Michele Celidonio: l’omaggio di D’Alfonso alla “banca del futuro”

Una targa e una giornata di commemorazione per Michele Celidonio: è quanto propone il deputato Luciano D’Alfonso che sabato scorso ha fatto visita all’agenzia di viaggi di piazza Garibaldi, oggi gestita dagli eredi di Celidonio, in omaggio ad un uomo che, dice D’Alfonso, “era una banca del futuro per coloro i quali non avevano la benché minima opportunità in Abruzzo, in provincia di Pescara, soprattutto alle falde della Maiella”.

Era lo “sportello” Don Michele dove una stretta di mano e un impegno sostituivano la carta bancomat: un biglietto oltreoceano offerto spesso senza alcuna garanzia, se non quello del sogno di una vita migliore e la promessa di ripagare il credito di fiducia.

E quanti ne sono passati per quello sportello, quanti sogni di emigrazione si sono trasformati in sogni di vita.

“Nel Medioevo chi si faceva carico delle questioni degli altri si incamminava lungo le vie della santità. In democrazia, chi si fa carico delle questioni degli altri va ricordato e va testimoniato alle giovani generazioni – scrive D’Alfonso -. Rivolgerò appello al sindaco di Sulmona, affinché si deponga una targa di plauso collettivo per l’opera di Michele Celidonio, che non si è limitato a fare il suo lavoro per sé e la sua famiglia, ma ha vissuto il suo lavoro a favore di tutti”.

Un mito, quasi, un uomo e una comunità di altri tempi che nei tempi è stato esempio: “Oggi, proverò a raccontare ai miei figli, per la seconda volta, chi è stato Michele Celidonio – conclude il deputato -: a me lo hanno detto tante volte i miei nonni e i miei bisnonni”.

7 Commenti su "Michele Celidonio: l’omaggio di D’Alfonso alla “banca del futuro”"

  1. Dietro il business dell’emigrazione ci sono sempre stati accordi politici di natura feudale (come quando si vendevano i feudi con i servi della gleba che cambiavano padrone insieme alle terre). Questo fenomeno non era limitato alla sola Sulmona,ma forse, per necessità economica di reperire manovalanza per i cantieri e le piantagioni, aveva regia finanziaria più ampia che risaliva a banche di investimento internazionali con strategie non dissimili dall’acquisto degli schiavi in Africa.

    È invece interessante (mi è stato riferito) in Somalia i lavoratori negri nelle piantagioni italiane , riconoscevano, che i padroni, coloni italiani, li facevano mangiare a casa loro nello stesso tavolo, come si usa qui per i lavori in campagna. Però, per antica provenienza romana, per liberare giuridicamente uno schiavo, era condizione sufficiente chiamarlo a mangiare al proprio tavolo: in un fenomeno quindi che è continuato nelle abitudini italiane.

  2. Il suo è il commento di chi non conosce la storia reale ed è dunque completamente fuori luogo.Il nome di Michele Celidonio è sinonimo in tutto l’Abruzzo di onestà,lealtà,fiducia verso il prossimo al di là di qualsiasi dimensione politica o interesse privato,cosa rara anzi ormai introvabile di questi tempi.Proprio per questo la sua attività al servizio della collettività,di quella collettività peraltro cui nessuno allora si sognava di tendere una mano, è stata “preziosa”,non meno del suo impegno politico nelle istituzioni.

    • Indubbiamente, però succede ancora oggi che i nigeriani per emigrare in Italia ricevono prestiti per il viaggio che poi debbono in qualche modo restituire.Lo stesso ci sono le Onlus nel Mediterraneo che salvano i naufraghi con le navi per interessi occulti che ci sono dietro e non comunque estranei alla corruzione dei parlamentari europei che sono in galera in Belgio. La questione perciò è molto complessa per i grandi interessi che ci si sono sempre mossi a fianco di questi fenomeni planetari, ed è indubbio che Celidono aveva conoscenze e fiducia sino ai massimi livelli del potere, pertanto quello che è successo e per quale motivo non si può riassumere in due strofette da libro Cuore che ci vengono a proferire da Pescara, perché chi sia per davvero questo ed altri personaggi dello stesso periodo storico non lo può sapere con certezza nessuno.

