Nessuno ha ucciso Guido Conti, archiviazione per istigazione al suicidio

Il caso è chiuso, il fascicolo al terzo piano di palazzo Capograssi solo in attesa dell’ultima firma che arriverà probabilmente in settimana ad un anno esatto quasi, il prossimo 17 novembre, dalla morte di Guido Conti. Che di suicidio si era trattato, questo, si era capito da quasi subito: i rilievi fatti dai carabinieri avevano accertato che a premere il grilletto, quella maledetta sera di venerdì 17, era stato lo stesso generale. Un colpo calibro nove sparato alla tempia destra che aveva messo fine ad una sofferenza profonda e silenziosa, maturata con lucida follia nella mente di Conti che, il suo suicidio, lo aveva pianificato e studiato a tavolino. Quello che si chiedeva il sostituo procuratore della Repubblica Aura Scarsella, che sul caso aveva aperto un’inchiesta, era se quel gesto così estremo fosse stato dettato da qualcuno, spinto da qualcosa: l’ipotesi di reato era quella di istigazione al suicidio, un’ipotesi contro ignoti che nell’ignoto è finita.

Un lavoro quasi impossibile quello della procura, d’altronde, visto che lo stesso Conti, prima di morire, aveva provveduto a cancellare ogni traccia del suo passato, facendo resettare il suo computer, cancellando il suo profilo Facebook, facendo sparire il suo telefonino. Neanche il tentativo di recuperare la memoria profonda del computer ha portato risultati, né quella di clonare il numero del telefonino sparito. Nessun indizio e nessuna traccia per dare un nome e un volto a quell’ignoto, per dare una spiegazione ad un gesto che nessuno si aspettava.

Guido Conti, un anno fa quasi, è morto suicida e non si capisce ancora il perchè. Le ipotesi sono state e restano tante, a partire da quella da lui confessata sulla lettera lasciata ai familiari e che faceva riferimento al “macigno di Rigopiano”, ma che agli inquirenti così come alla famiglia è sembrato più un depistaggio, fino a quella più credibile di un profondo disagio seguito al suo abbandono del corpo forestale prima e dell’Arma poi, per passare alle dipendenza della Total, in quel discusso sito di Tempra Rossa in Basilicata, intorno al quale il mistero è stato sempre di casa.

Gli inquirenti, però, non hanno trovato alcun indizio, neanche lì, su quelli che potevano essere i motivi del suo malessere, ovvero se potessero esserci affari che non avrebbe dovuto e voluto vedere e di fronte ai quali si era forse sentito impotente.

Di certo il suo non fu un gesto d’impeto: qualche giorno prima di spararsi in testa sul monte Morrone, lungo la provinciale per Pacentro, aveva rassegnato le sue dimissioni dall’azienda e poi, subito dopo, aveva provveduto a cancellare le tracce informatiche della sua vita privata e di investigatore.

Investigatore coraggioso e severo, che aveva portato, tra le altre, alla scoperta della discarica di Bussi, il cui iter processuale, conclusosi tra prescrizioni e assoluzioni, certo non gli avrebbe fatto piacere.

 

1 Commento su "Nessuno ha ucciso Guido Conti, archiviazione per istigazione al suicidio"

  1. Guido è stato un mio studente del liceo scientifico. Lo ricordo benissimo. Era molto attento alle lezioni e studioso. Educatissimo e rispettoso. Anche da adulto si intratteneva a parlare con me e ad accompagnarmi.
    La sua morte, di cui sfugge la motivazione, mi ha molto rattristato.

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