No Snam: “Marsilio e Caruso hanno votato a favore della centrale”

La Regione Abruzzo ha votato a favore della concessione dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) per l’esercizio della centrale di compressione Snam in località Case Pente di Sulmona lo scorso 3 dicembre in sede di Conferenza dei Servizi. Il rappresentante della Regione l’assessore Campitelli, indicato dal Presidente Marsilio, ha votato a favore della Snam, mentre la  Provincia non si è presentata, ma per le norme vigenti l’assenza equivale a voto favorevole. Solo il Comune di Sulmona, rappresentato dall’assessore all’ambiente Manuela Cozzi, ha espresso voto contrario.

“Con quel voto lei e la sua Giunta – scrive il coordinamento No Hub del Gas al governatore Marsilio –  avete cancellato con un colpo solo gli innumerevoli atti che la Regione Abruzzo, nelle due legislature precedenti, ha approvato contro un’opera totalmente inutile, devastante e pericolosa per la salute pubblica. La ringraziamo per aver fatto chiarezza: ora sappiamo con certezza chi continuerà la battaglia insieme ai cittadini contro l’arroganza della Snam e chi, invece,  ha voltato le spalle al nostro territorio schierandosi senza neppure provare vergogna dalla parte degli interessi della multinazionale del gas”.

Continua il coordinamento: “Sappiamo a chi essere grati se l’aria che respireremo in Valle Peligna sarà avvelenata dagli inquinanti della centrale  Snam e se all’Orso bruno marsicano sarà sottratta un’importante area che funge da corridoio faunistico tra il Parco nazionale della Maiella e la Riserva regionale di  Monte Genzana.  E questo nella Regione verde d’Europa che, naturalmente, è al centro dei suoi pensieri. Ma non si preoccupi, perché lei e l’assessore Campitelli siete in buona compagnia con il Presidente della Provincia Angelo Caruso,  anche lui dimentico delle tante delibere votate dal Consiglio provinciale contro la centrale, al punto da non partecipare neppure alla Conferenza dei Servizi, ben sapendo che l’assenza vale come voto favorevole. La ‘questione Snam’ non finisce certo qui. Uno dei momenti per riparlarne sarà in autunno, quando presumiamo lei verrà a Sulmona in cerca di voti in occasione della campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione della città. Sappia che I cittadini liberi e pensanti non dimenticano”.

Espletati tutti i gradi della giustizia amministrativa e concesse tutte le autorizzazioni necessarie, ultima quella all’esercizio Aia, per la costruzione della centrale Snam è soltanto questione di tempo. Eventuali ripensamenti – che non sono in vista all’orizzonte al momento – sono tutti in capo alla politica.

9 Commenti su "No Snam: “Marsilio e Caruso hanno votato a favore della centrale”"

  1. Da ambientalista ed ingegnere chimico posso dirvi che, con le dovute cautele, una centrale di compressione non inquina più della caldaia che avete in casa. Per chi non sapesse infatti, delle grandi turbine vengono usate per muovere dei compressori che comprimono il gas. Queste turbine sono alimentate bruciando il gas metano, lo stesso che il gasdotto trasporta, lo stesso che usiamo per cucinare e per la nostra caldaia di casa. Per cui, semplificando estremamente la faccenda, si può dire che l’impatto della centrale equivale all’impatto di qualche centinaio di caldaie. Come quello di una piccola comunità, la badia o roccacasale per esempio. In più guardando i progetti della centrale reperibili in rete, dovrebbe esserci anche un sistema di abbattimento dei fumi volto a rimuovere inquinanti tipo NOx e SOx, che comunque non sono presenti in quantità considerevoli nel metano.

    • Lucio di biase | 3 Maggio 2021 at 20:45 | Rispondi

      Perfetto!!!

