L’INTERVISTA/Don Lorenzo, la chiamata inaspettata del giovane sacerdote sulmonese

Classe 1985, sulmonese, Lorenzo Conti, anzi, Don Lorenzo, ci parla del suo percorso, della sua scelta di vita inaspettata.

Dagli anni del liceo, al cammino di Santiago di Compostela, le esperienze di un ragazzo come tanti, amante della natura e dalla battuta pronta, con una attività di famiglia ben avviata, fino a quella chiamata, per tanto tempo soffocata e poi accolta. Perché superiamo il cliché, sacerdoti non si nasce o perlomeno non in questo caso.

Don Lorenzo com’è andata, quando è arrivata la “chiamata”?

Facendo un salto indietro, ricordo quando, dopo essermi diplomato, iniziarono a girarmi per la testa “strani pensieri”, soprattutto riguardo al mio rapporto con Dio, quel Dio di cui mi avevano parlato sin da bambino, eppure nella mia esperienza personale mi ero ritrovato più volte (come tante altre persone) a chiedermi dove si fosse nascosto. La mia vita ha continuato a scorrere normalmente, lavoro, amici, viaggi, ma di tanto in tanto quello “strano richiamo” tornava a tormentarmi nonostante avessi cercato più e più volte di soffocarlo o di farlo scomparire. Mi resi conto allora di essere arrabbiato con Dio, almeno con l’immagine che avevo di Lui perché in fondo, non avevo la benché minima idea di chi fosse, avendo vissuto la mia fede in maniera essenziale e solitaria, sopportando poco la vita parrocchiale e l’idea di partecipare a movimenti o associazioni ecclesiali. Il Signore ha un forte senso dell’umorismo a quanto pare.

Prima come era la sua vita?

La stessa di molti altri ragazzi nati e cresciuti a Sulmona. Ho frequentato il liceo delle scienze sociali “Vico”, conservo tanti bei ricordi legati al percorso di studi, ai professori, ai compagni di classe. Ricordo con nostalgia i tempi in cui piazza XX era gremita di ragazzi e il sabato sera non si riusciva a trovare un posto per sedersi. Frequentavo i vari pub e locali aperti in città ed ho contribuito a consumare i sampietrini di corso Ovidio facendo anche io le dovute “vasche” che ogni sulmonese è tenuto a percorrere. Sono cresciuto nel clima della Giostra Cavalleresca e partecipato attivamente come tamburino, ricordi meravigliosi e indelebili. Poi andai a Roma per diventare orologiaio riparatore, da quel momento le cose cambiarono radicalmente, dal lunedì al venerdì ero pendolare e le lunghe ore di viaggio mi portavano a pensare tanto sulla mia vita e sul senso che avrei voluto attribuirle e sono convinto che tutto quello che ho vissuto, in modo particolare negli anni precedenti all’ingresso in Seminario, mi abbiano preparato a maturare quella fondamentale scelta per la quale oggi sono sacerdote.

Ha inizialmente proseguito con l’attività di famiglia poi però..

Qualcosa nel profondo mi spingeva a definire questa situazione smettendola di fare finta di niente e dopo aver imparato il mestiere dell’orologiaio, aver fatto progetti per l’apertura di un laboratorio di riparazioni, aver coltivato il desiderio di avere una famiglia e tutto ciò che ne consegue mi sono ritrovato interiormente con le spalle al muro e non sono più riuscito, con le mie sole forze, a contenere questo potente richiamo e mi sono dovuto arrendere. A 25 anni ho deciso di far cadere ogni resistenza e provare a ritrovare la pace interiore assecondando questa “richiesta” di dare a Dio un’altra possibilità e la mia vita ha iniziato a cambiare…Quella che definiamo come “chiamata” non può essere semplicemente ridotta ad un istante della propria vita ma è quel momento in cui dopo aver fatto sintesi di quanto hai vissuto fino al punto in cui ti trovi, inizi a leggere le cose da una prospettiva differente, con occhi diversi, accorgendoti della presenza di qualcuno che ti ha accompagnato fino a quel momento per metterti di fronte ad un’opportunità unica e irripetibile.

Qual è stato il suo percorso per diventare sacerdote?

