Lamaccio, turni massacranti dei medici, la Uil chiede alla Asl “un fattivo impegno”

 

Sui turni massacranti dei medici del Lamaccio, allarmati in questi giorni, arrivano le parole del segretario provinciale Uil penitenziari Mauro Nardella “È uno scenario che disonorerebbe uno Stato democratico come l’Italia quello che sembra si viva sul fronte medico nel carcere Sulmona”. Turni ai limiti di legge, c’è chi arriva a 48 ore, aveva denunciato il dottor Fabio Federico rimarcando la carenza di organico, in servizio presso il carcere di via sono solo in 5, costretti a coprire un monte ore di 900 mensili, circa 200 al mese a ciascuno.

Nardella invita l’Azienda sanitaria a prendere atto della questione dei dottori della casa circondariale, dal 2008 infatti la riforma che ha portato sotto l’Asl la competenza sanitaria, prima di pertinenza dell’amministrazione penitenziaria, “quello che starebbe accadendo ai medici del penitenziario peligno ha dell’incredibile” sottolinea, perchè spiega Nardella in alcuni casi ci sarebbero contratti precari, tali, “da far vivere un lavoro statuito dal giuramento di Ippocrate quasi fosse una tortura due medici in particolare vivono ancora alla giornata pur offrendo la loro opera all’interno della struttura da più di 15 anni”.

Il triste elenco: aggressioni verbali e fisiche subite dai sanitari ad opera di detenuti nonostante il lavoro svolto e l’abnegazione, da specificare che il dottor E. H. da solo è stato vittima di tre aggressioni e malmenamenti; stipendi pagati con notevole ritardo, anche più di 6 mesi, “che avrebbero costretto gli stessi dottori a dover ricorrere alle cure del debito per riuscire a tirare avanti”. Una situazione deprecabile, un contesto in cui operano infernale, rimarca il segretario Uil che chiede a dirigenti e direttori Asl un fattivo impegno “affinché ciò che dovrebbe rappresentare un modo per ben rappresentare il diritto ad un lavoro in uno Stato democratico non diventi una spada di Damocle pronta ad essere affondata nei confronti di chi, per quello che sono costretti a dover sopportare, non possono non essere che definiti eroi”.

La Uil, aggiunge Marcello Ferretti della Uil Fpl, studierà ogni possibile forma di intervento affinché il diritto di queste persone non venga calpestato. Perché come ribadisce il sindacalista, la carenza di personale medico nel penitenziario sulmonese si sta ripercuotendo sia sul diritto alla salute ma anche sulla sicurezza degli operatori sanitari e addetti alla sicurezza, “la filiera dell’assistenza  ospedale penitenziario rischia il collasso a causa della carenza di medici e operatori sanitari” e conclude “I servizi non possono più essere garantiti per il senso del dovere degli operatori ma è necessario in maniera urgente investire in risorse umane”.

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