Non solo graffiti: ruggine, infiltrazioni d’acqua e vetri mancanti al Bivacco Pelino

Sulle condizioni del Bivacco Pelino negli ultimi giorni si è abbattuta una tempesta di polemiche, probabilmente più dura di quelle che spirano lì, in cima alla Majella, a 2.793 metri sul livello del mare. Hanno suscitato scandalo e indignazione i graffiti fatti con bombolette spray all’esterno della struttura, opera di quattro persone che sono state (tre ragazzi e una ragazza tra i 19 e i 27 anni) che sono stati identificati dai militari della Stazione Carabinieri “Parco” di Pretoro, intervenuti subito dopo il fatto su segnalazione di alcuni escursionisti.

Il CAI Sulmona, che del Bivacco è il proprietario dal 1964, ha già fatto intendere che la storia non si concluderà qui, e la bravata potrebbe costar caro ai quattro “artisti”. La sezione sulmonese, infatti, agirà in sede civile contro i responsabili dell’integrità storica della struttura. Il Bivacco, infatti, non è di certo opera recente se si pensa che la sua storia affonda le radici a fine Ottocento. La vetta di Monte Amaro, per l’appunto, fu donata dal Barone Giuseppe Andrea Angeloni di Roccaraso alla sezione romana del C.A.I. la quale vi costruì il rifugio Vittorio Emanuele II,  inaugurato il 14 luglio 1890 in occasione del 22° Congresso Alpino. Saccheggiato prima, e distrutto poi dai tedeschi, il Bivacco venne messo in piedi dal CAI Sulmona nel tra il 1964 e il 1966, prima della distruzione da parte di una violenta tempesta negli anni ’70. Solo negli anni Ottanta il Bivacco fu costruito nuovamente per ospitare decine e decine di escursionisti.

Ma se l’esterno del rifugio è ora conciato come un’opera a metà di street art, di certo le condizioni in cui versa il Bivacco all’interno non sono di certo migliori. A testimoniarlo è un video girato oggi proprio dalla cima di Monte Amaro, che evidenzia tutte le criticità esistenti nella struttura. Acqua che penetra tra le mura, ruggine e mancanza di alcuni vetri per le finestre rendono il Bivacco praticamente inagibile. Non di certo una bella cartolina per gli appassionati della montagna, ma probabilmente le reali problematiche del Bivacco (o comunque le più gravi), sono certamente all’interno di esso e non all’esterno.

“Sarà nostra cura intervenire per il ripristino delle condizioni di agibilità e fruizione corretta del bivacco – fanno sapere dal CAI Sulmona – di cui già si sono intraprese nelle settimane scorse le prime attività nell’approvvigionamento dei materiali necessari dopo aver effettuato l’ultimo sopralluogo il 14 agosto scorso”.

18 Commenti su "Non solo graffiti: ruggine, infiltrazioni d’acqua e vetri mancanti al Bivacco Pelino"

  1. Se ci fosse qualcuno in grado di capire la arte avrebbero apprezzato l opera. Opera gratis che se commissionata sarebbe costata un botto solo per portare la vernice a quella quota

    • Vediamo cosa dirà il giudice civile. Speriamo sia un appassionato di grande arte, perché é evidente che ci troviamo di fronte alla nuova scuola fiorentina.

    • Fanno schifo quei graffiti dovrebbero farli a casa loro non con le cose storiche ,e del Cai che rappresenta una piccola ma importantissima organizzazione quella che vi viene a salvare quando partite di notte alla ca,col maltempo,o quando pensate che camminare lassù sia come camminare al corso delle vostre città ne vediamo di tutti i colori ci vuole rispetto spero che li puniscano seriamente come monito per tutti, e che diano più attenzione alle strutture che stanno invecchiando ,se vi serve una mano felice di aiutarvi ci vuole uno smalto di quelli navali rosso fiammante,4 mani si accettano assunzioni.

