L’ultimo inchino al pastore d’Abruzzo

Per dirsi abruzzese bisognava aver avuto a che fare con lui: cantanti e cantastorie, politici, giornalisti, chef e tavernieri, imprenditori e, ovviamente, pastori. Gregorio Rotolo era quello che ci aveva messo la faccia e la stazza: l’icona dell’abruzzesità che, lui e qualche illuminato allevatore (tra cui, anche e soprattutto, Nunzio Marcelli), con orgoglio avevano trasformato negli anni Novanta in uno status diventato poi simbol: avevano fatto capire al mondo, ma soprattutto agli abruzzesi, che delle proprie origini non bisognava vergognarsi. Anzi: erano il valore aggiunto, la genuinità e l’autenticità che marcava e marca la cifra tra il vero e l’imitazione, tra la qualità e la volgarità.

Di “ignorante”, d’altronde, Gregorio aveva ben poco: attento studioso del territorio e delle sue risorse, abile trasformatore di materia prima, imprenditore dallo sguardo lungo e dalle poche parole, poeta come solo i poeti sotto le stelle di un cielo transumante possono essere.

Era lì, sotto il cielo stellato, davanti al fiasco di vino e il pezzo di cacio, che spiegava la sua scelta: quella della pastorizia, dell’essere e ostentare la propria abruzzesità.

Era così anche quando lo si incontrava nelle fiere, dove non andava a vendere, ma a spiegare: con quelle pezze di cacio riesumate dalla tradizione, modificate e inventate, che hanno conquistato i migliori ristoranti del mondo. Da Scanno a Chicago. A spiegare i segreti e le ricchezze della biodiversità, dei saperi e dei sapori.

Gregorio Rotolo è morto ieri a 62 anni dopo una brutta malattia: col suo bastone, ora, a pascolare i prati dell’Eden.

L’omaggio trasversale di politici e operatori del settore, dalla Confesercenti all’Uncem e al Pnalm, dalla Pezzopane a Liris e Marsilio, dei tanti amici e conoscenti, dei tanti abruzzesi, sta lì a dimostrare quale e quanto sia stato l’affetto nei confronti del “gigante buono”, forte e gentile, come il suo Abruzzo e le sue montagne.

Oggi alle ore 15 il suo funerale a Scanno, l’ultimo inchino al pastore d’Abruzzo: tanto di cappello, anzi di berretto.

2 Commenti su "L’ultimo inchino al pastore d’Abruzzo"

  1. lui era il vero illuminato. RIP. Orgoglio Abruzzese.

  2. Sergio Cannavicci | 14 Marzo 2022 at 23:04 | Rispondi

    💔💔💔

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