Cercando di capire se davvero poteva essere quella del sacerdozio la strada che il Signore mi stava indicando, mi resi conto di non avere la benché minima idea di quale potesse essere il punto di partenza. Chiesi aiuto al mio parroco che mi accompagnò poi dal vescovo, all’epoca ancora Mons. Angelo Spina; a lui esposi le mie intenzioni, così partecipai ad alcuni incontri organizzati dal Seminario Regionale di Chieti, qui ho potuto confrontarmi, ascoltando la testimonianza di altri ragazzi. Il primo giorno in Seminario fu un’esperienza che non dimenticherò mai, un frullato di emozioni e sentimenti differenti, una serenità mai provata prima, e al tempo stesso, ero spaventato perché era tutto nuovo, stavo entrando in una dimensione completamente sconosciuta. Come quando ci si trova dinanzi ad una porta socchiusa e si prova il desiderio di vedere che cosa ci sia dall’altra parte, avrei potuto farmi i fatti miei e tornare sui miei passi ma l’avrei rimpianto per tutta la vita e decisi di fidarmi di quella “sensazione”. Il primo anno è di discernimento, durante il quale si riflette su se stessi e sulla scelta che si vuole affrontare. Seguono cinque anni di studio (biennio filosofico e triennio teologico) ed infine un ultimo anno che porta gradualmente dal Seminario e all’ingresso nella vita pastorale della diocesi di appartenenza. Sette anni durante i quali l’obbiettivo dovrebbe essere quello di riequilibrare le quattro dimensioni della formazione: umana, psicologica, spirituale e intellettuale.

Come vive la giornata da giovane don?

Ho iniziato ad esercitare il ministero a Sulmona nella parrocchia di Maria SS. Ausiliatrice come vice parroco iniziando a collaborare con don Carmine Caione. Celebrazioni, eucarestia, catechismo per bambini e ragazzi, la Caritas parrocchiale alla quale purtroppo si rivolgono molte persone con difficoltà di ogni genere. Ogni mese faccio visita alle persone anziane o malate che hanno difficoltà per venire in chiesa e chiedono di poter ricevere l’eucarestia. Dal mese di settembre (2017) ho ricevuto la nomina come responsabile dell’Ufficio di Pastorale Giovanile della nostra Diocesi. Tante attività, nel mese di marzo scorso, durante la Quaresima e in preparazione alla Pasqua abbiamo vissuto con i giovani due momenti importanti, un incontro fatto essenzialmente di ascolto e di confronto con i ragazzi per sentire la loro voce, i loro desideri e paure, la loro idea di chiesa, e il frutto di queste riflessioni e stato poi inserito nelle meditazioni presentate durante la via crucis dei giovani. Poi l’evento più importante da Papa Francesco l’incontro a Roma con i giovani italiani.

Ecco, Papa Francesco, un papa vicino agli ultimi, l’accoglienza secondo lei

L’accoglienza è sicuramente una delle principali caratteristiche della vita cristiana ma al tempo stesso una delle realtà più difficili da mettere in pratica perché richiede grande equilibrio, responsabilità e disponibilità soprattutto quando ci si trova di fronte agli “ultimi”. Sicuramente bella e stimolante è la testimonianza di Papa Francesco il quale mette continuamente in evidenza l’importanza di questa colonna portante della spiritualità cristiana. Il mondo purtroppo sembra spingere nella direzione opposta creando sempre di più una mentalità individualista: ciò che conta di più è l’affermazione della libertà del singolo, di conseguenza l’altro mi sta bene finché non diventa ostacolo a questa realizzazione. Non voglio essere “catastrofista” ma essenzialmente, accogliere ed essere accolti dagli altri, vivere insieme, in comunione, significa imparare a correre dei rischi, rinunciare a sé stessi, creare spazio nella propria vita e siamo sempre meno disposti a farlo, illusi dall’idea di poter dominare la nostra vita e il mondo. La realtà è ben diversa e per questo le giovani generazioni faticano nello scoprire la vera bellezza dello stare insieme.