      • E’ comunque vero che sono personalità complesse, punte di iceberg visibili con magari sostegni e supporti sommersi da parte di istituzioni anche internazionali. Nel periodo “Celidonio” vigeva in USA il Maccartismo e, di riflesso, in Italia per poter emigrare servivano le indagini di polizia nelle famiglie che certificassero la non appartenenza al comunismo. Ugualmente dopo l’ omicidio di Joe Petrosino a Palermo per il casellario giudizioale (perchè tutti i mafiosi dalle carceri li spedivano in USA le istitutzioni italiane stesse) è possibile che le autorita’ americane (molto presenti in italia anche nella coldiretti) abbiano in qualche parallelo modo organizzato una sorta di selezione preventiva mediante “agenzie informative altamente fiduciarie” per la selezione preventiva degli ingressi, favorendo i più meritevoli, moralmente non compromessi con i crimini e con seria volontà di lavorare, quindi anche aiutandoli con prestiti per il viaggio, quando comunque con la facile previsione che in una grande fase di crescita e di sviluppo era abbastanza agevole trovare lavoro e fare progressi per ripagare i debiti. La Agenzia Celidonio,oggigiorno, dovrebbe aprire delle filiali in Africa e continuare lo stesso lavoro per gli immigrati che arrivano, perchè gli stati africani fanno lo stesso dei tempi di Petrosino, aprono le carceri ai criminali se partono per l’Italia.

  3. Lei davvero scrive le sue osservazioni senza cognizione di causa, ignorando quello che è stato e ha fatto Michele Celidonio, senza appoggi politici né finanziari, per una generazione che usciva dall’immediato dopoguerra e viveva in un contesto sociale e storico drammatico e di estrema miseria, soprattutto nel nostro territorio. Chi sia stato lo possono testimoniare, con certezza e gratitudine, le migliaia di persone che ha aiutato ad emigrare, restituendo loro la dignità di una vita più consona. Ancora oggi possono testimoniarlo i loro figli e i loro nipoti negli Stati Uniti, in Canada, Venezuela, Australia: sin da bambini nelle loro case, nelle loro famiglie ascoltavano i racconti sul lungo viaggio dall’Italia e il nome di Michele Celidonio riecheggiava in tali racconti come l’uomo che aveva reso possibile il loro futuro. Michele Celidonio ha rappresentato un vero benefattore , colui che ha fatto del proprio lavoro un impegno al servizio degli altri, dei più umili e bisognosi, anche e soprattutto nel suo operare politico. Ecco chi è stato. Ce lo vengono a dire da Pescara perché evidentemente ne sono a conoscenza, ma possono venircelo a dire dall’intero territorio abruzzese , dal Molise, dal Lazio, dalla Campania, dalle Puglie. La sua è una leggenda romantica che vale la pena rinverdire in questo tempo e, aldilà delle appartenenze politiche, chi lo sta facendo va sicuramente apprezzato.

  4. Max, nessuno mette in dubbio ciò che è successo ed il buon servizio che ha svolto Celidono.Peró incontrava altri interessi,quelli politici nazionali di allontanare i poveri che in percentuale eccessiva possono rappresentare un pericolo di sovversione sociale e complementarmente l’interesse delle nazioni americane di reperire manovalanza di basse pretese da impiegare anche a causa della abolizione della schiavitù in un periodo di grandissimo sviluppo. Perciò Celidono non è stato soltanto a servizio dei poveri fornendo aiuti come i missionari, perché la convenienza della sua opera era di effetto triplice. Certamente il dramma della povertà nelle zone scoscese di montagna come la Majella è irreversibile e di incolmabile ritardo delle zone interne, Difatti gli emigranti della Majella che cita D’Alfonso non sono andati a vivere sopra altre montagne come le Ande o le montagne rocciose,ma in grandi sterminate pianure dove sono possibili economie, commerciali industriali ed agricole più forti e competitive ed in grado di ottenere maggiore benessere. Per fare un piccolo esempio il nuovo trattore agricolo New-Holland T9 da 700cv di grande efficienza può lavorare e produrre nelle grandi pianure statunitensi,ma sui pezzettini di terra sulla Majella non può operare perché si capovolge e arriva a Pescara, quindi D’Alfonso a Lettomanoppello resta con la Motozappa.

  5. Visto il disastro di Crotone,sono stato profetico a supporre che le Agenzie Celidono con il sistema Celidono dovrebbero essere aperte nelle nazioni di nuova emigrazione. Il naufragio di mogli e bambini per il ricongiungimento familiare non sarebbe avvenuto, perché in questi casi, quando accertati si sarebbe intervenuti con un aiuto amministrativo ed anche economico con un prestito solidale a basso interesse per non pagare viaggi a strozzo agli scafisti.
    Comunque la legge italiana che tutela i minori italiani in viaggio con obblighi di cinture e seggiolini omologati,non può permettersi il razzismo di non intervenire con le ipotesi di omicidio secondo il Codice Penale per tutti questi soggetti che hanno fatto viaggiare le mogli ed i figli in questi barconi fatiscenti ed in sovrannumero senza alcuna sicurezza ed in stato di pericolo per la incolumità sino a perdere la vita come tristemente avvenuto, chiudendo un occhio perché i bambini sono afghani pakistani etc.

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