    • Guardi non credo sia un problema dí apprezzamento artistico, quanto di sicurezza. I colori dei rifugi e bivacchi (ed abbigliamento sportivo) in montagna sono sgargianti per essere visibili IMMEDIATAMENTE sia da terra che da un eventuale elicottero per il soccorso.
      Fare la base con delle decorazioni bianche su un rifugio che è in alta quota (nuvole – neve – nebbia) e su suolo pietroso, ne riduce la visibilità, rallentando eventuali soccorsi e confondendone la visibilità.

      Non ultimo è un bene gestito. Se domani mattina per verve artistica le dipingessero la macchina senza averglielo precedentemente chiesto? Avrebbe onestamente lo stesso punto di vista?

  2. Se magari avessero chiesto il permesso per la loro “arte” saremmo stati magari più predisposti ad apprezzarla…

  3. Meno male che è stata effettuata la streatart altrimenti, dal filmato postato, il bivacco sarebbe crollato. Il Cai avrebbe dovuto intervenire con una manutenzione già da diverso tempi quindi forse i quattro artisti non volendo hanno contribuito a scoprire il cattivo stato del rifugio.

    • Stata rifugio Pellino 20 agosto 1986 36 anni fa .ed era nn proprio confortevole. E era zero coibentato la notte più fredda della mia vita. Rioaribdubdimensioni ridotte dovrebbero essere abbelliti nn solo fuori ma la vergogna è dentro.

    • Stata rifugio Pellino 20 agosto 1986 36 anni fa .ed era nn proprio confortevole. E era zero coibentato la notte più fredda della mia vita. Di Ridotte dimensioni dovrebbero essere abbelliti nn solo fuori ma la vergogna è dentro.

  4. Grazie ai ragazzi si e’venuti a conoscenza della scandalosa situazione del bivacco….vergogna

    • Nulla cosmico | 27 Agosto 2022 at 22:16 | Rispondi

      Domanda, al di là dei disegni, perché il rifugio versa in quelle Condizioni? Attendiamo fiduciosi risposte

  5. Domenico Capaldo | 27 Agosto 2022 at 22:15 | Rispondi

    Caro Antonio, vergognati tu, non è di certo questo il modo di interloquire civilmente. Sono del CAI Sulmona. Abbiamo spiegato ampiamente le problematiche esistenti ed anche la volontà di porre rimedio, di cosa dovremmo vergognarci ? Dovresti sapere che siamo una Associazione di volontariato, la più antica d’Italia tra l’altro. Qui sono tutti a pontificare e fare ragionamenti che in principio potrebbero essere anche condivisibili, ma poi ? Non mi sembra di vedere frotte di persone che da volontari vogliano dare una mano a risolvere, solo critiche gratuite. Abbiamo spiegato, se hai letto l’articolo, che già abbiamo approntato un intervento, certo non risolutivo ma teso a garantire sicurezza ed agibilità, poi chiaro che ci sono ulteriori interventi da fare, quando si tratterà di questo perché non vieni con noi ? Così provi il brivido della montagna invece che quello della tastiera facile.

  6. Giacomo Faggioni | 27 Agosto 2022 at 22:22 | Rispondi

    Il CAI si sente oltraggiato dalla street art di tre giovani escursionisti riversata sulla botola arrugginita lasciata per decenni senza un minimo di manutenzione. Se ne accorgono ora che l’hanno ripulita con un mano di vernice colorata.
    Un polemica su di un murale sopra una botola di ferro arrugginita e non si dice nulla sulle migliaia di croci arrugginite sparse per le nostre montagne ad ogni angolo di bosco e bivio di foreste, statue di bronzo sulle cime delle montagne per imporre un potere clericale su luoghi laici. Siamo invasi fino al collo.
    Dove è il controllo e la richiesta di intervento per la tutela del bene pubblico?
    Mai sentita dal CAI nessuna indignazione.
    Non c’è cima di montagna dove non si pianti una croce, vi sembra normale tutto questo? Cosa fa il CAI?
    Croci e simboli religiosi ovunque in tutti i luoghi pubblici e nessuno mai che dica una parola, che si indigni un po’ e ora tutti a dire che quello scatolone di ferro andava lasciato così …ringraziate almeno a chi ha cercato di ripulirlio un po’. E ha fatto un sacco di fatica per renderlo bello.
    A me piace molto… molto meglio di prima. Piuttosto andate a rimuovere croci e statue di bronzo in cima ai monti, non hanno chiesto il permesso a nessuno e non hanno nemmeno fatto uno studio di impatto ambientale.

