Nel mio Paese

Nel mio Paese Digos è acronimo di Divisioni Investigazioni Generali ed Operazioni Speciali, corpo  di polizia al diretto comando del Ministro degli Interni, per contrastare eventuali attività eversive dell’ordine democratico e terroristiche.

In parole povere se uno è nemico della democrazia, la Digos lo marca stretto finchè, se diventa una minaccia, zac. E ciao nemico della libertà.

 

La Scuola invece nel mio Paese è il luogo fisico e concettuale in cui si preparano le persone e i cittadini; liberi ed intellettualmente indipendenti se la Scuola funziona, capre bamboccione dalle personalità instabili se l’insegnamento critico va in tilt.

La Scuola nel mio Paese è una specie di chiesa, un luogo sacro come la cella delle larve in un alveare, dove nutrire le nuove generazioni forti e pronte a rispondere sempre meglio alle minacce esterne appena imparano a volare.

 

 

Va da sè quindi che Digos e Scuola sono antitetici, dove è l’una non è l’altra; a meno di non presumere proprio contro di essa minacce esterne.

La Digos non entra nella Scuola, se proprio serve la protegge da fuori, senza dare nell’occhio.

Se una ragione impellente e superiore la dovesse costringere ad entrare, tipo un alunno o un docente potenziale terrorista-, la Digos avvisa per tempo il preside, chiede permesso, ovviamente lascia fuori le armi e si toglie le scarpe – come in Moschea-, in segno di rispetto.

 

Se malauguratamente dovesse rilevare in base a fonti attendibili, segnali di un attentato o un delitto imminenti – tipo un pericoloso video in classe di due quindicenni che paragona il ministro a chicchessia- a capo chino cosparso di cenere, a vergognarsene già prima di entrare, si informa presso i docenti, dopo aver condiviso la segnalazione.

 

Se la critica dovesse rappresentare un rischio, si contatta l’alunno autore del presunto delitto e, al cospetto dell’intero consiglio di istituto, dei suoi genitori, tutori e docenti oltre che di un avvocato di chiara fama e un equipe di psicologi, al minore domanda spiegazioni.

 

E’ un minore, oltre che un alunno, queste minchiatelle di base la Digos del mio Paese le dà per scontate, già alla prima lezione del corso preliminare di accesso all’arma.

 

Se dalla lettura del compito dovesse emergere solo una critica alla linea dominante o al ministro stesso che controlla il Corpo, la Digos chiede scusa e ringraziando con sincera partecipazione alunno e docente – che evidentemente stanno facendo un buon lavoro – si congratula per il risultato raggiunto.

Tutto ok, scrive la Digos nel verbale, l’alunno è in grado di esprimere un pensiero contro tendenza. Vuol dire che ha analizzato il suo contesto e se ne è formato un’idea personale. Poca importa se la critica fosse imposta per linea didattica, perfino se fosse la replica di quanto il docente pensa, perché nella Scuola del mio Paese è il metodo per pensare che si impara, non cosa pensare.

Chi è stato educato a rigirare al contrario il pensiero dominante saprà valutarne pro e contro quando sarà il momento e invece di un gregge di pecore tosate darà probabilmente vita ad una comunità di eterogenei rompiballe ipercritici e incontentabili.

 

 

Ultima ipotesi, che davvero il compito dell’alunno dovesse contenere serie minacce all’ordine pubblico, non un powerpoint con due foto. Beh, allora nel mio Paese la Digos sa bene cosa fare. Sempre in punta di piedi, si rimette le scarpe e va via, perché ha finito il suo lavoro. Consegna il tutto alla Magistratura che accerti salvaguardando tutti i diritti connessi all’innocenza fino a prova contraria di un sacro docente e un ancor più sacro minore.

 

 

Nel mio Paese è così perché è così che deve essere. Facile, no?

 

 

Antonio Pizzola

2 Commenti su "Nel mio Paese"

  1. Bravo Pizzola, la Digos non dovrebbe interessarsi di cose scolastiche, a meno che non trattasi di eversione, che spesso parte dalle scuole,specie dalle università. Nel caso specifico si è trattato di una stronzata. E delle stronzata si è occupato il provveditorato agli studi che ha sospeso la professoressa,tramite l’ispettorato, punto. Invece si è alzata una canea rabbiosa, con le solite firme dei soliti intellò del soccorso rosso,di coloro che temono la deriva fascista ed il ritorno ai campi di concentramento nazifascisti. Ora per quanto mi riguarda, paragonare il decreto sicurezza(non è rassicurante la parola sicurezza,oppure si dovrebbe parlare di “decreto fate il comodo vostro”?) alle leggi razziali del 1938 è una aberrazione storica, una fake news, frutto di un indottrinamento da parte di una insegnante tarata ideologicamente e che fa strame della storia contemporanea.
    E non mi si venga a dire che il pensiero è solo frutto delle riflessioni dei ragazzi, come se noi non avessimo mai frequentato la scuola e non sapessimo che almeno il 70% degli insegnanti delle superiori è alquanto spostata a sx se non estrema. Ricordo che il mio professore di italiano di liceo classico, tutte le mattine portava l’unità e spesso ci faceva commentare nei temi in classe ,l’articolo di fondo. Quella professoressa è inutile che si nasconda dietro un dito, con l’immancabile soccorso rosso che corre in suo aiuto, come facevano una volta con le BR. Soccorso rosso anche per loro, per i compagni che sbagliavano….Grandi avvocati che poi si sono convertiti. A quanto pare il lupo perde il pelo nuovo e riacquista il vizio vecchio.

  2. Modesto, sono adulto e di mondo, conosco la scuola per averla frequentata per decenni, conosco gli intellettualismi che hanno mortificato il nostro Sapere, conosco gli errori e gli orrori rossi, conosco la rabbia di chi ci ha creduto e si è sentito umiliato a obbediente del Contro Pensiero Unico. E sai perché conosco come te tutto questo? Perché se c’è un aspetto positivo del metodo rosso è la critica al pensiero dominante, che una volta fu il fascismo, che prima fu la chiesa, che prima fu il re e così via. E’ il metodo che mi ha forgiato, non il Pensiero. Quel metodo ha aiutato me studente di architettura a distinguere l’architettura di Moretti dal monumentalismo celebrativo di Piacentini, quando Moretti era vittima dell’ostracismo del contro pensiero unico. La mia libertà di critica non è in discussione, potrei arrivare ad uccidere e a non sentirmene in colpa perché l’evoluzione del Pensiero Libero è l’Energia che muove il mondo. Da sempre, da prima dei Rossi e dopo i Rossi. Chi manovra il burattino Salvini è bene che lo sappia. Chi ci prova rischia di scomparire come un batterio in un organismo di anticorpi coi controglioni. Un abbraccio compare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*