Liceo classico: punto a capo, peggio

(foto Oneshotlive)

L’annosa vicenda è giunta ad un punto di svolta: si ricomincia da capo. La DGC n.196 del 29/10/2020 ed il relativo capitolato di appalto dicono tante cose, tra le righe ancor di più. Per cominciare si dà implicitamente mandato per la revoca dell’incarico al vecchio progettista visto che la progettazione esecutiva “nonostante le ripetute rielaborazioni e integrazioni, non ha ottenuto le prescritte autorizzazioni”. Qui verrebbe da fare la prima amletica domanda, dal sapore molto populista: chi paga? Dal settembre 2017 (richiesta autorizzazione sismica) sono passati più di tre anni di controversie terminate nel peggiore dei modi. Chi aveva il compito di verificare l’operato tecnico a tutela del bene comune: assessori, dirigenti del IV settore, Rup, supporto al Rup? La stessa revoca, se effettivamente necessaria, poteva essere fatta prima? Non ultimo, che fine hanno fatto i proclami dell’assessore “sull’adeguamento alle previste prescrizioni […] che comporterà l’impiego di pochissime settimane da parte dell’architetto progettista” per avviare i lavori ad ottobre, quello appena passato? Dalla rettifica alla determina a contrarre, sollecitata forse dall’interrogazione dell’ultimo consiglio comunale, si evince che la terza versione del progetto esecutivo non è mai stata redatta.

Gli ingiustificati ritardi degli ultimi tre anni sembrano essere stati riconosciuti dato che nel capitolato di appalto si pongono rigide condizioni. Il nuovo progetto esecutivo dovrà essere redatto entro “giorni 30 (trenta) naturali e consecutivi decorrenti dalla data di ricevimento della richiesta da parte del Comune; per ogni giorno di ritardo sarà applicata una penale dello 0,1% e comunque non superiore al 10% del corrispettivo professionale”. Non si tiene conto però del fatto che il nuovo progetto esecutivo deve essere redatto sulla scorta del definitivo nel quale persiste ancora il contestato utilizzo dei coefficienti migliorativi applicati alla muratura (malta buona + iniezioni). Il nuovo progettista dovrà così prendere in consegna una nuova struttura, analizzarla, comprenderla, quindi rielaborare le calcolazioni per apportare le necessarie varianti al vecchio progetto definitivo (elaborati grafici, computo metrico, piano della sicurezza…) ed infine elaborare il nuovo progetto esecutivo cercando di far quadrare in soli trenta giorni le prescrizioni non soddisfatte in tre anni. Il tutto verrà retribuito con un compenso di soli 20.000 € per una progettazione che deve ripetere anche quella definitiva già saldata. Viste le recenti esternazioni di esponenti politici sarebbe interessante rendere partecipe anche l’intera cittadinanza sul “come verranno composte le esigenze che si pongono a cavallo tra le prescrizioni della sovrintendenza e il rispetto dell’indice minimo di vulnerabilità”. Dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano dato che si riferiscono ad aspetti tecnici che solo un risolutivo progetto strutturale ed architettonico può contemplare.

Una ventata di novità ed ottimismo è stata inoltre apportata dalla “innovativa” procedura dell’appalto integrato per la progettazione esecutiva congiunta con l’esecuzione dei lavori. Bene, secondo il Codice dei contratti pubblici “è vietato il ricorso all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione di lavori ad esclusione dei casi di affidamento a contraente generale, finanza di progetto, affidamento in concessione, partenariato pubblico privato, contratto di disponibilità, locazione finanziaria”. È stata comunque scelta tale procedura in quanto il Decreto Sblocca Cantieri ha sospeso il suddetto divieto per i bandi indetti entro il 31 Dicembre 2020, termine prorogato al 31 Dicembre 2021 dal Decreto Semplificazioni. Sostanzialmente ci si pone in una zona grigia della normativa di settore che non ancora presenta un adeguato ventaglio di esempi da prendere a riferimento, se non le perplessità sollevate da Anac e Cnappc. La questione si fa ancora più buia se si analizza la conditio sine qua non: la procedura per l’appalto integrato è prevista solo ed esclusivamente qualora “l’elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell’appalto sia nettamente prevalente rispetto all’importo complessivo dei lavori”. La normativa non chiarisce quale debba essere l’effettiva portata dell’elemento tecnologico il che rende ancora più incerta la sua interpretazione data per scontata nella delibera. La ratio dovrebbe essere quella di favorire un dialogo tra il progettista esecutivo e l’impresa nel caso di opere complesse in cui i dettagli tecnologici non sono di poco conto. A vedere il progetto definitivo, perché è qui che deve essere previsto l’elemento tecnologico, non si riscontrano però opere rilevanti in tal senso; nuove murature, iniezioni, cerchiature, consolidamento dei solai, cordoli di piano e di copertura in acciaio o calcestruzzo sono tecnologie di uso corrente utilizzate in quasi tutti gli interventi di ricostruzione post sisma. Eppure questa sfumatura la delibera sembra averla colta ritenendo “necessario ricercare soluzioni diverse da quelle ordinarie”. In pratica ci si autodenuncia dichiarando che devono essere trovate soluzioni differenti da quelle messe a bando, il progetto definitivo, che sono ordinarie, quindi non tecnologicamente complesse. Questo dettaglio, se sottovalutato, rischia di risucchiare già in partenza il futuro progetto nel cortice degli esposti da parte di tecnici ed imprese che risulteranno non aggiudicatarie. La posta in palio infatti è alquanto allettante visti i 3.249.858,18 € dell’importo totale dell’appalto, la nuova scuola di Pacentro docet.

