Mobilità sostenibile: divieto d’accesso

A Chieti l’accesso delle auto elettriche è gratuito e non necessita di autorizzazioni, ma solo di una comunicazione all’ufficio traffico, a Pescara si può richiedere il pass al comando di polizia municipale e con questo accedere alla zona a traffico più limitata, quella ambientale (la 3). E poi ancora a Roma, dove basta iscriversi su un portale per entrare ovunque e parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu e così a Potenza, Matera, Cosenza, Reggio Calabria, Caserta, Napoli, Salerno, Bologna, Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Milano, Vicenza, Verona e così via: da sud a nord, città grandi, medie e piccole, che possono vantare un centro storico, una zona pedonale o semipedonale e, soprattutto, misure e non solo chiacchiere per la mobilità sostenibile.

A Sulmona, invece, neanche la polizia municipale ha notizie su agevolazioni e permessi: il trend nazionale e internazionale, d’altronde, non è legge dello Stato, ma una misura che ogni Regione e più spesso Comune adotta singolarmente. E ce ne sono centinaia che si sono adeguati e attrezzati, consentendo gratuità e libero accesso alle Ztl, ai parcheggi, agevolazioni logistiche e anche economiche, per auto e moto elettriche e anche ibride. 

Nel capoluogo peligno, invece, dove appena qualche giorno fa la sindaca Casini ha sbandierato con orgoglio un bando che non è neanche suo (ma un programma del ministero dell’Ambiente) per contributi a chi acquista bici elettriche e tradizionali o monopattini, un regolamento non è stato mai nemmeno pensato tra le infinite discussioni che tornano ciclicamente sulla chiusura del centro storico.

Tant’è che un noto tour operator abruzzese ha dovuto dirottare il suo percorso turistico (a cadenza settimanale) con Vespe elettriche a Caramanico Terme, perché a Sulmona non gli è stato dato il permesso di attraversare corso Ovidio.

Anche per le bici, tradizionali ed elettriche, nella città che ha ospitato quest’anno la partenza di una tappa del Giro E, è stato fatto poco e niente a livello infrastrutturale. Certo il progetto Cuore d’Abruzzo che ha disegnato mille chilometri di ciclabile nelle aree interne è una grande passo in avanti, ma non ha nulla a che vedere con la mobilità quotidiana in senso stretto, quella, per intendersi, che dovrebbe portare a sostituire i motori a scoppio con quelli elettrici per gli spostamenti di tutti i giorni.

Non una colonnina di ricarica dedicata, mentre di nuove piste ciclabili negli ultimi cinque anni non se ne sono viste e l’unica in costruzione, quella di via Cappuccini che doveva essere pronta già sei mesi fa, non solo non è stata ultimata, ma riguarda sì e no 800 metri di estensione.

La lingua blu sul marciapiede di via della Repubblica, spacciata per pista ciclabile, continua ad essere una trappola per gli sventurati fruitori: pali e salti lungo il percorso, mancati raccordi con le strade a percorrenza automobilistica, manto sconnesso, erbacce e rovi che si affacciano sulla pista.

Per non parlare delle strade normali, sconnesse e piene di buche, che ci vuole coraggio e una “patente” speciale per muoversi in bici.

Di monopattini o bici in sharing, poi, neanche l’ombra, così come di un servizio di consegna merci con mezzi elettrici che pure i commercianti avevano proposto per il centro storico.

Insomma, non basta chiudere il centro storico e aderire ad un programma ministeriale per fregiarsi della medaglia di città sostenibile: occorre politicamente e amministrativamente pedalare, pedalare, pedalare.

1 Commento su "Mobilità sostenibile: divieto d’accesso"

  1. No.quella di via cappuccini non è una pista ciclabile,è un semplice marciapiede,come quello di via della repubblica.Una p.c.è altra cosa,presuppone un paese di partenza e uno di arrivo.al Germe manderò una foto per far avere un’idea…agli amministratori.

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