Masseria San Iorio: un tesoro nella vetrina del Gal

Ci sono tesori nascosti in Abruzzo, accumulati in anni di esperienza e dedizione: alla terra e alle sue leggi. Senza forzature e senza la chimica. Nel rispetto di quello che la terra dà e di quello che la terra può. Tesori che il Gal Abruzzo Italico-Alto Sangro sta cercando di scoprire e mostrare al mondo, con una vetrina sul web, una piattaforma, che sia in grado di mettere in rete tra l’oro tutti i “dobloni” che si nascondono sul territorio e offrirlo a turisti italiani e stranieri.

Un turismo di qualità e di nicchia che esce dal semplice passaparola, per farsi vetrina accessibile a tutti. Mostrando l’Abruzzo interno e i suoi tesori: l’enogastronomia, i prodotti tipici, le strutture ricettive immerse nel silenzio e nella natura.

In questa vetrina c’è anche la Masseria San Iorio, un piccola azienda agricola con camere, tra i primi bioagriturismi in Abruzzo.

Qui il televisore non c’è per scelta: a quattro chilometri da Castel di Sangro, lo spettacolo è tutt’altro. Il cielo stellato, il silenzio, il rapporto diretto e stretto con la natura: animali, frutteti, orti.

La parola d’ordine è sostenibilità, sposata in tempi non sospetti quasi venticinque anni fa. Adattandosi nel tempo alle esigenze della terra e di un clima ad oltre mille metri di altitudine.

Così si sono messe a dimora le piante autoctone più resistenti, modellato il bisogno a quello che la terra può offrire: senza additivi, senza sostanze chimiche, senza protezioni che non siano la forza della natura.

“L’impronta della sostenibilità ci ha sempre guidati – spiega Juliette Grosso, proprietaria della Masseria – abbiamo la fitodepurazione, il solare termico e il fotovoltaico, il compostaggio da decenni”.

Dagli alberi di mele nelle sue diverse declinazioni e specie (la “rosa”, il “limoncello”, la “piana”), circa 150 a dimora, i proprietari e gestori ottengono marmellate di qualità eccelsa; dai 3mila metri di orti spuntano pomodori da seme, zucchine, fagioli, “soprattutto fagioli che è un prodotto molto richiesto” spiega Juliette. Dall’orto arrivano i sottoli, le spezie, gli ortaggi in barattolo, ma anche i liquori: dalla genziana, alla ratafia. E poi ancora 40 piante di noci e 70 di mandorli. Le capre e le api per il miele.

“Abbiamo la certificazione biologica per l’azienda agricola – racconta la proprietaria che gestisce tutto con l’aiuto della famiglia – ma anche l’agriturismo risponde ai criteri da certificazione, anche se non l’abbiamo richiesta perché costava troppo”.

Un piccolo gioiello di autentica sostenibilità che, ora, può godere della vetrina del Gal:  una rete a chilometro zero che mette insieme le eccellenze dell’Alto Sangro; quelle enogastronomiche e non solo e che coinvolge anche i ristoratori, che i prodotti sostenibili e a chilometro zero, li trasformano non solo in cibo, ma in prodotto turistico.

“E’ quello che mancava alla nostra azienda – aggiunge Juliette – noi conosciamo la terra e i suoi frutti e ci fa piacere condividerli con i turisti, in particolare gli stranieri che qui da noi, con le camere che abbiamo a disposizione per dormire, vivono una esperienza immersiva”.

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