Insomma, quella che dovrebbe essere una volata finale sembra essere più una corsa ad ostacoli con nuove diverse possibili insidie. Per il bene del liceo classico ci si augura, almeno questa volta, di sbagliarsi.

Valerio Vitucci

16 Commenti su "Liceo classico: punto a capo, peggio"

  1. Mariotti gianni | 22 Novembre 2020 at 09:33 | Rispondi

    L’Aquila va avanti perché gli aquilani amano la città …..noi no purtroppo è mi dispiace…..

  2. Mariotti gianni | 22 Novembre 2020 at 11:01 | Rispondi

    A cosa??????

  3. pasquale di toro | 22 Novembre 2020 at 11:27 | Rispondi

    caro signor STEFANO se hai le palle (ma dubito ) visto che so per certo che per “”””porcarone del finto volontariato”””dimmi chi sei almeno ne parliamo a voce !! per adesso non posso dire altro che sei un povero invertebrato che attacca il volontariato !! cio’ che abbiamo fatto e’ all’occhio di tutti evidentemente tu li hai bendati !facile fare i leoni dietro una tastiera peccato che quando siete in giro beelate come pecore !!sappi che ringraziando dio non ho mai avuto bisogno di qualcuno per prendere gli appalti riguardo a quell’appalto!! sei solo vergognoso e spero di incontrarti e sentirmelo dire in faccia queste schifezze che sai solo scrivere

  4. Complimenti sig. Vitucci i suoi articoli sono sempre di alto livello. Complimenti di nuovo.

  5. Ma il progettista chi è?

  6. Tra palazzo centri e il liceo ci sono differenze nella tipologia di lavori da fare o meglio nelle richieste specifiche fatte dalla sovrintendenza, sono esempi difficilmente paragonabili perché le condizioni e richieste determinano tecniche e lavori.

  7. A qualche sprovveduto commentatore sfugge che il signor Vitucci è un tecnico che conosce la materia a differenza di difensori d’ufficio

    • Mariotti gianni | 23 Novembre 2020 at 08:52 | Rispondi

      Questo paese si trova così per i troppi super laureati disoccupati …..scienziati in un piccolo paese come Sulmona e i risultati sono sotto gli occhi di tutti …..quindi meglio essere difensore d’ufficio….ma vedere una città bella e viva ….che essere saccente nel cimitero

    • Pasquale di toro | 23 Novembre 2020 at 23:01 | Rispondi

      Palazzo centi è molto più di pregio del liceo classico signor Mirko ! Riguardo alla professionalità di alcuni tecnici bisognerebbe vedere se poi non diventi di orientamento politico!! Difensori di ufficio??? Io mi firmo CON DI TORO PASQUALE molti dovrebbero metterci la faccia e anziché criticare le scelte con pessimismo diventare un po’ più costruttivi e positivi!!! Fino a quando SULMONA AVRÀ PERSONE ………. continuerà a regredire come loro!!!!

  8. Chi a suo tempo disse che le osservazioni della soprintendenza erano un macigno, l’assessore e le truppe cammellate risposero che erano i soliti disfattisti che lavorano contro la città. L’architetto Vitucci aveva ragione allora e, putroppo, penso avrà ragione anche stavolta. Il paragone con palazzo Centi è del tutto inappropriato, perchè il progetto risale a prima della modifica del codice degli appalti e soprattutto, come spiega bene in questo articolo Vitucci, manca per l’appalto integrato l’innovazione tecnologica che giustifichi il ricorso a questa procedura. Remare nella stessa direzione, per rispondere a quello che Zavarella scrive sui social, significa anche e soprattutto evitare di far impantanare il liceo classico in un’altra palude di burocrazia e ricorsi. Difficile comprendere a chi guarda solo alle elezioni di giugno prossimo

  9. Mariotti gianni | 23 Novembre 2020 at 09:07 | Rispondi

    Chiedo a vitucci che non conosco e non giudico…..tanti articoli dove si dà addosso a tutto e tutti …..potrei avere da parte sua e del suo titolo di architetto la soluzione…..attendo con ansia

  10. Il problema di Sulmona e’ che siamo in mano a gente incompetente ! Tutto il resto è chiacchiericcio ! Quando andate a votare battevi la coscienza !

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