Oltre duemila bambini senza pediatra. Uil sollecita la Verì: “Regione intervenga subito”

La sfortuna dei 2.500 bambini peligni senza assistenza pediatrica, ad oggi, è quella di essere nati nella parte “sbagliata” del mondo. E’ molto dura la lettera inoltrata dal Coordinamento Uil Fpl della provincia dell’Aquila all’assessore regionale con delega alla Sanità, Nicoletta Verì. Una tirata d’orecchie per spronare l’Ente a porre rimedio a una situazione catastrofica. E non si esagera nell’usare certi termini, quando di mezzo c’è la salute.

Il comprensorio peligno, infatti, vive da mesi una criticità legata alla carenza di pediatri di libera scelta. Nonostante gli appelli della Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, nessuno ha scelto di venire in Valle Peligna ad operare dopo i tre pensionamenti degli ultimi mesi dei propri colleghi. Risultato: dei cinque medici pediatri del territorio ne restano due che, oltretutto, devono operare anche negli ambulatori dei territori limitrofi (Valle Subequana e Alto Sangro).

“Se poi si torna ancora indietro di un paio di anni – scrive Gianna Tollis di Uil Fpl -, altri due professionisti hanno lasciato la propria zona carente ma ne è stato rimpiazzato da qualche mese soltanto uno. I conti della serva dicono, dunque, che nel comprensorio Peligno-Sangrino (comprendente Valle Subequana e Valle del Sagittario) erano previsti sette pediatri di famiglia a fronte dei tre attualmente in servizio”.

A causa dell’esiguo numero, i medici di medicina generale non sono in grado di coprire e riassorbire tutti i 2.500 bambini che necessitano di quelle cure di cui hanno diritto.

Ma la Uil non si ferma solo ai problemi legati ai numeri dei pediatri in Valle, ma fa un’analisi a 360 gradi della condizione sanitaria locale. “Il Pronto Soccorso – prosegue la Tollis – annaspa quotidianamente a causa di un numero molto esiguo di Dirigenti Medici. La Pediatria Ospedaliera, ove insiste anche il Punto Nascita, con un solo pediatra per turno non riesce a garantire l’assistenza ambulatoriale sempre più pressante, perché, mancando il filtro del pediatra di famiglia, tutto diventa urgente anche se non lo è e approda prima In Pronto Soccorso e successivamente in pediatria. Dunque tale carenza mette a dura prova la popolazione e di essa la parte più fragile e più preziosa ma anche i lavoratori della sanità, a cui sono già stati chiesti sacrifici importanti prima con il blocco dei concorsi e del turn over, poi con la pandemia da Coronavirus”.

“Il sistema salute Regionale deve necessariamente pensare con urgenza ad un cambio di passo che metta al centro non più e non solo gli interessi economici votati al risparmio ma i bisogni dei cittadini che in un paese civile come il nostro non possono pensare di aver avuto la sfortuna di nascere nella parte sbagliata del mondo. I pazienti pediatrici del comprensorio Peligno hanno gli stessi diritti di assistenza di tutti gli altri così come i medici tutti hanno lo stesso diritto a condizioni lavorative adeguate”.

La Uil chiede così alla Verì di intraprendere un percorso che garantisca a tutti l’adeguato servizio sanitario. Tra le proposte figura l’inviare medici pediatri sostituti, chiamando dalla graduatoria regionale oppure reclutandoli come già avvenuto durante la pandemia. A ciò si aggiunge il rafforzare i servizi ospedalieri sia di emergenza sia di assistenza.

“Se in questo momento storico il comprensorio Peligno-Sangrino è quello maggiormente in difficoltà – conclude Gianna Tollis – purtroppo registriamo una carenza di Pediatri di Libera scelta su tutto il territorio regionale per cui si sollecita ,da parte della Regione Abruzzo, una rapida soluzione doverosa nei confronti di un popolo, quello della Sanità, che mai sì è tirato indietro ma che oggi è, purtroppo, allo stremo”.

2 Commenti su "Oltre duemila bambini senza pediatra. Uil sollecita la Verì: “Regione intervenga subito”"

  1. Come mai questo Intervento esce solo a valle dei pensionamenti???

  2. È un circolo vizioso. La sanità pubblica è un illusione, e costa; l’azienda sanitaria ha perennemente i bilanci in rosso, per cui il dottore che va in pensione è visto soltanto come un’insperata occasione per scaricare il costo di quell’uomo sull’INPS; e non gliene può fregar de’ meno, all’azienda sanitaria o alla Regione, del servizio al cittadino che viene meno. Se poi il cittadino abita in posto sperduto e spopolato, meglio ancora perché, alla fine, a protestare saranno solo quattro gatti sfigati!
    Non solo l’Abruzzo ma l’Italia intera è così!
    Si va incontro non all’ “Inverno demografico” ma al “Deserto demografico” con seevizi al cittadino sempre più fatiscenti (o addirittura assenti come in questo caso) e il cittadino deve andare via, se vuol sopravvivere!

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