“No alle vendette”, protesta dei mancati acquaroli al Consorzio

Chiedono almeno di essere ascoltati e di ascoltare, perché la speranza del posto di lavoro, per loro, è rimasta appesa a gennaio scorso quando dovevano fare la visita medica per essere “arruolati”. Sono nove gli acquaroli rientrati nella graduatoria (con trentadue abilitati) che avevano partecipato al concorso indetto nell’ottobre scorso dal Consorzio di bonifica Aterno-Sagittario e che da allora attendono di entrare in servizio. Una chiamata che non c’è più stata con l’ingresso del commissario imposto dalla Regione che, nei fatti, ha deciso di cambiare il sistema di assunzioni nell’ente; escludendo quelli che venivano dalle agenzie interinali, dimezzandone il numero e la durata del contratto, e rivolgendosi a ditte esterne (tramite gara) per la pulizia dei canali.


“Il lavoro è un diritto, no alle vendette” hanno scritto sulle magliette gli stagionali questa mattina nel corso di una manifestazione-conferenza stampa di protesta tenutasi nel cortile della sede di Pratola Peligna. “Alcuni di noi hanno rinunciato ad assunzioni a tempo determinato in fabbrica con la prospettiva di essere assunti al Consorzio – spiegano – e invece ora ci ritroviamo senza lavoro e senza assegno di disoccupazione che il periodo stagionale al Consorzio ci garantiva”.
Il commissario Sergio Iovenitti aveva spiegato che le assunzioni stagionali erano per certi versi delle forzature, con lavoratori in servizio fino a dicembre, seppur non necessari, solo per fare maturare loro l’assegno di disoccupazione. “C’erano ben altri modi per fare risparmi anziché scaricare sull’anello più debole – continuano – e comunque tra una ventina di giorni si vedrà l’effetto della scelta di affidare a ditte di fuori la gestione dei canali, quando cioè si tratterà di rispondere alla richiesta vera di irrigazione”.
D’altro canto l’assessore regionale Emanuele Imprudente e lo stesso commissario avevano denunciato come la pesante esposizione debitoria del Consorzio, che rischia di chiudere, sia stata dovuta principalmente al fatto che l’ente si era trasformato in un poltronificio.

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