Lavoro agile senza controlli: la Corte dei Conti bacchetta il Comune di Sulmona

Lo hanno chiamato lavoro agile, per non cadere nei soliti inglesismi. Che “smart” era troppo simile all’auto e alla tv. Ha fatto irruzione come un tornado in Italia con la pandemia e, come un tornado, ha stravolto abitudini e quotidianità.

C’è chi, soprattutto nel privato, ha scoperto che in fondo lavorare da casa non è così conveniente: all’obiettivo da raggiungere, infatti, si aggiunge, senza più quasi orari, il sugo da girare o il figlio da far studiare.

Ci sono altri, invece, specie nel pubblico impiego, che ne hanno approfittato, confondendo la postazione del computer con una doccia dove fare capolino ogni tanto per rinfrescarsi le idee. Che te li trovi in spiaggia nell’orario di lavoro o a fare l’aperitivo anticipato con la scusa del “tanto sto in smart”.

L’opportunità, come spesso accade in Italia, si è trasformata così in “trucco” per competere alle “furbiadi” e, specie la pubblica amministrazione, non è stata in grado (o non ha voluto) di attivare tutti gli anticorpi perché lo smart working, che pure nel resto del mondo è pratica diffusa, non si trasformasse in una scusa per non fare niente.

Sono mancati, anche e soprattutto, controlli e strumenti di controllo che oggi siano in grado, dopo due anni di “agilità”, di capire se il sistema può o potrebbe funzionare.

Così è accaduto al Comune di Sulmona, secondo la Corte dei Conti che nei rilievi fatti per il 2020 a palazzo San Francesco, che oggi approderanno in consiglio comunale, evidenzia proprio l’assenza di monitoraggio: “Per quanto attiene all’emergenza Covid 19 l’Ente non ha provveduto ad effettuare, in virtù di detta emergenza, modifiche al sistema dei controlli – scrivono i giudici contabili -.Non è stato effettuato il monitoraggio del conseguimento degli obiettivi e dei tempi di realizzazione assegnati in seguito all’adozione del lavoro agile”.

Questo non vuol dire che i dipendenti comunali non abbiano lavorato e che i servizi siano stati interrotti o depotenziati, ma che non è possibile stabilirlo, perché non si hanno gli strumenti per valutare in modo oggettivo.

L’unico “vino” è quello “dell’oste”: rispondendo ad un questionario lo stesso Ente ha dichiarato che il grado di difficoltà avuto per l’applicazione dello smart working è stato basso: “Gli organi di controllo interno hanno verificato l’impatto del lavoro agile sulla continuità e la qualità dei servizi pubblici forniti – si legge nella nota -, adottando soluzioni ritenute adeguate in più del cinquanta per cento dei casi”.

La Corte dei Conti ha però accertato alcune criticità nel Comune di Sulmona: il controllo di regolarità amministrativa e contabile, fatto con “tecniche di natura non statistica e non probabilistica”; il controllo di gestione che necessita di indicatori di efficienza ed economicità, oltre che di un aggiornamento tempestivo dei report funzionali al monitoraggio; la necessità di potenziare la verifica alle scelte di programmazione; fino al, conosciuto e palese ormai, claudicante controllo sugli organismi partecipati; per finire alle criticità sul controllo sulla qualità dei servizi.

10 Commenti su "Lavoro agile senza controlli: la Corte dei Conti bacchetta il Comune di Sulmona"

  1. Se “agilmente” si buttassero fuori questi fannulloni incapaci, e senza reddito di cittadinanza, allora si che non ci sarebbe bisogno di attivare gli opportuni controlli e la Corte dei Conte non farebbe nessun rilievo ma, siamo in Italia e queste sottospecie di organismi semi viventi sono anche protetti. Viva l’Italia.

  2. the dancing Queen | 24 Agosto 2022 at 14:18 | Rispondi

    A dire la verità, stando ai risultati, forse bisognerebbe controllare anche il lavoro svolto in ufficio…

  3. Bravissimo. Al comune di Sulmona molto si addice la barzelletta dell’utente che chiede all’usciere se al municipio di pomeriggio non si lavora, e riceve come risposta, che la mattina non si lavora, il pomeriggio sono chiusi.

  4. Direi che chi ha scritto l’articolo conosce ben poco delle materie trattate. Per non perdere troppo tempo a scrivere è sufficiente vedere come l’ultimo paragrafo dell’articolo non abbia nulla a che vedere col titolo e con lo smart work.
    Domando a colui che ha scritto l’articolo: che c’entra il controllo di regolarità amministrativa e contabile, il controllo di gestione, il controllo sugli organismi partecipati, il controllo sulla qualità dei servizi (il tutto rappresentato nel questionario annuale, in vigore da ben prima del covid, inviato alla corte dei conti)?
    Lo smart work non c’azzecca nulla col controllo sulle partecipate ecc…
    Chiedo per mio cuggino che, come me, non lavora al comune di Sulmona.

    • Direi che lei non ha letto con attenzione l’articolo. I rilievi su regolarità amministrativa etc non c’entrano con lo smart working, ma sono rilievi fatti dalla Corte dei Conti nella nota citata e nella quale c’è anche un paragrafo dedicato allo smart working. Il questionario a cui si fa riferimento è quello specifico per l’emergenza Covid 19 e non quello generale che è in vigore prima della pandemia. Mi saluti suo cuggino, che mi auguro non sia così presuntuoso come lei

      • Quindi non è presunzione, come dice lei sono state inserite nell’articolo questioni diverse (di cui non è in discussione la veridicità). Forse il titolo dell’articolo è tendenzialmente clickbait (ovvero fazioso)? (Come direbbe mio cuggino, quello non presuntuoso)

        • Sono tutte questioni riferite alla nota della Corte dei Conti che contiene sia le ammonizioni sullo smart working che sulle altre questioni amministrative. Non c’è nessun titolo acchiappa click, per usare l’italiano, perché i giudici contabili hanno evidenziato criticità in entrambi i casi. Quindi il titolo è pertinente, esatto e per nulla fazioso (che poi fazioso di chi?). Mi saluti suo cugggggino

  5. Francesco De Filippis | 24 Agosto 2022 at 21:53 | Rispondi

    Si tratta di un articolo scritto da un ignorante per ignoranti, che non fa che perpetuare il pregiudizio del lavoratore pubblico fannullone nelle premesse, prendendo spunto da argomenti di cui evidentemente si è del tutto all’oscuro. Dovrebbe essere vietato pubblicare qualcosa senza firmarlo, almeno ci vorrebbe questo minimo coraggio.

    • Signor De Filippis, se questo è il suo nome, il giornale ha un direttore responsabile, quindi l’articolo lo consideri firmato. Detto questo quando dà dell’ignorante ad un giornalista dovrebbe argomentare, altrimenti si scade nella diffamazione. L’articolo è tratto da una relazione della Corte dei Conti e riporta nient altro che i passaggi di questa relazione. L’unico ad essere all’oscuro è evidentemente lei, che però si permette di dare dell’ignorante agli altri

  6. Ing. Giacomo Poillucci | 30 Agosto 2022 at 10:05 | Rispondi

    Lo smart nel privato funziona. Ed è soprattutto utile in ambiti multinazionali che comportano frequenti riunioni in videoconferenza con corrispondenti in altri paesi . Orari di lavoro sottostimati che aiutano dipendenti che devono percorrere lunghi tragitti, in auto propria o mezzo pubblico . Il privato Sa Come verificare i risultati. Il pubblico generalmente no.

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