Le carte che condannano il liceo classico

Per quanto si possa dire, scrivere o leggere, non se ne vede la via di uscita. La cosa più inquietante è la mancanza di trasparenza verso chi non è addentro a certe questioni, costretto a dover credere ad una o l’altra versione con la pancia e non con la testa. Manca un approccio tecnico-scientifico alla questione, urge la necessità di prendere in mano le carte per analizzarle e vedere dove è l’intoppo, perché di intoppi, anche grossolani, ce ne sono. Il Liceo Classico è uno dei tanti edifici monumentali a destinazione d’uso pubblica che sono stati danneggiati dal sisma; allo stesso tempo è uno dei pochi nei quali non si riesce a trovare il bandolo della matassa. Nel centro storico di L’Aquila, per esempio, pian piano fanno rientro uffici e servizi.
Una corretta informazione dovrebbe analizzare l’ormai famoso parere autorizzativo, che di autorizzazione ha ben poco, e confrontarlo con il progetto, anzi, i progetti; si, i progetti sono due e non sempre lo stesso! Non ci sarebbe stato bisogno di tornare di nuovo dalla Sovrintendenza. Fermarsi alla lettura del “non si approva la voce n. 65” oppure “non si approvano i materiali previsti e le procedure tecniche di cui ai particolari rappresentati nella tav. 28” è assai riduttivo e non chiarificatorio. Come sempre bisogna prenderla alla larga per poi arrivare al quid dopo aver letto fiumi di disegni, integrazioni, pareri e lettere che in alcuni casi assumono anche toni importanti.


Il progetto del Liceo Classico è rimasto bloccato al Genio Civile per quasi due anni (Settembre 2017- Maggio 2019) a causa di un inconcludente confronto su aspetti tecnici palesemente in contrasto con la normativa vigente. L’Ente contestava il non corretto utilizzo dei coefficienti da applicare alla muratura esistente (combinazione di iniezioni e malta buona) per rappresentare l’effetto migliorativo degli interventi previsti: in sostanza si effettuavano calcolazioni sovrastimando l’effettiva risposta sismica del fabbricato. Le richieste di maggiori prove strutturali a supporto dei dati presentati non sono state mai soddisfatte generando uno stallo decisionale contraddistinto da tanta corrispondenza dal valore molto accademico e poco pratico. La situazione di impasse ha portato l’amministrazione ad avallare un secondo progetto con l’aggravio dei costi per un ammontare di 674.725,45 euro. Tale somma però non ha mai ricevuto riscontro positivo per ulteriori coperture né dalla Provincia né dall’USRC di Fossa mettendo a serio rischio un’eventuale conclusione dei lavori. La nuova versione del progetto prevede il ricorso al placcaggio della muratura, ovvero alla tecnologia dell’intonaco armato (in sostituzione del predetto coefficiente malta buona), da realizzarsi in combinazione con le già previste iniezioni.

Le nuove calcolazioni hanno sbloccato la situazione presso il Genio Civile; però è prassi consolidata che l’intonaco armato, non essendo un intervento reversibile, non è ammesso, se non per limitate porzioni, sugli edifici vincolati come appunto il Liceo Classico. Dunque già si sapeva che quell’intervento sarebbe stato bocciato dall’altro Ente in gioco, la Sovrintendenza. Quanto emerso dal tanto atteso parere non fa altro che constatare tutto ciò. Per sintetizzare i passaggi chiave del documento in questione si riportano i seguenti punti:
-che la soluzione proposta di procedere alle iniezioni diffuse e al placcaggio con intonaco armato della muratura nella sua totalità è un intervento invasivo e non coerente con i principi della conservazione (….);

  • il placcaggio delle murature, nelle limitate parti strettamente necessarie, dovrà essere realizzato con rete in fibra di vetro rinforzata e trattata con matrice in malta a base calce [L’intonaco armato è stato previsto in maniera estesa e non limitata];
  • risultando non compatibile con la tutela del bene la procedura tecnica, non si approva la voce n. 65 dell’elenco prezzi [Voce relativa alle opere di intonaco armato, poco meno di 1.000.000 euro];
  • per quanto rilevato in premessa e risultando non compatibile con la tutela del bene la procedura tecnica, non si approvano i materiali previsti e le procedure tecniche di cui ai particolari rappresentati nella tav. 28 [Elaborato in cui si rappresenta il dettaglio costruttivo dell’intonaco armato];

In sostanza si dice che il placcaggio non può essere effettuato. Ne consegue che il progetto deve essere rimodulato negli interventi strutturali rimuovendo l’intonaco armato. Così facendo si potrà avere l’approvazione della Sovrintendenza ma, venendo meno i miglioramenti strutturali, sarà per contro nuovamente bocciato dal Genio Civile, tornando di fatti al punto di partenza. Per di più non sono stati approvati ulteriori interventi di consolidamento (iniezioni ed ogni genere di perforazione sulla muratura) per ulteriori 1.500.000 euro circa. Facendo il conto della serva devono essere rivisti lavori per 2.500.000 euro su 3.800.580,57 euro, ovvero più del 60% delle opere. In sostanza ad oggi il Liceo Classico non ha un progetto architettonico e strutturale completo. La responsabilità però non è da imputare ad un rimpallo tra Genio Civile e Sovrintendenza, una dicotomia che da sempre i progettisti devono far quadrare ogni qual volta si rapportano con beni tutelati. È per questo che alcune domande vengono spontanee: perché non è mai stata presa una posizione sulla questione dei coefficienti migliorativi utilizzati nel primo progetto? Perché non sono state effettuate maggiori prove strutturali come richiesto dal Genio Civile? Perché è stato avallato un secondo progetto pur non avendo le coperture finanziare? Perché si è acconsentito ad un progetto con un indiscriminato uso dell’intonaco armato pur sapendo che sarebbe stato bocciato? Come si intende procedere ora che si hanno due progetti che non offrono una via di uscita?
Ai posteri l’ardua sentenza.

Valerio Vitucci

2 Commenti su "Le carte che condannano il liceo classico"

  1. Incompetenza ed incapacità diffusa a tutti i livelli. Questa è la Sulmona odierna.
    Quello che dappertutto è la normalità
    A Sulmona diventa impossibile.
    L’inettitudine al potere.

  2. mi chiedo se a L’AQUILA gli edifici ristrutturati sono poi così diversi da quelli di Sulmona. E nelle altre città terremotate come hanno fatto? Questa storia è ridicola. La questione è solo di direzione di flusso di denaro. Se non si usa per Sulmona si può usare per altro. Questo ovviamente con la complicità della classe politica locale.

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