    • Cittadino peligno | 4 Maggio 2021 at 11:15 | Rispondi

      Da cittadino che è nato e che vive nella Valle Peligna, e che ha dei figli che a loro volta vivono in Valle Peligna e vorrebbero continuare a viverci, vorrei far presente all’ “ambientalista” e ingegnere chimico (lavora per caso con qualche azienda del settore petrolifero o del gas?) Alessandro alcune semplici ragioni per cui costruire una centrale di compressione Snam in questa Valle è inaccettabile ( ma lo è ovunque, se mi segue nel ragionamento) : Primo) L’Italia non ha bisogno di nuove infrastrutture per il gas, e quindi di nuove centrali. Il picco massimo storico di consumi di metano nel nostro Paese si è avuto nel 2005 con 86 miliardi e 265 milioni di metri cubi. Da allora è iniziata una continua discesa tanto che ad oggi siamo ad un consumo di poco più di 70 miliardi di metri cubi. La Snam prevede che il consumo di gas scenderà ancora e arriverà nel 2030 a 62,3 miliardi di metri cubi. Questo significa che, se le infrastrutture che esistevano 16 anni fa hanno assicurato una distribuzione di metano di oltre 86 miliardi di metri cubi, a maggior ragione sono in grado di garantire un fabbisogno che va dai 70 miliardi di metri cubi in giù. E’ una questione di matematica, quindi di logica, non di opinioni. Tanto più che nel frattempo le infrastrutture del gas, in Italia, sono aumentate di almeno il 20%. Secondo) Perciò costruire nuove centrali e nuovi metanodotti è inutile. Lo dicono chiaramente anche l’ENI e l’Anigas (l’associazione delle imprese distributrici di metano aderenti a Confindustria) nelle loro osservazioni al piano decennale Snam 2020-2029 – può leggerle perché sono in rete – . L’ENI specifica che i costi di realizzazione del metanodotto “Linea Adriatica” (1 miliardo e 900 milioni di euro di cui 190 milioni per la centrale di Sulmona) , “trattandosi di investimenti non necessari”, verrebbero pagati interamente dai consumatori italiani attraverso l’aumento delle tariffe del gas che si protrarrà per i prossimi 40/50 anni, che sono i tempi normalmente previsti per l’ammortamento dei costi di costruzione di un gasdotto. Terzo) Sulmona è un’area altamente sismica e costruire una centrale e un gasdotto in un territorio con queste caratteristiche non è proprio una bella idea, tanto più che i metanodotti sono impianti pericolosi che possono esplodere anche a seguito di modesti smottamenti di terreno (si è verificato più volte negli ultimi anni , vedi in Abruzzo l’esplosione di Mutignano di Pineto del marzo 2015). Quarto) La Valle Peligna è una conca chiusa e circondata da alte montagne. Per le sue caratteristiche meteo-climatiche (scarsa ventilazione, scarsa piovosità e accentuato fenomeno della inversione termica) le sostanze inquinanti che vengono emesse nell’atmosfera non si disperdono facilmente ma ricadono al suolo ed entrano nei polmoni di chi vive nella Valle. La Snam dichiara che ammorberà l’aria che respiriamo con 75 tonnellate annue di emissioni di ossido di azoto (si stima 880 kg di polveri sottili per ogni tonnellata di azoto immessa nell’atmosfera) e 86 tonnellate annue di monossido di carbonio, oltre ad altre emissioni fuggitive ed altri composti organici pari a 147 tonnellate l’anno. Manca invece qualsiasi stima del particolato secondario. Tutto questo ce lo regala la Snam, e in cambio ci fa pagare di più il gas che consumiamo. Come dicevano gli antichi : “cornuti e mazziati”. Quinto) La Snam vuole costruire la sua centrale a Case Pente, cioè in un’area che è un importante corridoio faunistico per l’Orso bruno marsicano ( come attestato da una relazione congiunta del Parco nazionale della Maiella, del PNALM e della Riserva regionale di Monte Genzana). L’Orso marsicano è una specie unica, ad altissimo rischio di estinzione, protetta dall’Unione Europea e sia lo Stato italiano che la Regione Abruzzo hanno emanato apposite normative per la sua salvaguardia. Costruire un impianto inquinante, che sottrae all’habitat dell’orso ben 12 ettari, è questo il modo di tutelare quello che è il simbolo dell’Abruzzo e di incentivare il turismo? Sesto) Contro la centrale e il metanodotto si sono pronunciati tutti, non solo i cittadini ma anche i loro rappresentanti : Comuni, Province, Regioni e nel 2011 perfino il Parlamento italiano. Prima del vergognoso voltafaccia del presidente pro tempore Marsilio la Regione Abruzzo aveva approvato molte risoluzioni e delibere di contrarietà. Ma tutti questi atti sono stati semplicemente calpestati dai governi che abbiamo avuto dal 2008 fino ad oggi. Questo accade non in uno Stato totalitario ma in una Repubblica democratica in cui “la sovranità appartiene al popolo”!

