L’ossimoro della memoria: nessun invito ai familiari del partigiano per i 60 anni della Medaglia

E’ una gaffe istituzionale che i nipoti del partigiano Amleto Contucci non hanno voluto far passare sotto silenzio. Perché il prossimo 2 maggio se Sulmona potrà celebrare i 60 anni della Medaglia d’oro al valor militare alla Brigata Maiella, si deve anche al sacrificio di quell’uomo umile che, nonostante claudicante per un infortunio avuto sul lavoro, si arruolò nella formazione partigiana rimanendo ucciso da una scheggia, insieme a Renzo Sciore, nella battaglia di Montecarotto.

L’evento, che oggi verrà presentato in una conferenza stampa, prevede il picchetto armato al monumento in via Togliatti e gli interventi del commissario straordinario Ernesta D’Alessio, del presidente onorario dell’associazione nazionale ex combattenti del Gruppo patrioti della Maiella, Lando Sciuba, degli studenti del liceo Ovidio e, ancora, nel pomeriggio, l’inaugurazione della mostra al teatro Caniglia ad opera di Smemoranda e (alle ore 16), prima del concerto, la presentazione del libro “Notti senza fine” che lo storico e scrittore Lucio Febo dedica proprio alla battaglia di Montecarotto, con il ricordo da parte del ricercatore Edoardo Puglielli, delle figure e delle storie di Amelto Contucci e Renzo Sciore.

Tutti invitati, tranne i discendenti dello stesso Contucci che hanno appreso dell’evento quasi per sbaglio solo sabato scorso durante la marcia sul Sentiero della Libertà.

Con due distinte lettere inviate all’associazione che organizza l’evento e al commissario straordinario del Comune di Sulmona, così, le nipoti di Contucci hanno sfogato tutta la loro amarezza per una dimenticanza che si fa ossimoro nel giorno della memoria.

“Ci chiediamo come sia possibile spendere il nome di nostro nonno, volerlo ricordare insieme al povero Renzo Sciore, senza un preventivo coinvolgimento dei familiari e discendenti diretti, che sono venuti a conoscenza dell’evento in modo del tutto casuale – scrivono le cinque nipoti del partigiano -. Perché non coinvolgerci, perché escluderci? La morte di nostro nonno non è stata solo un dramma nel corso della storia, ma è stato anche e soprattutto un dramma umano, la causa di enormi difficoltà e sofferenze che, come un’onda d’urto, hanno segnato, per anni, la vita della moglie e dei figli. Nostro nonno era uno spirito generoso, un animo nobile e un uomo semplice che, sebbene padre di tre figli in tenera età e claudicante per un infortunio sul lavoro, decise di unirsi alla Brigata Maiella, animato da un profondo sentimento di libertà e di giustizia contro la protervia, la soperchieria e le atrocità commesse dal nemico. È morto a 35 anni, nei giorni terribili della battaglia di Montecarotto, durante un giro di ricognizione, colpito da una scheggia, lasciando la moglie e tre figli, Teresa di 8 anni, Antonietta di 4 e Franco di appena un anno. Vogliamo sperare nella vostra buona fede: qualora il nostro mancato coinvolgimento fosse intenzionale, sarebbe un fatto di estrema gravità, non solo lesivo della memoria di nostro nonno, ma anche suscettibile di creare la percezione errata, ingiusta e inammissibile di un disinteresse della nostra famiglia verso quel ricordo che è invece sempre vivo in ognuna di noi, nel rispetto di valori civici e morali che voi, purtroppo, in questa circostanza, non siete stati capaci di osservare”.

3 Commenti su "L’ossimoro della memoria: nessun invito ai familiari del partigiano per i 60 anni della Medaglia"

  1. Per restare in argomento vorrei far rilevare come Sulmona, nella sua toponomastica, ha trattato piuttosto male i suoi partigiani: via R.Sciore è poco più di una strada condominiale, via Contucci, breve, scorre accanto a qualche palazzina (anche al loro retro), via Troilo è breve e poco visibile, per non parlare di Piazza Brigata Majella che è praticamente…il parcheggio dell’Ufficio Postale, senza una lapide, uno spazio dedicato…insomma un minimo di ricordo. Non sarebbe il caso di cambiare toponomastica e dare più rilevanza, visibilità, rispetto a quei ragazzi di 80 anni fa caduti per un giusto ideale ed al loro comandante? Poi, trascorso il tempo necessario, ritengo che andrebbero ricordati anche Ennio Pantaleo e Gilberto Malvestuto oltre agli altri partigiani\patrioti sulmonesi che, nel corso degli anni, ci hanno lasciato. Guido

  2. In compenso, in tempi recenti, sono state intitolate strade e scuole a fascisti locali.

  3. Idem via Oscar Fua’, una minuscola traversa. Credo negli anni ‘80.

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