    • Alessandro Mucci | 28 Agosto 2022 at 22:18 | Rispondi

      Pienamente d’accordo con Giacomo Faggioni, sono felicemente fuoriuscito dal CAI ormai da diversi anni, frequento la Majella da quando ho memoria e il bivacco Pelino, anno dopo anno patisce l’ingiuria del tempo, senza la benché minima manutenzione, non credo proprio che i graffiti siano il problema e non capisco questo clima da lesa maestà nei confronti della struttura. Sarà forse un segnale del tempo che verrà, il finto perbenismo e voglia di patrio rigore?

  7. Grande Faggioni!!!

  8. Poi c’è sempre chi coglie l’occasione per farne una questione di laicità… Impatto ambientale… Eolico non è un mega impatto ambientale? Ma per favore… Così non si finisce più… Il Cai era già andato e certo non è responsabile di tutto… E se ci sono incivili non si può colpevolizzare il Cai..

    • Ciao. Se posso dire la mia la ragione sta nel mezzo. Da un lato i ragazzi hanno sbagliato a non chiedere, ma facendo così hanno fatto parlare di questo bivacco Sul CAI la questione dei volontari e relativi costi di manutenzione pesa sicuramente, il primo più del secondo. Sul fatto dell’imbrattamento lo trovo una polemica sterile, dato che essendo arte è soggettiva. A me personalmente fa più rabbia la spazzatura e le strutture fatiscenti che devono essere portate a valle, invece di lasciarle lì e costruirci di fianco quella nuova. E come non citare i mille cartelli con relativi divieti: no fuoco, no raccogliere funghi, no Pic nic ecc ecc… Fare formazione nelle scuole altro che cartelli.

  9. Domenico Di Virgilio | 28 Agosto 2022 at 18:23 | Rispondi

    Sono socio cai da un bel po’ di tempo, stato più volte sul monte amaro e frequentato i relativi rifugi. Breve curriculum a parte, tutti gli interventi che leggo hanno un loro fondamento ma ciò che mi stupisce è il rilievo dato a una bravata di quattro ragazzi
    Pensavano di fare qualcosa di rilevante? Si sono divertiti? Buon per loro. Certamente hanno attirato l’attenzione. Adesso pagheranno una multa, puliranno il tutto se possibile. Amen. Certamente ci sono cose più serie per cui indignarsi, riguardo la montagna. Una sola: la bravata di Nirmal Purja dettata dallo sponsor e da soli fini commerciali.

  10. Giuseppe Di Falco | 28 Agosto 2022 at 20:23 | Rispondi

    Criticare quella bravata/sciocchezza “occasionale” è adesso facile. Forse grazie a loro si farà qualcosa per rendere decente un posto magnifico che l’inciviltà, ma anche l’incuria e la scarsa manutenzione ha reso fatiscente. Non mi piace l’atteggiamento di chi critica e punta il dito adesso. Troppo facile. Se il CAI di Sulmona non ha le forze di gestire quel rifugio, chiedesse aiuto: troverà molte persone, me compreso, ad aiutare.

    Il colore rosso era solo una pallida memoria di ciò che sarebbe dovuto essere e che era. Dentro una tomaia. Ogni vokta che vado salgo “vuoto” e scendo con un sacco di spazzatura. Almeno 30 volte negli ultimi 5/6 anni. Mai visto un briciolo di manutenzione.
    Giuseppe Di Falco

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