L’esercito dei civili

Il 24 giugno è iniziata l’avventura del servizio civile universale per 441 ragazzi e ragazze abruzzesi legati al Centro Servizi per il Volontariato. Di questi in Valle Peligna sono stati in 39 ad entrare in attività, 4 a Pratola alla Croce Verde e 35 a Sulmona divisi fra Avulss, Dopo Lavoro Ferroviario, Ente Comunale, Cooperativa sociale Horizon Service, ASP 2, Pia Fondazione Cercone e Anffas. Ed è proprio all’Anffas che siamo stati per parlare con due ragazze che come nella staffetta su una pista d’atletica stanno per passarsi il testimone: Silvia Casasanta e Francesca Antolini.

Silvia è giunta ormai alla fine del suo percorso di servizio civile, ha 20 anni ed ha scelto di svolgere quest’anno di volontariato subito dopo essersi diplomata. “Dopo il diploma al liceo Linguistico – spiega -, volevo mettermi alla prova per capire se questo era il settore dove avrei poi voluto formarmi e lavorare”. Ora che il suo anno è alla fine, è assalita dalla malinconia, vorrebbe rimettere le lancette indietro di 12 mesi e riniziare tutto da capo.

Questa è in fin dei conti la fortuna di Francesca, che ha 25 anni e che è appena arrivata all’Anffas dopo un anno passato a scuola come tirocinante perché è alla conclusione del suo percorso di studi in Scienze della Formazione. “A scuola – racconta Francesca – ho capito quanto è importante avere la sensibilità giusta e le competenze per lavorare con i ragazzi e le ragazze disabili e per questo motivo ho deciso di lanciarmi in questa avventura, per avere maggiore esperienza e confidenza con la disabilità quando poi un giorno lavorerò nel mondo della scuola”.

In Italia quest’anno i posti disponibili per il servizio civile sono stati oltre 55 mila. Un esercito non violento di volontari che opererà nei settori del sociale con l’assistenza ai diversamente abili e agli anziani, ma anche nei settori della difesa dell’ambiente, nella protezione civile e nella valorizzazione dei beni artistici e culturali. “Questa diventa un’esperienza determinante per la vita dei ragazzi e delle ragazze – racconta Marina Panetta, responsabile del servizio civile per l’Anffas -. Mettono a disposizione della collettività un anno delle loro vite e ne escono cresciuti, maturi, consapevoli e formati. Molti dei ragazzi che hanno svolto qui il servizio civile, hanno poi trovato lavoro in questo campo. È a tutti gli effetti una crescita lavorativa e personale, oltre che una grande occasione di vita”.

Il servizio civile universale, anche se spesso viene visto dai ragazzi come ripiego temporaneo fra la scuola e il mondo del lavoro, è in realtà una delle cose belle che questo Paese ha da raccontare. Scavando nella sua storia, viene fuori che c’è nella sua genesi anche un pezzo di Sulmona. Sì perché il servizio civile nasce come alternativa alla leva militare ed è stato assimilato, col tempo e con fatica, alla difesa non violenta e non armata della patria. Uno dei primi obiettori di coscienza in Italia è stato Mario Pizzola, sulmonese doc che nel 1971 venne arrestato dopo aver preso parte alla prima dichiarazione di obiezione di coscienza collettiva – fino a quel momento erano state tutte individuali. Pizzola fu trasferito nel carcere militare di Peschiera del Garda per aver rifiutato di imbracciare le armi, lì vi passò diversi mesi, duri ma formativi, che ha raccolto in un diario da poco ridato alle stampe. Va da sé che in Valle Peligna il servizio civile ha un qualcosa in più, un senso differente, accentuato: ha una testimonianza vivente, tangibile del suo valore, di ciò che è e di ciò che è stato.

All’Anfass i ragazzi e le ragazze del servizio civile lavorano al fianco dei 14 utenti, ragazzi con disabilità che hanno finito il percorso di studi e che in questo modo vengono strappati alla marginalità alla quale sono purtroppo condannati. Qui ci si diverte ogni giorno con la musica, il teatro, le escursioni, l’agricoltura sociale. Poi ci sono i laboratori di manipolazione dai quali vengono fuori delle splendide creazioni che  vengono vendute e finanziano il centro insieme ai proventi del 5×1000. Prodotti di una certa notorietà e importanza, tanto da finire sotto l’attenzione dell’ambasciatore social dell’abruzzesità nel mondo: l’Abruzzese fuori sede. Qualche settimana fa infatti, l’Abruzzese dalla sua pagina Facebook ha rilanciato “le sulmontine”, le shopper bag con su scritte le frasi sulmonesi per eccellenza, da “Frechet” a “Scine ca scine” a “Jamm mo”. Un risultato ottenuto anche grazie al servizio civile.

Allora se c’è una cosa che il servizio civile fa è quella di far diventare i ragazzi, adulti. Pone in essere il contatto necessario fra la propria esistenza e la diversità e un anno dopo restituisce una sensibilità del tutto nuova. Mostra che se la diversità genera solitamente paura, rifiuto o timore, questo è solo verso qualcosa che non si conosce. L’etica della cura è contrapposta alla spirale dell’incuria che il sistema ha verso le persone e il pianeta. Allora cultura, sapere, esperienza e conoscenza diventano improvvisamente “armi”, innocue ma potentissime, del mondo che viviamo. Questo esercito non violento si rende conto che i confini non vanno sempre necessariamente difesi – anche a costo della vita. I confini possono essere abiurati, ripudiati, distrutti. Quando sono confini mentali, basta un semplice abbraccio per oltrepassarli, un sorriso per vederli definitivamente sgretolarsi.

Savino Monterisi

2 Commenti su "L’esercito dei civili"

  1. Lupus in fabula | 27 Giugno 2021 at 10:19 | Rispondi

    “… I confini possono essere abiurati, ripudiati, distrutti.” …
    quelli del molliccio occidente certamente Sì, andate a provare con i confini con gli “altri” …butteranno la chiave della fogna in cui vi rinchiuderanno.

  2. Lupus in fabula | 27 Giugno 2021 at 10:21 | Rispondi

    degli “altri” …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*