Pandemia e restrizioni, il capo della polizia: “Avevamo giurato altro”. Giannini ritira la cittadinanza onoraria di Sulmona

“Siamo stati chiamati a far rispettare delle norme che mai forse all’atto della nostro giuramento avremmo pensato di far rispettare, anzi noi giuravamo altro, giuravamo che fino al prezzo della vita avremmo difeso quei diritti che questa emergenza sanitaria ci ha costretti invece a conculcare, il diritto allo spostamento”. Le parole del capo della polizia, Lamberto Giannini, oggi in visita a Sulmona per ritirare la cittadinanza onoraria che la città ha voluto conferire al Corpo, restituiscono in modo netto il sacrificio di libertà che gli italiani (e non solo) sono stati costretti a subire durante la pandemia. Quella libertà “sub lege” che campeggia sotto lo stemma della polizia e a cui il sindaco di Sulmona, Gianfranco Di Piero, chiamato a fare gli onori di casa, rimanda quando parla della medaglia al valor civile di Sulmona per la lotta partigiana.

Essere andati contro la libertà costituzionale, “aver reso potabile” dice Giannini, e averlo fatto senza incidenti, è per il capo della polizia motivo di grande ottimismo e che motiva il legame con il territorio che oggi è stato sugellato dalla cittadinanza onoraria e dal Sigillo di Re Ladislao.

Sulmona ha “un cittadino” in più, quello in divisa blu che da cento anni presidia la città e che ha già festeggiato con la sua banda al Caniglia. Quello di oggi è stato dunque un atto di matrimonio dopo un lungo fidanzamento, durante il quale, ha sottolineato il sindaco, la polizia ha sempre recitato un ruolo di mediazione, anche durante i burrascosi giorni di Jamm Mo, quando si riuscì ad evitare feriti e vittime.

“Sulmona è una città bellissima dove ero già stato tanti anni fa – ha detto Giannini – una città tranquilla, ma la tranquillità è come la libertà, va conquistata ogni giorno e preservata. Siamo fieri oggi di ricevere questo riconoscimento da Sulmona, perché ci restituisce merito del lavoro svolto sul campo”.

Fuori dal palco, il capo della polizia risponde anche alla questione tribunale, al rischio, in particolare, che la chiusura del presidio di giustizia a Sulmona, possa far venire meno la presenza del commissariato: “Hic manebimus optime” (qui staremo benissimo) dice, rispolverando i suoi studi classici che, qui a Sulmona, gli sono tornati inevitabilmente alla memoria.

 “Ci aspetta un periodo impegnativo – ha concluso Giannini – l’arrivo di ingenti risorse e finanziamenti dall’Europa, ci spinge a intensificare i controlli sulla legalità”. Che le isole felici non esistono, neanche a Sulmona.

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