Omofobia a scuola, i ragazzi si tingono di arcobaleno. Ma la preside avverte: “Mi aspetto la verità”

Fiocchi colorati, accessori vistosi, cuori arcobaleno, baci tra ragazzi dello stesso sesso, sorrisi e selfie d’obbligo per testimoniare la lotta all’omofobia in quello che, questa mattina, è stato denominato il rainbow day. Gli studenti delle scuole superiori di Sulmona hanno risposto bene all’appello-iniziativa lanciato dal Collettivo studentesco dopo gli episodi di intolleranza verificatisi al liceo Vico nei confronti di un diciottenne omosessuale con la passione per gli abiti femminili.
Già una cinquantina di fotografie sono state postate sul profilo Facebook del Collettivo che di questa raccolta di foto vuole fare un album di testimonianza, una sorta di manifesto per dire che no, i ragazzi respingono le discriminazioni.
Il lavoro non è finito con la manifestazione di oggi, ma punterà molto, invece, su una campagna informativa che vedrà tra un paio di settimane l’Arcigay tenere un incontro proprio a Sulmona.
Per il resto, per le polemiche scoppiate soprattutto con la dirigente Caterina Fantauzzi, i ragazzi non vogliono insistere. Probabilmente si è trattato di una distorsione dei fatti, di parole dette in un senso e interpretate in un altro. Di fraintendimenti diventati però una bomba mediatica, forse nell’incoscienza di chi la ha innescata.
“Mi aspetto che prima o poi la verità trionfi – commenta la preside Fantauzzi – perché la verità fa bene a tutti. Mi aspetto che lo studente che si è sentito colpito e quelli del Collettivo che hanno riportato la sua versione, senza chiedermi spiegazioni, dicano pubblicamente cosa è successo e come sono andate veramente le cose. E’ vero, qualcosa ho detto a quel ragazzo, ma assolutamente non sono quelle parole riportate dal Collettivo. Sono un’educatrice a tutto tondo, ritengo che si debba favorire la formazione di una comunità, anche intervenendo sull’uso che si fa del web e dei social network. Ma di qui a bollarmi come omofoba ce ne passa”.
La dirigente sta valutando se sporgere denuncia, soprattutto nei confronti di chi, non sapendo come sono andati i fatti, si è lasciato andare su Facebook in commenti pesanti e offensivi nei suoi confronti.
I ragazzi del Collettivo sono stati già chiamati a “rapporto” e, per i minorenni, è stato chiesto l’intervento dei genitori. Il danno alla preside, d’altronde, è stato considerevole, anche se i ragazzi del Collettivo si smarcano: “Noi siamo un organo sindacale degli studenti – spiegano – non siamo tenuti e riportare la versione del dirigente, ci siamo limitati a denunciare quello che lo studente ci ha riferito e che, se è vero, consideriamo grave”.

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