
Una profonda riflessione sulla crescente presenza delle migranti e dei migranti nella provincia dell’Aquila, partendo dalle cause che generano spopolamento e dai punti di forza dei nostri territori che attraggono ogni anno migliaia di persone. È quanto sostiene Cgil L’Aquila davanti ai dati Istat che fotografano una provincia la cui popolazione residente è composta in parte da migranti, un fenomeno che “mitiga, almeno un poco, l’ormai inesorabile spopolamento delle nostre aree interne”. Come sottolineano dal sindacato illustrando l’analisi dell’istituto di statistica sul nostro territorio che “al 31 dicembre 2024, rispetto al 2023, ha perso 151 cittadini e cittadine residenti”. Ad attenuare l’effetto negativo solo il saldo migratorio con l’estero, ovvero il numero delle iscrizioni per trasferimento dall’estero verso la nostra provincia, pari a 1.719 residenti. Mentre, continuano dalla Cgil, “il saldo naturale, cioè la differenza tra il numero di iscritti per nascita e il numero di cancellati dai registri anagrafici per decesso, sempre riferito all’anno 2024, risulta negativo per 1.688 cittadine e cittadini”. Stesso discorso per il saldo migratorio interno corrispondente al numero dei trasferimenti di residenza presso altri comuni pari a 182 residenti.
Condizioni che, si legge nel comunicato a firma Cgil L’Aquila, “consentono di ridurre il deficit dovuto alla dinamica naturale, determinando un sostanziale equilibrio e rallentando, almeno in parte, la crisi demografica attuale”. Una crisi raccontata dai numeri che parlano della provincia dell’Aquila come quella che accoglie il maggior numero di migranti presenti in regione, sia in termini percentuali, nel rapporto con la popolazione residente, che in termini assoluti. Nel 2024 infatti, sono 25.539 i migranti presenti nell’aquilano, pari l’8,90% dell’intera popolazione, in progressiva crescita rispetto agli anni precedenti. Seguono la provincia di Teramo, con 25.330 stranieri pari a un’incidenza dell’8,44% sulla popolazione complessiva, la provincia di Chieti con 22.016 stranieri e con un’incidenza del 5,94% e infine la provincia di Pescara con 18.285 stranieri ed un’incidenza sulla popolazione totale del 5,86%. Complessivamente sono 91.170 gli stranieri residenti nella regione Abruzzo con un’incidenza percentuale sull’intera popolazione del 7,18% di cui, oltre il 28%, nella provincia dell’Aquila. É questa dunque la provincia che accoglie il maggior numero di stranieri, da Luco dei Marsi dove i migranti hanno raggiunto la quota del 16,94% a Celano con il 12,37%, da San Benedetto dei Marsi con l’11,42% a Lecce dei Marsi dove gli stranieri rappresentano il 10,83%, da Trasacco con il 10,09 % a Pescina dove registrano il 9,77 %, all’Aquila con il 9,82% ed Avezzano con il 9,43%.
Numeri che a detta dalla Cgil L’Aquila impongono una riflessione finalizzata ad “incentivare una vera e propria cultura dell’incontro, progettando insieme modelli di accoglienza, integrazione ed inclusione, per valorizzare la presenza delle straniere e degli stranieri come una risorsa, e non più come un problema”. Abbattendo quelle barriere materiali ed immateriali che “producono un confinamento spaziale, sociale e giuridico dei migranti”.
Superare la narrazione dell’emergenza e costruire una fattiva collaborazione tra istituzioni locali, ministeri, associazioni, parti sociali, comunità dei migranti e soggetti del Terzo Settore, affinché “nessuno si senta escluso, ma, al contrario, tutte e tutti possano essere parte attiva della crescita sociale ed economica della Provincia dell’Aquila”. Questa la ricetta della Cgil per gestire un fenomeno che, come emerge dall’analisi dei dati Istat, “per le nostre aree interne ha prodotto e tuttora produce mutui benefici per le migranti e per i migranti e per le comunità locali”. E che rappresenta una vera e propria “risorsa da veicolare attraverso politiche di coesione sociale, utile a trasformare ciò che spaventa, perché non si conosce, in una chiave di volta per lo sviluppo delle nostre aree interne”. Per questo, conclude la Cgil L’Aquila, “ancor più importanti diventano i temi dell’accesso al mercato del lavoro, al diritto all’abitare, al soddisfacimento dei bisogni sanitari, formativi, dell’istruzione e di mobilità per tutti e tutte, perché tutti e tutte apparteniamo a questo territorio e siamo chiamati ad abitarlo con senso di responsabilità solidaristica, senza confini e barriere”.
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