Dagli uffici del Comune arriva la richiesta di credenziali alle società sportive che hanno fatto domanda di poter utilizzare il palazzetto dello sport di via XXV aprile o quel che ne resta: campionati di partecipazione, data di affiliazione alle Federazioni di riferimento, numero di tesserati, attività svolta negli ultimi cinque anni. Un curriculum insomma dettagliato “in conformità del regolamento”, scrivono gli uffici, per poter stabilire le priorità nell’utilizzo del palasport, dimenticando, del regolamento, la clausola più importante e cioè se dette società hanno diritto ad utilizzare le strutture pubbliche o se, come invece risulta, alcune di esse sono morose nei confronti del Comune da anni e quindi, come da regolamento appunto, non sono e non potrebbero essere autorizzate ad usarle fin quando non avranno saldato il debito.
La vicenda era stata oggetto di un esposto alla magistratura nel marzo scorso, ma a quanto pare, nonostante il nuovo corso intrapreso dalla dirigente Katia Panella, i sottoposto di quest’ultima sembrano averlo dimenticato, trattando i morosi alla stregua degli altri richiedenti.
Quando nel marzo scorso la dirigente aveva dato l’ultimatum la società in questione aveva fatto le valige trasferendo la sua attività nella palestra di Porta Napoli di proprietà della Provincia. Con il Comune avrebbe aperto una trattativa che avrebbe portato nelle casse finora circa 10mila euro, che a detta della stessa società è quanto spetterebbe al Comune.

Che poi tutto questo azzuffarsi sul palasport fosse almeno giustificato, visto che la struttura continua ad essere inagibile e fuori norma, senza le certificazioni antincendio e senza riscaldamento. Che per ora va anche bene, in attesa che arrivi l’inverno e la nuova stagione sotto canestro.
Mai una posizione chiara ed un’azione chiara da parte degli Uffici Comunali.
Deroghe, transazioni e quant’altro e il bene pubblico continua ad essere gestito dal “privato che incassa utili” mentre il “Comune accumula solo carte e non incamera nulla indebitando i contribuenti”.
Proprio una bella storia tutta all’italiana.