Anna Spinosa

8 Commenti su "L’INTERVISTA/Don Lorenzo, la chiamata inaspettata del giovane sacerdote sulmonese"

  1. Giusto il concetto di accoglienza, caro don. Però,secondo me, il miglior modo di accogliere e di osservare cristianamente i dettati del vangelo, sarebbe quello che ogni famiglia o persona che ne abbia le possibilità( e sono molti di quelli che desiderano accogliere) facesse domanda per prendersene almeno un paio ed accoglierli in famiglia. Dire accoglienza e poi demandarne la realizzazione allo stato ,regioni e comuni, mi sembra troppo facile. (Che poi diventa accoglienza solo delle barche e fonte di guadagno per tanti lestofanti). Questo è il vero cristiano. Difatti l’accoglienza nei vangeli si riferisce ai singoli e non allo stato. “Ero forestiero e non mi avete accolto”. Penso si riferisse al Messia, che fu crocefisso e fu scacciato a sassate da Gerusalemme. Mica dice:”eravamo migliaia e non ci avete accolti”.
    PS Sempre secondo me , (è una mia idea per carità,ognuno è libero di pensarla) Don Lorenzo, bontà sua, ha deciso in tutta autonomia di abbracciare quel cammino,secondo la sua coscienza e le sue convinzioni. Non credo che nessuno lo abbia chiamato.

  2. Ma che davero: lei deve argomentare,deve discutere. Troppo comodo, due parole offensive e via. Lei crede alla chiamata? Io no! Allora anche io uso la sua arma: lei è un fesso a 24 carati. E se il Germe banna me, banni anche “ma che davero”.
    PS Se lei la pensa diversamente dica perché! E’ così che si discute nei forum. Si misuri COME ME, se ne ha il coraggio, FREGNONE!

  3. Si misuri CON ME. FREGNONE.

  4. Grandissimo Don Lorenzo!

  5. Caro il Germe, complimenti per il suo blog, nel suo giornale on-line, ci sono tante notizie esaurienti che riguardano la valle Peligna ed il suo hinterland. Per questo io vengo a consultarvi così mi informo sui fatti del territorio dove vivo. Ne approfitto anche per scrivere qualcosa, nella speranza che possa accendersi un dibattito culturale su questo o quello. Invece, a rispondere ai miei post, argomentati ed esposti per quel che concerne il nocciolo della questione, sono i soliti noti, che non ammettono devianze al loro modo di pensare, specie uno, con la scucchia sotto al naso. Sono loro i veri custodi della verità, , i depositari del pensiero unico e solo, sono coloro che è così e basta. Ma sono soprattutto coloro che non avendo argomenti da contrapporre ai miei, se ne escono con apodittiche stroncature , nemmeno fossero dei Nobel della letteratura o dei vincitori del premio Pulitzer. Io nel mio post, non credo di avere detto delle corbellerie da fare “scompisciare” chi legge o di essere un guitto ,capitato per caso dalle parti de Il Germe. Chissà chi si cela dietro il nick di uno che scrive alla romana? Avrei preferito che costui mi elencasse dove io lo faccio scompisciare.
    Due argomenti ho messo in evidenza:
    1)l’accoglienza vera ,cattolico-cristiana è quella diretta e non quella predicata per gli altri, alla maniera di armatevi e partite. Quella delle persone che ospitano nella propria abitazione , due o tre migranti-forestieri. Quella secondo me la vera carità.
    2) la chiamata-Chiamata da chi? Da quello che penso io. Il buon Don, ha scelto da solo (libero arbitrio)la strada da intraprendere ,secondo le proprie convinzioni e predisposizioni e perché no, cultura. Altrimenti dovremmo ammettere che il padreterno chiami anche i gay a servirlo,quelli di cui parlano le cronache attuali con tutti i suoi risvolti. Io ne dubito.Se “per davero” ,ha altre convinzioni non deve fare altro che esporle. Questo che io dico fa ridere? Sono ballon d’essai? Io non ne sono convinto.
    PS -Potrei parlarne all’infinito ,ma cito una frase di San Tommaso D’Aquino,(a proposito dell’accoglienza) dalla sua “Summa Thelogiae”: “Dobbiamo volere il bene di tutti gli uomini, ma non potendo fare del bene a tutti ,dovremo essere ineguali nel fare del bene,a seconda che il prossimo sia più o meno legato a noi nelle diverse circostanze”.
    Chiudo con il cardinale Athanasius Schneider : “Il fenomeno della cosiddetta “immigrazione”rappresenta un piano orchestrato e preparato a lungo da poteri internazionali per cambiare radicalmente l’identità cristiana e nazionale dei popoli europei.” Anche Gesù raccomanda di non farsi fregare: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi;siate dunque astuti come i serpenti e semplici come le colombe”.
    ED ORA “MA PER DAVERO”,,SI SCOMPISCI DALLE RISATE.
    A RISENTIRCI ,CHISSA’ DOVE E CHISSA’ QUANDO. AU REVOIR.

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