      • Caro cittadino peligno, non lavoro per alcun azienda nel settore petrolifero o del gas e non ci tengo a farlo. Mi sono formato in Italia e all’estero nel campo della chimica per l’energia, ovvero lo sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di combustibili alternativi e processi chimici intensificati. Proprio per il mio spirito ambientalista ho scelto di non andare su una piattaforma ad estrarre petrolio ma usare la tecnologia che abbiamo sviluppato fino ad ora per migliorare il posto in cui viviamo. Detto ciò il mio commento non voleva essere un via libera al progetto perché, come ha detto lei, non vi è solo la questione legata all’inquinamento. Capisco anche che quando si parla di progetti che hanno un impatto sul territorio, sia una discarica, un’industria, una centrale di compressione, la tendenza sia quella di dire “fatelo da un’altra parte”. Purtroppo da qualche parte devono anche essere costruite. Per rispondere alla sua osservazione sul fatto che non abbiamo bisogno di nuovi gasdotti le dico questo: quando si parla di energia non si può non parlare di geopolitica. La questione è complessa e sono d’accordo che non siamo in carenza di gasdotti, secondo me quest’opera mira ad assicurare all’Italia e all’Europa una diversa porta di accesso al metano, che non sia il corridoio nordico dalla Russia. Non dimentichiamoci che l’Italia è completamente dipendente dalle importazioni per quanto riguarda metano, petrolio, carbone ecc. che purtroppo sono e saranno per il prossimo decennio asset fondamentali.
        Riguardo la sua preoccupazione riguardo la sicurezza le dico questo, siamo del 2021, abbiamo rover che camminano sulla superficie di Marte, per cui le assicuro che abbiamo la tecnologia necessaria per costruire un gasdotto in un’area sismica, così come abbiamo la tecnologia per ripulire i gas di scarico di un industria da particolato e contaminanti. Quello che un buon cittadino può e dovrebbe fare è vigilare. Vigilare durante la costruzione e vigilare durante il funzionamento. Mettiamo che la centrale venga costruita, un’azione che ha senso per una organizzazione ambientalista è predisporre controlli periodici dell’aria nei pressi della centrale. Nel caso in cui gli impianti predisposti a decontaminare l’aria non funzionassero, denunciare il fatto.
        Per concludere volevo sottolineare come il mio precedente intervento mirasse a dare una consapevolezza a chi non è del settore, sull’impatto di una centrale di compressione sul territorio peligno. A mio avviso se si vuole risolvere qualche problema riguardo l’inquinamento nella nostra amata valle, potremmo concentrarci su problemi che già esistono e che da troppo tempo passano in sordina, sia l’inquinamento del suolo ad opera di cittadini che scaricano immondizia ovunque (contaminanti e microplastiche che entrano nell’ecosistema, arrivando nei campi coltivati) e ancor più grave la situazione di bussi officine dove davvero bisognerebbe fare rumore.

