rovinata a causa delle improvvise gelate ha messo in ginocchio gli apicoltori
Dopo una stagione, quella dello scorso anno, devastante (“la peggiore degli ultimi 25 anni”), a causa delle gelate di primavera, il settore dell’apicultura abruzzese cerca il riscatto. Sono, questi, così, giorni fondamentali per il destino dell’annata 2022: la fioritura è infatti un momento delicato per definire la qualità e la quantità della produzione.
Lombardozzi è laureato in Scienze Forestali, e ha unito lo studio e le sue passioni per dare vita all’apicoltore “transumante”: “Durante l’esame di apicoltura e bachicoltura – racconta – mi sono appassionato a questo settore e nel 1996 ho aperto l’azienda. Il vero pericolo per le api e per l’apicoltura è costituito dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici essere un’azienda biologica e certificata significa fare una scelta etica, anche perché dal punto di vista economico non conviene rispetto alle produzioni convenzionali. Ma chi fa questo lavoro, sa bene che dall’equilibrio della natura dipende la sopravvivenza del settore”.
L’azienda, sempre nell’ottica delineata dal progetto dal Gal Aias, rientra nelle tappe selezionate del turismo esperienziale: “Il Dolce Alveare” specie in estate accoglie turisti, visitatori e scuole, per far conoscere tutti i processi di produzione e coltivazione e vedere da vicino come lavorano, in perfetta sintonia, 42 milioni di “operaie”.
Il Dolce Alveare è una delle grandi eccellenze del territorio peligno-sangrino e fa parte del paniere del Gal Abruzzo Italico-Alto Sangro, ovvero di quei prodotti a marchio territoriale su cui in estate sarà lanciata una importante campagna di marketing
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