Mancano maestri polentai, l’appello de Il Torchio di Pettorano sul Gizio

Nel Centro Sud Italia è sicuramente la più famosa: la polenta di Pettorano sul Gizio riscuote da sempre stelle e complimenti da avventori e addetti ai lavori, per la qualità dei prodotti utilizzati, ma anche e soprattutto per la tecnica di preparazione che si tramanda di generazione in generazione.

Una catena che rischia di spezzarsi, perché i maestri polentai sono maestranze in via di estinzione.

A lanciare l’allarme, ma anche l’appello, è il ristorante Il Torchio di Pettorano che da sempre è una sorta di sportello per la sagra che si svolge da oltre sessanta anni e che nell’edizione, la sessantunesima, appena celebrata, ha registrato un record di avventori, con oltre settecento porzioni distribuite in un giorno.

“Con gli anni sono sempre di meno i giovani che si avvicinano all’arte di questo antico mestiere che è il polentaio – spiega Michele Ciccolella, proprietario de Il Torchio -, eppure preparare la polenta non è solo fatica, ma anche abilità, studio delle materie da utilizzare e voglia di raccontare e raccontarsi. Sono mesi che stiamo cercando un cuoco ed un vice cuoco come figure da assumere per il nostro ristorante ma per un motivo o per un altro non siamo ancora riusciti a trovarle. Noi offriamo un contratto con le varie tutele economiche e professionali per tali ruoli e uno stipendio tutt’altro che basso, ma nonostante ciò ancora non abbiamo esaurito la nostra ricerca. Capisco che venire a lavorare in un paese di metà montagna in Abruzzo non sia per qualcuno un’opportunità semplice ma tutti ci conoscono per la nostra serietà e per l’eccellente ambiente in cui opera chi lavora con noi”.

Restanti e “arrivanti” sono allertati.

1 Commento su "Mancano maestri polentai, l’appello de Il Torchio di Pettorano sul Gizio"

  1. Voi siete un istituzione. Portate avanti la storia e la tradizione gastronomica e non solo dei borghi. Pettorano è stupendo da visitare e da vivere. Sarebbe bello che le nuove generazioni sperimentassero delle volte di fare esperienze lavorative in questi borghi e continuare così anche tradizioni che rischiano di perdersi in questi luoghi. Sarebbe magari auspicabile anche formare e creare nuove figure professionali nell’ambito del turismo che sappiano progettare e valorizzare i territori

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