        • Cittadino peligno | 5 Maggio 2021 at 11:34 | Rispondi

          Gentile signor Alessandro, prendo atto che lei non lavora in nessuna azienda del settore fossile (la mia era solo una domanda), così come prendo atto che lei concorda con me sul fatto che al nostro Paese non servono ulteriori forniture di gas (e quindi nuove infrastrutture) perché quelle che già abbiamo sono più che sufficienti. Però lei introduce un discorso di geopolitica internazionale e sostiene che l’ulteriore gas che l’Italia dovesse importare servirà per dare sia a noi che all’Europa una porta aggiuntiva di accesso al metano rispetto al corridoio nordico che, come è noto, è coperto soprattutto dalla Russia. Ma nel fare questa affermazione lei non riporta dati. La realtà è ben diversa. Ciò che vale per l’Italia vale anche per gli altri Paesi europei. Ciò vuol dire che, come ci sarà una progressiva diminuzione del consumo di gas nel nostro Paese, altrettanto succederà per il resto dell’Europa. Infatti il gruppo ENTSOG (vale a dire l’organizzazione che a livello europeo decide quali infrastrutture del gas realizzare, e i cui componenti sono indicati dalle grandi compagnie del settore, compresa la Snam) stima che dagli attuali 490 miliardi di metri cubi consumati in Europa ogni anno, si passerà a 383 miliardi nel 2030 e dopo questa data si scenderà ancora, per rispettare quanto deciso dall’Accordo di Parigi del 2015 che ha come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica al 2050. Pertanto Il sogno dell’Italia di diventare un hub europeo del gas è destinato a rimanere tale perché in Europa esistono già quattro grandi hub del gas che coprono l’intero mercato del continente. Tanto più che altri Paesi stanno provvedendo autonomamente attraverso nuove forniture. Vedi la Germania che , con il completamento del gasdotto Nord Stream 2 avrà dalla Russia 110 miliardi di metri cubi in più di metano ogni anno (altro che ridurre il corridoio nordico dalla Russia !). Del resto che il consumo di gas è destinato a declinare inesorabilmente, a favore delle energie rinnovabili che stanno diventando sempre più competitive, lo dimostra il fatto che la Banca Europea degli Investimenti ha deciso di non finanziare più, a partire dal 2022 progetti basati sui combustibili fossili. L’Italia, come ha detto l’ad di Snam Marco Alverà, è il Paese in Europa che ha la più ampia diversificazione delle fonti di ingresso dall’estero del metano. Infatti vi sono ben tre gasdotti al nord e due al sud e tre rigassificatori. Da ultimo si è aggiunto il Tap, che però è inutile, perché i sette miliardi di metri cubi l’anno che la Snam prevede di importare dall’Azerbaijan non servono né all’Italia ( che ha una disponibilità di metano dall’estero molto superiore rispetto ai consumi interni) né, come abbiamo visto, all’Europa. Sulla sicurezza dei gasdotti in zone sismiche mi permetta di farle presente che la stessa commissione VIA, che ha esaminato il progetto della Snam, ha concluso che tutte le soluzioni tecniche che verranno adottate serviranno a “ridurre” e non ad eliminare la vulnerabilità della condotta. Si diceva lo stesso sulla sicurezza delle centrali nucleari in Giappone fino a quando non si è verificato il terremoto-maremoto di Fukushima. Quanto alla sua idea di costituire una sorta di task force di ambientalisti, che dovrebbero controllare (con quale strumentazione?) le sostanze inquinanti che usciranno dai camini della centrale Snam, la ritengo più che una proposta una semplice fantasia. Concordo infine con lei sul fatto che ogni cittadino della nostra Valle dovrebbe fare di più per proteggere l’ambiente e l’ecosistema in cui viviamo.

