Maschere e mascherine

Su la maschera e giù la mascherina: dopo tre anni esatti si torna alla vita e alle sue gioie. Ora che il Covid non fa più paura e non occupa più neanche le pagine della cronaca. L’esorcismo del Carnevale mai negli ultimi anni, come questo, è stato più indicato per passare ad una nuova fase, un nuovo cammino.

Si torna, per la delusione di chi prematuramente aveva già armato la solita polemica da social, con carri e coriandoli lungo le strade (quelle di Pratola oggi e quelle di Sulmona martedì) e si torna al teatro, dal vivo e in presenza, oggi, per la Mascherina d’Argento che a Sulmona da oltre mezzo secolo rappresenta il vero appuntamento in maschera.

Si torna a scherzare a tre anni esatti dall’inizio di un incubo che proprio il 21 febbraio del 2020, quest’anno martedì grasso, formalizzò in Italia, con l’identificazione del presunto paziente zero, il 38enne di Codogno, l’ingresso del virus nella Penisola.

Da allora è stato un lungo tunnel, che a guardarlo oggi sembra anni luce lungo e lontano: i lockdown, le canzoni ai balconi, le paure e i pregiudizi, i morti, le speranze e finalmente i vaccini, con i pro e i contro, le limitazioni alle libertà e la libertà ritrovata.

Nella provincia dell’Aquila dall’inizio della pandemia i casi accertati sono stati 140294, comprese le reinfezioni, distribuite in modo più o meno proporzionale al numero di abitanti.

Nell’area peligno-sangrina, in particolare, se ne sono contate 29144 alla data di venerdì scorso, con 154 decessi che pesano come macigni sui ricordi.

La pandemia ha però tolto la maschera, qui nelle aree interne, ad un sistema sanitario a velocità diverse, dove le carenze sono diventate dirimenti tra la vita e la morte, tra la cura e l’abbandono. Un allarme rosso lanciato a chi la sanità sta cercando di ridisegnarla e che ha consentito per questo all’ospedale di Sulmona di essere inserito tra i primi livello e non come presidio di base come era stato classificato prima del Covid. Una rete ospedaliera, in realtà, che non è stata ancora approvata dal ministero, da anni ormai stretta tra verifiche e approfondimenti e che nel frattempo continua a far fluttuare l’Annunziata in un limbo indefinito.

Tolte le mascherine, ora, che le maschere siano solo per il Carnevale.

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