Nervi tesi in carcere: detenuto minaccia di incendiare il penitenziario

Ancora alta tensione nel carcere di Sulmona, dove un detenuto riottoso al regime penitenziario, sarebbe stato protagonista di gesti sconsiderati per via di un cambio di cella non proprio gradito. L’uomo ha prima minacciato un ispettore ed un Sovrintendente di polizia penitenziaria per poi mettere a rischio, in piena notte, l’incolumità del personale e dei restanti detenuti minacciando di incendiare suppellettili in uso all’interno del penitenziario. Oggetti alcuni dei quali fatti di un materiale in grado di provocare un’enorme quantità di fumo tossico e proprio per questo estremamente pericoloso. Solo grazie all’intervento degli uomini di stanza al carcere ovidiano si è evitato il peggio.

Molto allarmata la UIL PA, che ha commentato la situazione all’interno dell’istituto penitenziario peligno per bocca del segretario Mauro Nardella: “La situazione presso l’Istituto di Sulmona è diventata negli ultimi tempi davvero molto incandescente. Sembrerebbe che l’assegnazione di oltre 30 detenuti, in un contesto già di per sé sovraffollato, stia generando forti malumori tra i detenuti, soprattutto tra coloro i quali, avendo vissuto per molto tempo da soli in cella, sono costretti ora a doversi dividere lo spazio loro riservato con un’altra persona. Una decisione quella presa dal DAP che stride fortemente, inoltre, con la necessità di avere spazi per la gestione delle quarantene pro Covid”.

“Gli ergastolani – prosegue Nardella – sono tra coloro i quali, avendo dalla loro parte uno spaccato del Codice Penale che li dovrebbe obbligare a vivere (salvo loro contrarie decisioni) la detenzione in isolamento notturno, mal sopportano la situazione venutasi a creare. Cosa abbia spinto il DAP a prendere una decisione del genere non è dato saperlo. Quello che si sa è che il caos nel carcere di Sulmona regna sovrano e con esso lo stress che sta rendendo impossibile la vita ai poliziotti penitenziari. La UIL PA polizia penitenziaria auspica, proprio per evitare di andare incontro a pericolosi risvolti, ad un ripensamento della decisione presa. Il carcere sarà pure un luogo di espiazione della pena ma non un posto ove la tortura debba attanagliare la sfera interiore e le speranze di chi in quel posto ci va semplicemente per portare un pezzo di pane a casa e non a dover subire minacce per un diritto di fatto negato ma da loro non voluto, anzi”.

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