
“Era quello che voleva, proprio come se lo sarebbe immaginato”. Daniele ha gli occhi pesanti davanti alla salma di nonno Gilberto, esposto nell’Aula consiliare di palazzo San Francesco, come è dovuto ai simboli della città. Non riesce a trattenere le lacrime Daniele, perché prima che il partigiano, Gilberto Malvestuto era sangue del suo sangue. Un carico emotivo di ricordi che non concede sconti alla nostalgia, neanche dopo 101, quasi 102 anni.
Il gonfalone della città fa da quinta alla salma: il fazzoletto della Brigata Maiella al collo e un rosario tra le mani, anche se credente fervente non lo era mai stato. Ma quando si è vicini al ponte, ci si aggrappa anche alle illusioni pur di immaginare di trovare qualcuno sull’altra sponda. La sua amata Leda, magari.
L’addio del comandante Gilberto alla Maiella, però, è stato lucido e dettagliato: tredici ore tredici, raccontano i familiari, durante le quali ha ripercorso a tappe la sua vita. L’infanzia, la guerra, la Resistenza, le medaglie, le lotte per la libertà, i compagni morti in battaglia, gli affetti, gli amori.
Non ha dimenticato nulla il comandante, prima di cadere nel sonno della sedazione e poi in quello eterno.
Gilberto Malvestuto è stato per la città e non solo per la città, però, qualcosa in più di un nonno, qualcosa di più di un partigiano: è stato un simbolo identitario di una comunità uscita dalle ceneri della guerra stremata negli averi, ma forte nell’orgoglio. Per le vite salvate, l’umanità regalata ai prigionieri in fuga, quella Resistenza Umanitaria che è stata tratto distintivo e di riscatto. Lui era sul campo a combattere, proprio come i suoi concittadini, in quei tempi di sospetti ed esecuzioni, erano nelle case a nascondere i “nemici”, allungandogli un tozzo di pane che non c’era o illuminando il sentiero verso Guado di Coccia. Oltre la Linea Gustav, verso la libertà. Era, Gilberto, l’immagine più bella di Sulmona allo specchio.
Ecco perché, quando lo si vedeva per strada, spinto su una sedia a rotelle, in una calda giornata di sole autunnale, si creavano intorno a lui capannelli di giovani e vecchi. Anche solo per stringergli la mano, dirgli un grazie, guardare con vanità la propria immagine riflessa.
grande ed illustre concittadino. spero gli venga dedicata una piazza o un monumento perchè se l’è ampiamente meritato e va ricordato ai posteri.
sulmo, sono d’accordo con te:a Gilberto andrebbe intestata una piazza o una strada o una scuola…insomma una struttura pubblica della nostra città. Magari, con l’occasione , si potrebbe ridare un pò di dignità a Piazza Brigata Maiella che e’ solo un grande parcheggio (oppure spostare la denominazione ad un’altra piazza piu’ dignitosa), così come andrebbero ricordati meglio i nomi di Oscar Fuà e Renzo Sciore con strade piu’ grandi e conosciute rispetto a quelle attualmente intestate ai due giovani partigiani caduti. Infine sarebbe bello ricordare, nella toponomastica cittadina, anche Ennio Pantaleo che è stato il più giovane partigiano d’Italia. Ho citato persone cadute all’epoca o che hanno avuto un’importanza particolare nella storia della resistenza a Sulmona, ma, nella nostra memoria collettiva, andrebbero ricordati tutti quei ragazzi di allora che si batterono per la loro e nostra libertà. Guido L.
IL GRUPPO CONSILIARE DI VILLETTA BARREA – PROPOSTA PER IL TERRITORIO – HA RICORDATO E RINGRAZIATO IL COMANDANTE DELLA BRIGATA MAIELLA GILBERTO MALVESTUTO CON UN MANIFESTINO AFFISSO PER LE VIE DI VILLETTA BARREA.