Le sfumature di rosso e il barbiere di Roccaraso

Le cinquanta sfumature di rosso, del più che arancione, del rosso-arancio, del quasi lockdown, ma non proprio. Dalla mezzanotte di oggi esordiscono le nuove restrizioni made in Abruzzo, quelle dettate dal presidente Marco Marsilio, non si sa bene e non si è capito fino a che punto le une diverse dalle altre. In un crossover di restrizioni e contraddizioni con le direttive nazionali in vigore da ieri che, a dir poco, disorientano chi ne è coinvolto.

Nel Centro Abruzzo, di arancio vestito come il resto della provincia, le restrizioni aggiuntive riguardano in particolare tre Comuni: Ateleta, Roccaraso e Castelvecchio Subequo. Con tonalità e permessi diversi, almeno in apparenza. Ateleta, infatti, che ieri ha fatto registrare altri 2 contagi, ma dove la massiccia presenza di positivi si avvia in parte alla negativizzazione (ad oggi scendono a 77 i positivi, secondo il calcolo del sindaco), resta da una parte zona rossa (“conferma dell’applicazione di misure restrittive al comune di Ateleta, destinatario delle disposizioni di cui all’O.P.G.R. n. 11/2021”), ma dall’altra viene ricompresa nell’ordinanza regionale del “quasi rosso” o in “quarantena rossa”. Con una differenza, tra le due misure, che non è secondaria, specie in paesi come questi sotto i 5mila abitanti. Pur mantenendo in entrambe la chiusura delle scuole, il divieto di entrata e uscita, ma anche di circolazione nello stesso Comune salvo comprovate esigenze di lavoro, salute e necessità; la chiusura dei negozi non essenziali, infatti, tra l’ordinanza regionale del “quasi rosso” e quella governativa della zona rossa (a cui fa riferimento l’ordinanza regionale 11), c’è la differenza non trascurabile del potersi muovere una volta al giorno per andare a far visita a parenti e amici in massimo due persone con minori al seguito. In zona rossa non si può, in zona quasi rossa sì. Per centri piccoli, sotto i 5mila abitanti, la discriminante tra le due misure riguarda anche lo spostamento in un raggio di 30 chilometri dal proprio Comune. E non è una differenza da poco. 

Ma questa non è l’unica contraddizione: il presidente Marsilio aveva annunciato che le restrizioni in zona “quasi rossa” non avrebbero coinvolto i servizi alla persona, ovvero barbieri e centri estetici, lì dove nella zona rossa del governo queste attività sono vietate al pari di tutte le altre attività commerciali non essenziali (tabacchi, farmacie, generi alimentari, etc.). Nell’ordinanza regionale, però, queste attività non sono citate come essenziali: “Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità – si legge nell’ordinanza -, sia negli esercizi di vicinato, sia nelle medie e grandi strutture di vendita, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività e ferme restando le chiusure nei giorni festivi e prefestivi”. Non una parola e un’indicazione diversa. Morale: non è chiaro se oggi il barbiere di Roccaraso possa o meno aprire i battenti.

E che nelle stesse condizioni si trovano da oggi in Abruzzo diversi Comuni, grandi e piccoli: Caramanico Terme, Cepagatti, Città Sant’Angelo, Lettomanoppello, Manoppello, Montesilvano, Pescara, Pianella, Scafa, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Spoltore e Turrivalignani, Castiglione a Casauria e Torre dei Passeri (nella provincia di Pescara), Bucchianico, Chieti, Francavilla, Lanciano, Miglianico, Ortona, San Giovanni Teatino, Torrevecchia Teatina e Ripa Teatina (in provincia di Chieti), Silvi, Pineto, Roseto (in provincia di Teramo) e ancora Ateleta, Cagnano Amiterno , Capitignano, Castelvecchio Subequo, Ovindoli, Pizzoli e Roccaraso (in provincia dell’Aquila). 

Come ci si muove si sbaglia.

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