Maltrattamenti e botte ai genitori novantenni, a giudizio

E’ accusato di aver picchiato e maltrattato i propri genitori novantenni: lei 88 e lui 93 anni, in particolare. Un’accusa pesante, anche dal punto di vista penale, che prevede pene che vanno dai 4 ai 9 anni di reclusione.
Ieri l’uomo, Natale Bruno, sessantasei anni di Raiano, è stato rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Sulmona: oltre all’accusa di maltrattamenti, dovrà rispondere il prossimo 2 luglio anche di quella di lesioni personali aggravate.
I fatti risalirebbero allo scorso anno, quando al termine di un periodo durato nove mesi, il fratello dell’imputato si rivolse ai carabinieri chiedendo e ottenendo che gli anziani genitori venissero trasferiti presso la sua abitazione, per fermare cioè quella che veniva considerata una vessazione continua.
Secondo l’accusa l’uomo avrebbe sottoposto gli anziani genitori ad una sorta di violenza psicologica, rimproverandoli e criticandoli in continuazione, allontanando dalla loro abitazione visitatori e parenti, lasciandoli frequentemente a digiuno e, almeno in un caso, picchiando il padre e provocandogli ferite alle braccia guaribili in venti giorni.
“Accuse che non trovano riscontri – spiega l’avvocato difensore, Daniele Di Bartolo – né nelle testimonianze dei vicini, né in quelle dei genitori stessi e neanche nei referti dei cinque ricoveri a cui i genitori dell’imputato si sono sottoposti nell’ultimo anno per motivi di salute. Siamo certi che in fase dibattimentale riusciremo a chiarire l’intera vicenda”.

5 Commenti su "Maltrattamenti e botte ai genitori novantenni, a giudizio"

  1. Prendo in prestito la massima di Ovidio, sciorinata in piazza XX Settembre e la faccio mia con qualche variazione: “Empio è colui che maltratta gli anziani ed ancor più empio se essi sono i propri genitori”.
    Nulla è più riprovevole. Ci sono anche articoli sul codice penale, vedere l’art.591 per rendersi conto. Se un figlio maltratta i propri genitori vuol dire che qualcosa non funziona nella propria mente. Un tossicomane,per esempio, sarebbe capace di farlo.Per carpire soldi per acquistare la “sostanza,sarebbe capace anche di sopprimerli,in caso di diniego. Oppure un pazzo, con problemi pesanti,vittima di allucinazioni visive ed uditive. Se i maltrattamenti sono invece frutto di lucidità mentale e solo di crudeltà caratteriale,allora una punizione esemplare va data. Comunque, come dice l’articolo, aspettiamo,prima di tranciare giudizi, che la vicenda venga chiarita dai magistrati e dalle indagini in corso.

  2. Per questa povertà deve essere immediatamente chiuso il Tribunale di Sulmona. I Carabinieri in un accusa di maltrattamenti anziani (come si vede in tv) presentano riscontri filmati con telecamere nascoste. In questi casi come nel 99% delle cause penali che vengono inscenate in tribunalini minori situati in zone atavicamente povere e disagiate dove sono bisognosi allo stesso modo criminali giudici ed avvocati, si prendono, per studiato espediente opportunamente al balzo tutte le accuse anche fantasiose e senza riscontri solo perché è economicamente conveniente per il sostegno del tribunale quindi produrre processi sceneggiati per il solo reale esito di far girare denaro a discapito della collettività nel circolo chiuso tra di loro avvocati giudici ed altri addetti. In questo evento per stabilire se sono vere e non esagerate le parole di due vecchietti Il tribunale di Sulmona ci instaura un procedimento che durerà 8anni con migliaia di euri di spesa ed alla fine con l’onorario a Di Bartolo attinto dal fondo pubblico per il gratuito patrocinio. Per questo deve essere chiuso il Tribunale di Sulmona, non si chiuderà certamente la povertà a Sulmona che si riproporrà in altre forme ma almeno potremmo usufruire di una giustizia più giusta, meno oppressiva e parassitaria verso i cittadini.

  3. @Kasper i carabinieri od anche polizia o finanzieri della ultima leva di quest’anno hanno 20 anni e sono tutti nativi digitali, perciò lavoreranno e pretenderanno di lavorare in un certo modo che sia tecnologicamente adeguato ai tempi. Carta e penna notifiche raccomandate, portaordini,cancellerie timbri etc. ed ogni altra pratica ora in uso nei tribunali tradizionali saranno preistoria tra 5 o 10 anni ed ai giovani appariranno degradanti se ancora in uso per imposizione delle leggi. Nei Tribunali si vive una crisi profonda e non si deve chiudere solo Sulmona ma riadeguare tutto il sistema.

  4. Caro DeRossi in effetti si può parlare di un giannizzerismo all’italiana oppure alla abruzzese se la parte burocraticizzata del popolo, sedulamente ricoverata nelle amministrazioni pubbliche fa di tutto per rifiutare il progresso e la evoluzione perché non conviene a loro che vivono comodamente i loro privilegi così scientificamente acquisiti a spese della popolazione attiva. Mantenere i Tribunali con questo assetto significherebbe, dal punto di vista concettuale, portare pee arretramento la nazione a ripetere nel tempo lo stesso itinerario che condusse alla caduta l’impero Ottomano che si sfaldo’per incapace volontà di evolvere e modernizzarsi al pari delle altre grandi nazioni europee dell’epoca. E l’antico sangue bizantino è sempre ancora presente sia in Italia che in Turchia.

  5. Sig. Kasper La Giustizia è anche un ministero, situato in Roma. In quanto tale distribuisce risorse pubbliche sul territorio allo stesso modo come la Agricoltura distribuisce giuste contribuzioni agli agricoltori. È pressoché ovvio che in queste aree umili e senza pretese, un Tribunale, che non si è mai impegnato in casi complessi di portata nazionale, si applica soltanto al tentativo di riscossione di quanti più possibili fondi annualmente stanziati per la Giustizia e ciò con una ripetizione di cause penali come questa semplici puerili, ciecamente facili dove si impiegano due paginette di difesa per farsi pagare dal Ministero, e ciò distribuito a tutti i legali iscritti al foro, e con buona pace dei contribuenti che debbono pagare.

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