          • Alessandro | 7 Maggio 2021 at 11:02 |

            È sempre un piacere discutere con persone che si informano prima di esprimere opinioni e noto con piacere che lei si impegna nel cercare di capire quello che succede intorno a lei. Le mie risposte non vogliono andare contro la sua opinione, ma darle un quadro più completo che si basi oltre che sui dati, su una visione industriale. Riguardo la pericolosità di operare impianti (centrali nucleari, gasdotti ecc) le posso dire questo: se mai svolgesse un corso per la sicurezza la prima cosa che le verrebbe detto è che il rischio zero non esiste. Tutte le misure che vengono messe in atto in fase di progettazione e in fase operativa di un impianto industriale sono mirate a diminuire il rischio di incidenti. Diminuirlo fino a raggiungere valori accettabili definiti dalle norme. Anche se decide di fare un giro in bici c’è una probabilità, neppure così bassa, che possa cadere e farsi male. Purtroppo ogni attività umana ha un impatto negativo sull’ambiente, ci siamo abituati a vivere circondati da innumerevoli comfort e servizi che diamo per scontati, ma tutto questo ha un prezzo per il pianeta. Vorrei tanto credere ai dati che cita sulla diminuzione dei combustibili fossili e aumento delle rinnovabili (sicuramente da fonti auterovoli) ma alla luce di quello che sta accadendo intorno a noi non credo proprio che ciò possa avvenire. Mi spiego meglio. Attualmente l’Italia produce energia elettrica in centrali che bruciano principalmente carbone e in misura minore olio combustibile (molto economici). Queste centrali rappresentano la “base” della produzione energetica e funzionano 24/7. Affiancate a queste vi sono le rinnovabili che per loro natura sono fonti energetiche discontinue (la nuvola che fa ombra ai pannelli solari, giornate senza vento). Ora per adempiere agli accordi di Parigi quello che si sta facendo è eliminare i combustibili più inquinanti, ovvero carbone e oli combustibili. Le grandi centrali elettriche di cui parlaravo prima quindi saranno gradualmente trasformate per funzionare a gas metano, meno inquinante degli altri idrocarburi (in termini di emissioni di CO2, NOx, SOx e particolato). E questa è l’unica scelta possibile al momento. Stessa cosa avverrà per le industrie pesanti molto impattanti (acciaierie, cementifici ecc) che attualmente utilizzano fornaci alimentate a carbone o olio combustibile (sempre per questioni economiche).
            Già da questo si evince come il consumo di gas naturale sia destinato ad aumentare.
            Parliamo ora delle rinnovabili. Nel recovery found si parla molto di rinnovabili ed idrogeno. Il problema delle rinnovabili, come anticipato prima, è la discontinuità nella produzione energetica. Per sopperire a questo problema devono essere predisposte centrali elettriche di “picco”, che vengono accese all’evenienza e che devono entrare in funzione in breve tempo. Queste centrali, per esigenze tecniche imprescindibili, posso essere di un solo tipo : turbogas, alimentare a metano.
            Ora parliamo dell’idrogeno. Il sogno di tutti sarebbe avere idrogeno verde, ovvero prodotto per elettrolisi dell’acqua utilizzando energia rinnovabile in surplus. Purtroppo, dato che non abbiamo abbastanza energia elettrica per noi stessi, è impensabile al momento pensare di poter pensare di produrre idrogeno verde. L’alternativa fattibile nel breve periodo è quindi l’idrogeno blu, prodotto attraverso il processo “standard” di steam reforming del metano. Questo idrogeno diventa “blu” nel momento in cui la CO2 prodotta nel processo viene catturata e stoccata invece di essere rilasciata in atmosfera.
            Alla luce di quanto detto fino ad ora è chiaro che il metano è destinato ad avere un ruolo cruciale nella transizione energetica del prossimo decennio e che il suo consumo incrementerà.
            La prego poi di non fare disinformazione sul nucleare. Tenga presente che da quando sono state messe in funzione le centrali nucleari vi sono stati solo 2 incidenti rilevanti (Fukushima, Chernobyl). Ovviamente ciò fa notizia e spaventa le persone. Quello che invece non spaventa le persone è ciò che non so vede. Anche se hanno rischi minori legati all’esercizio, le centrali a carbone hanno un impatto devastante sulla salute. Se le facessi vedere i numeri relativi alle quantità di CO2 e inquinanti che giornalmente vengono emessi in atmosfera (e che quindi respiriamo) da una singola centrale elettrica, sono sicuro che impallidirebbe. E ciò moltiplicato per le migliaia di centrali elettriche nel mondo che da secoli bruciano combustibile ininterrottamente 24/7.
            Purtroppo non c’è una soluzione univoca al nostro problema.

  2. francesco.valentini1935 | 3 Maggio 2021 at 22:48 | Rispondi

    La politica ha mostrato finalmentecil suo volto:viva la Snam e le sue venefiche operecdi avvelenamento e deturpazioni ambientali Assisteremo a lezioni di carattere scientifico di gente titolata cui si aggiungeranno coloro che devono emergere pur non avendo titolo:e’ l’Italia di oggi.Comunque questi signori,turlupinandoci,mieteranno votivaxoiene mani:Sulmona purtroppo butta a mare i suoi figli e premia coloro che remano contro:salvo poi lamentarci dell’attuale situazione.Vorrei chiedere a titolati e no:quali vantaggi verranno alla Valle da questa opera impattante? Un invito a muovere le meningi.

  3. Lupus in fabula | 4 Maggio 2021 at 15:21 | Rispondi

    “… L’Orso marsicano è una specie unica, ad altissimo rischio di estinzione…”
    Credo che di questo passo si estingueranno prima i Peligni…degli Orsi.

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